Le polveri dell'ILVA soffocano anche la Corte dei diritti dell'Uomo
UNA LUNGA STORIA DI INDIFFERENZA E DI ERRORI
Dopo i fatti esposti da 128 cittadini di Taranto, i Giudici della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo hanno esaminato documenti e studi ufficiali sugli effetti dell'inquinamento dell'acciaieria sulla popolazione, e per la prima volta hanno valutato la situazione di Taranto per giudicare se lo Stato Italiano abbia violato i diritti fondamentali delle persone. La sentenza del 24 gennaio 2019 (che ha deciso il Ricorso n. 54414/13 e altri - Causa Cordella contro Italia) ha così accertato che sono stati violati due articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: l'art. 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e l'art. 13 (diritto a un ricorso effettivo).
Esistevano effetti e dati allarmanti da decenni e nessuno è intervenuto. Non almeno a difendere la popolazione.
Il dibattito di questi giorni non può oscurare ancora una volta questa importante sentenza che condanna lo Stato Italiano. Una sentenza che apre una breccia in una terribile e lunga storia di indifferenza, da cui sono nati crimini ed errori che hanno segnato l'intero paese (da più fonti ormai risulta che scorie tossiche sono state trasformate in mattoni per forni e addirittura in concimi). Ogni decisione da prendere, mentre la multinazionale ArcelorMittal si scioglie dagli impegni assunti come affittuaria dell'acciaieria, non può più ignorare chi vive e chi lavora in questa città, la comunità di Taranto e i suoi diritti.
STRALCI DELLA SENTENZA
I danni alla popolazione provati da studi scientifici.
La Corte constata che "fin dagli anni 1970, vari studi scientifici denunciano gli effetti inquinanti delle emissioni degli stabilimenti Ilva di Taranto sull’ambiente e sulla salute delle persone. I risultati di tali rapporti, che provengono in gran parte da organismi statali e regionali, non sono peraltro oggetto di contestazione tra le parti".
Gli studi citati dalla sentenza sono: 1) il rapporto SENTIERI del 2012 (dell'Istituto Superiore della Sanità), che collega all'Ilva l’insorgenza nella popolazione residente di tumori dei polmoni e della pleura e di patologie del sistema cardiocircolatorio; 2) uno studio effettuato nel 2016 che collega all’esposizione ai PM10 (polveri sottili di 10 millesimi di millimetro) e al SO2 (anidride solforosa) di origine Ilva l’aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie renali e cardiovascolari; 3) un rapporto dell’ARPA (Agenzia regionale per l'Ambiente) del 2017 da cui risulta che permane una situazione di criticità sanitaria, con morti e ricoveri superiori alla media regionale.
Lo Stato Italiano non ha difeso i cittadini.
La Corte continua il suo esame.
"167. Si deve osservare che, nonostante i tentativi delle autorità nazionali di giungere al disinquinamento della zona interessata, i progetti finora messi a punto non hanno prodotto gli effetti auspicati.
168. Le misure raccomandate a partire dal 2012 nell’ambito dell’AIA allo scopo di migliorare l’impatto ambientale dello stabilimento non sono state alla fine realizzate; tale lacuna, del resto, è stata all’origine di una procedura di infrazione dinanzi ai giudici dell’Unione europea. Peraltro, la realizzazione del piano ambientale approvato nel 2014 è stata prorogata al mese di agosto 2023. La procedura che permette di raggiungere gli obiettivi di risanamento perseguiti si rivela dunque di un’estrema lentezza.
169. Nel frattempo, il governo è intervenuto più volte con misure urgenti (i decreti legge «salva-Ilva» ...) allo scopo di garantire la continuazione dell’attività di produzione dell’acciaieria, e questo nonostante la constatazione da parte delle autorità giudiziarie competenti, fondata su perizie chimiche ed epidemiologiche, dell’esistenza di gravi rischi per la salute e per l’ambiente (paragrafo 76 supra, e, per quanto riguarda il rigetto della questione di costituzionalità, paragrafo 51 supra). Per di più, è stata riconosciuta l’immunità amministrativa e penale alle persone incaricate di garantire il rispetto delle prescrizioni in materia ambientale, ossia l’amministratore straordinario e il futuro acquirente della società ".
(...) 172. La Corte non può che prendere atto del protrarsi di una situazione di inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella di tutta la popolazione residente nelle zone a rischio, la quale rimane, allo stato attuale, priva di informazioni sull’attuazione del risanamento del territorio interessato, in particolare per quanto riguarda i ritardi nell’esecuzione dei relativi lavori.
173. Considerato quanto sopra esposto, la Corte constata che le autorità nazionali hanno omesso di adottare tutte le misure necessarie per assicurare la protezione effettiva del diritto degli interessati al rispetto della loro vita privata.
http://www.giurisprudenzapenale.com/2019/11/12/ilva-di-taranto-ed-emissioni-nocive-comunicati-altri-ricorsi-alla-corte-europea-dei-diritti-delluomo/
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