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Fatto Quotidiano: "L'acciaieria si ritrova ancora una volta al centro del lavoro della procura"

Ilva, l’ex ad Lucia Morselli indagata per inquinamento ambientale: “Picchi di benzene”

L’ultimo picco risale proprio alle scorse ore, come denunciato da Peacelink: “La centralina del quartiere Tamburi, in via Machiavelli, ha rilevato un valore orario di 32,49 microgrammi/metro cubo, ben superiore al valore Rel acuto di 27 microgrammi stabilito dall’Oehha”.
7 marzo 2024
Rassegna stampa

L’ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli è sotto inchiesta a Taranto. Alla manager, in carica fino a poche settimane fa, sono contestate la violazione del testo unico ambientale e la rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Come anticipato da La Gazzetta del Mezzogiorno, a Morselli è stata notificata la proroga delle indagini, nata da un esposto dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, ancora proprietaria degli impianti. Il sospetto degli inquirenti è che, anche a distanza di ormai 11 anni dal sequestro dell’area a caldo e nonostante i bassi livelli produttivi, l’Ilva diTaranto continui a impattare sull’ambiente. L’inchiesta ruota attorno ai picchi di benzene registrati negli scorsi anni e fino a tempi recentissimi nell’aria di Taranto.

Foto d'archivio - ILVA

Gli accertamenti svolti dai carabinieri del Noe di Lecce – che nelle scorse settimane sono entrati diverse volte in acciaieria per ottenere documentazione utile – hanno dato l’impulso all’indagine coordinata dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero, già rappresentante dell’accusa nel maxi-processo Ambiente Svenduto, e Francesco Ciardo che si sta concentrando dal 2018 in poi. Tutti gli anni della gestione di ArcelorMittal, insomma. I pm mirano a capire se l’azienda abbia messo in campo i migliori accorgimenti possibili per limitare le emissioni e se vi siano state eventuali responsabilità da parte del management. Arpa Puglia ha evidenziato in diverse occasioni, in tempi recenti, l’aumento delle concentrazioni del cancerogeno, anche se finora non è stato superato il valore soglia di media annuale, fissato a 5 microgrammi per metro cubo d’aria.

A gennaio dello scorso anno, l’Agenzia regionale per la protezionale ambientale aveva scritto ad Acciaierie d’Italia ordinando di adottare “tutti i possibili interventi correttivi di riduzione delle emissioni di benzene”, si leggeva nella lettera firmata dal direttore generale Vito Bruno, dal direttore scientifico Vincenzo Campanaro e dal direttore del dipartimento di Taranto Vittorio Esposito. L’ultimo picco risale proprio alle scorse ore, come denunciato da Peacelink: “La centralina del quartiere Tamburi, in via Machiavelli, ha rilevato un valore orario di 32,49 microgrammi/metro cubo, ben superiore al valore Rel acuto di 27 microgrammi stabilito dall’Oehha della Environmental Protection Agency della California”, ha detto il presidente Alessandro Marescotti.

La moribonda acciaieria quindi si ritrova ancora una volta al centro del lavoro della procura, finalizzato a capire se i picchi di benzene, composto ritenuto cancerogenodall’Airc, portino “l’impronta” dell’Ilva e siano stati causati da negligenze nella gestione dell’acciaieria o da cattive manutenzioni. L’operato di Morselli, amministratrice delegata dal 2018 fino a poche settimane, si ritrova quindi ora sotto la lente dei pm tarantini. Un fronte apertosi nelle stesse settimane in cui la sua gestione veniva esautorata dal governo che, accogliendo la richiesta di Invitalia, ha fatto scattare l’amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia.

Una decisione “bollinata” dal Tribunale fallimentare di Milano che lo scorso 29 febbraio ha dichiarato lo stato di insolvenza della società a causa di una “assoluta assenza” di liquidità di cassa che può compromettere la “sopravvivenza” della società. La pronuncia dei giudici Laura De Simone, Sergio Rossetti e Luca Gianiporterà con ogni probabilità la procura milanese a dare sostanza al fascicolo aperto, al momento senza ipotesi di reato né indagati, dalla procuratrice aggiunta Laura Pedioe dal pm Pasquale Addesso sui conti della società. La sentenza del collegio spingerà i magistrati a ipotizzare il reato di bancarotta facendo scattare gli accertamenti per comprendere come l’ex Ilva si arrivata ad accumulare oltre 2 miliardi di debiti, di cui circa un quarto già scaduti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ex Ilva: inquinamento, proroga indagine; indagata ex ad Morselli

