CDP non può intervenire per ripianare le perdite di ArcelorMittal
PeaceLink non ha alcuna fiducia nel confronto che si sta aprendo su un non ben definito nuovo piano industriale per il semplice fatto che questo impianto siderurgico raggiunge il suo punto di pareggio costi/ricavi a 7 milioni di tonnellate anno di acciao mentre attalmente va in perdita costante in quanto il livello produttivo è a 4,7.
Questo gigante siderurgico accumula perdite inesorabilmente in un situazione di crisi del mercato siderurgico come quella attuale. Tali perdite potrebbero essere ripianate da un intervento pubblico ma ciò è vietato dal Trattato di Funzionamento dell'Unione Europea. Per di più la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), spesso invocata, ha uno Statuto che, in base all'articolo 3, può intervenire solo in società di rilevante interesse nazionale "che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività".
E' ovvio quindi che CDP non possa intervenire in questo caso.
L'unica cosa certa è che questa fabbrica produce un "rischio sanitario inaccettabile" anche a 4,7 milioni di tonnellate anno di acciaio, come ha appurato l'ultimo studio di VIIAS (Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario).
Di fronte a questo scenario, il governo rischia di favorire un ulteriore danno alla salute non in cambio di profitti ma in cambio di ingenti perdite che mettono ulteriormente a rischio i lavoratori i quali sicuramente non hanno garanzie di futuro proseguendo attività destinate al fallimento finanziario. Se non vi sono risorse per pagare gli stipendi, figuriamoci se si sono quelli per investire nella decarbonizzazione.
Se le istituzioni non fermeranno la prosecuzione di attività riconosciute pericolose per la salute, lo Stato italiano finirà nuovamente sul banco degli imputati e sarà nuovamente giudicato dalla CEDU per violazione dei diritti umani.
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