Pubblicato: 07/03/2024 10:14
 (AGI) - Taranto, 7 mar. - Inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro: sono i due reati per le quali risulta indagata Lucia Morselli, ex amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, società che da alcune settimane é stata ammessa all’amministrazione straordinaria e commissariata dal Governo. L’indagine sulla Morselli è riportata oggi da “ La Gazzetta Del Mezzogiorno”. La manager ha ricevuto un avviso di proroga delle indagini da parte del gip di Taranto, Francesco Maccagnano. L’indagine sulle emissioni di Acciaierie d’Italia è stata aperta mesi addietro dalla Procura di Taranto e diversi sono i sopralluoghi effettuati in fabbrica dai Carabinieri del Noe su mandato dall’autorità giudiziaria. Al direttore dello stabilimento, Vincenzo Di Mastromatteo, sono stati anche notificati, da parte dei militari del Nucleo operativo ecologico, ordini di acquisizione relativi a documenti sulla gestione e manutenzioni degli impianti. (AGI) 
TA1/ARI

(AGI) - Taranto, 7 mar. - L’indagine della Procura si è mossa sulla base di diversi esposti arrivati, ma il problema è stato anche segnalato dalle autorità sanitarie relativamente al benzene, inquinante cancerogeno. Pur restando sotto il valore limite, come media annuale, di 5 microgrammi per metro cubo di aria, Arpa Puglia ha infatti segnalato un trend al rialzo per le emissioni di benzene, passate, sempre come media annua, da 3,2-3,3 del 2022 a 3,7 dell’anno scorso. Il che, per Arpa e Asl, costituisce un segnale da non sottovalutare in una città come Taranto, già sottoposta a molte pressioni ambientali.  Dai rilievi fatti da Arpa Puglia emerge che all’inizio del 2023 le emissioni di benzene (riferite sempre a valori medi mensili) hanno avuto un’accelerazione. Nel rione Tamburi (quartiere molto vicino all’acciaieria), la centralina di via Orsini ha segnalato a gennaio 2023 - dati Arpa - 5,9 microgrammi per proseguire con 4,6 a febbraio, 5 a marzo, 3,9 ad aprile, 2,8 a maggio e 3,1 a giugno scorso. I valori più bassi si riscontrano invece alla portineria C della fabbrica (intorno all’1 e spesso anche meno), quelli più alti, invece, in cokeria (a febbraio e aprile si è toccato, rispettivamente, 46,5 e 45,7 microgrammi, salvo poi scendere al 26,9 di giugno; ma qui non valgono i valori limite di 5 microgrammi e il personale è munito di dispositivi di protezione). Un altro dato monitorato è quello della centralina parchi, molto vicina alla città, dove il benzene a gennaio e ad aprile ha toccato, rispettivamente, 7,6 e 7,7 per scendere poi a 4,4 e 4,8 a maggio e giugno. Va detto che già a gennaio 2023 Arpa segnalava ad Acciaierie, ma anche a Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti, al ministero dell’Ambiente e ad Ispra, che nei primi 11 mesi del 2022 si sono registrati dati in aumento. Proprio perchè il tema ambientale ha un impatto delicato che nel decreto sull’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia, approvato dal Senato e ora al vaglio della Camera per la conversione in legge, è stata prevista la possibilità di non assoggettare alla cassa integrazione anche gli addetti ai presidii ambientali della fabbrica, oltre a quelli addetti alla sicurezza. La richiesta di mantenere integra l’attività dei presidi ambientali del siderurgico di Taranto era stata chiesta nelle audizioni al Senato a gennaio dal dg di Arpa Puglia, Vito Bruno. In quanto ad Acciaierie d’Italia, giorni fa il Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza, passaggio finale per l’ammissione all’amministrazione straordinaria, e la Procura di Milano ha aperto un fascicolo (al momento senza indagati e senza ipotesi di reato) per vedere se sono state commesse irregolarità nella gestione dell’azienda tali da presupporre il reato di bancarotta. (AGI)  
TA1/ARI

(AGI) - Taranto, 7 mar. - Le emissioni inquinanti dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, sono anche al centro di un’ordinanza del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che lo scorso 22 maggio dispose che Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti mentre Acciaierie è gestore in fitto), individuassero e rimuovessero le cause alla base delle stesse emissioni nel giro di 30 giorni. Inoltre, il sindaco di Taranto stabilì che le due società fermassero gli impianti dell’area a caldo nei successivi 30 giorni in caso di inadempienza all’ordinanza. Quest’ultima é stata impugnata da Acciaierie d’Italia prima davanti al Tar del Lazio, che peró ha dichiarato la sua incompetenza territoriale, e in seguito al Tar di Lecce che, accogliendo la richiesta dell’azienda, l’ha sospesa a giugno. L’udienza al Tar si è svolta lo scorso 26 ottobre e il legale del Comune di Taranto ha chiesto un rinvio in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea su un’altra vicenda che riguarda sempre l’ex Ilva e gli aspetti dell’impatto ambientale del siderurgico. Sul punto la Corte UE del Lussemburgo ha tenuto l’udienza il 14 dicembre scorso e la sentenza dovrebbe uscire in questa primavera. Per il sindaco Melucci, un pronunciamento favorevole dei giudici del Lussemburgo, avrebbe effetti positivi anche per la causa aperta davanti al Tar Lecce. Nell’ultima udienza, l’avvocato generale della Corte UE, Juliane Kokott, nel suo parere al collegio, disse che “qualora i fenomeni di inquinamento ambientale derivanti dall’impianto o prevedibili, nonostante l’uso delle migliori tecniche disponibili, causino danni eccessivi alla salute umana devono essere adottate misure protettive ulteriori. Se misure in tal senso non risultino attuabili, l’impianto non può essere autorizzato. La tutela della salute umana può in tal caso giustificare anche rilevanti pregiudizi economici”. Alla Corte UE il caso è giunto dal Tribunale di Milano (Milano è la sede legale della società) a cui si sono rivolti associazioni e cittadini di Taranto chiedendo per i danni ambientali e sanitari la chiusura o il fermo degli impianti siderurgici. Il Tribunale, a sua volta, ha effettuato un rinvio pregiudiziale alla Corte del Lussemburgo chiedendo di chiarire se i provvedimenti adottati verso l’ex Ilva abbiano o meno violato il diritto comunitario. In particolare, il Tribunale di Milano ha posto la sua attenzione sulle proroghe all’interno dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), la mancata Valutazione del danno sanitario ai fini del rilascio dell’Aia e l’aver considerato solo un set di inquinanti. Per l’avvocato generale della Corte UE, “nell’autorizzare un impianto e nel riesaminare un’autorizzazione, devono essere considerate tutte le sostanze inquinanti emesse in quantità significativa che possono essere previste e il loro impatto sulla salute umana”. Inoltre, per l’avvocato generale, “la tutela della salute umana può in tal caso giustificare anche rilevanti pregiudizi economici. In particolare - osserva Kolott - non possono essere tollerati fenomeni di inquinamento ambientale che, danneggiando la salute umana, violano i diritti fondamentali degli interessati, come accertato dalla CEDU con riferimento all’acciaieria Ilva”. La Corte Europea dei diritti dell’uomo (CEDU) si è infatti espressa tempo addietro sul caso dell’ex Ilva evidenziando mancate tutele della salute dei cittadini di Taranto e dei lavoratori e sul tema l’avvocato generale della Corte del Lussemburgo sottolinea che “i fenomeni di inquinamento che, compromettendo la salute umana, violano i diritti fondamentali delle persone interessate sono sempre significativi”. Infine, a febbraio 2023 Acciaierie d’Italia ha  presentato al ministero dell’Ambiente domanda di rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) scaduta il 23 agosto 2023, e l’istruttoria è attualmente in corso. (AGI)  
TA1/ARI

Note: Vedere anche ANSA

Ex Ilva: indagata Morselli, ex amministratrice delegata di Adi
Contestati inquinamento e rimozione di cautele contro gli infortuni

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/aziende/2024/03/07/ex-ilva-indagata-morselli-ex-amministratrice-delegata-di-adi_ae97238e-f585-435d-8ba5-b01278f0f5ae.html

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