La “Grande Muraglia di Fuoco”

Come il governo cinese usa la tecnologia per reprime le libertà ed i diritti umani e come le grandi imprese dell’ ITC mondiale si adattano pur di non perdere un promettente mercato.
16 gennaio 2006
Fonte: http://www.ldenews.info - 16 gennaio 2006

Muraglia di fuoco Introduzione
Le cose vanno sempre peggio in Cina per quanto riguarda libertà e diritti umani: non abbiamo fatto in tempo a sapere che il sito di Wikipedia (la notizia è solo di alcuni giorni fa) era stato definitivamente oscurato dalle autorità cinesi, che giusto ieri si è appresa la notizia di un’altra forma di censura, quella di Skype. E così, dopo i motori di ricerca (Google e Altavista), i blog (Yahoo e MSN Microsoft) e l’enciclopedia online (Wikipedia), anche le telefonate effettuate con Skype saranno ascoltate dal “terzo orecchio”.

I Motori di ricerca Google e Altavista
Tutto pare sia cominciato dai motori di ricerca: i primi a denunciare questi strani comportamenti sono stati i Reporter Sans Frontieres. Essi segnalarono già alcuni mesi fa come i motori di ricerca in versione cinese restituissero risultati “riveduti e corretti” a ricerche di parole chiave come “Tibet” o “libertà”. I link ottenuti con tali ricerche erano infatti “ripuliti” da collegamenti a pagine con contenuti non graditi alle autorità, oppure rimandavano a pagine bianche con la dicitura “il documento non contiene dati”.
Altra forma di censura accertata sarebbe quella di fornire come risposta una serie di link a siti favorevoli al governo, con informazioni manipolate che escludano ogni forma di critica o voce contraria. Eppure, effettuando la stessa ricerca attraverso motori non filtrati, di documenti online scomodi al regime ce ne sarebbero eccome!

I Blog Yahoo e Microsoft
Ancor più gravi sono i fatti accaduti successivamente, quando è stata rivelata, sempre da RSF, la presunta collaborazione di Yahoo con il governo cinese per l’identificazione del cyberdissidente Shi Tao, successivamente imprigionato con una condanna a dieci anni di reclusione, mentre, secondo la denuncia del Committee to Protect Journalists, Microsoft avrebbe chiuso il blog di Zhao Jing, reo di aver pubblicato alcune notizie riguardanti le mobilitazioni dei lavoratori di un quotidiano di Pechino. Sembrerebbe, inoltre, che per arrivare ad identificare Shi Tao, online sotto copertura di un nickname, Yahoo avrebbe intercettato e letto alcune email passate poi al governo cinese.

Wikipedia
E’ notizia recente che le autorità abbiano definitivamente oscurato il sito di wikipedia, l’enciclopedia libera online. Il tentativo precedente era stato quello di impedire la lettura di alcune parole-chiave, opportunamente filtrate dai tecnici del governo centrale, ma evidentemente qualcuno deve essersi reso conto che l’impresa (sembra fossero circa 1.040 i vocaboli “non ammessi”) era destinata all’insuccesso, data la mole di informazioni disponibile sul sito da dover quindi controllare, per cui si è pensato di intervenire più drasticamente. Da alcuni giorni, infatti, chi cerca di collegarsi all’indirizzo http://www.wikipedia.org da un computer all’interno del territorio cinese riceve come risposta un messaggio di errore: il sito non è (più) raggiungibile.

Skype
Infine, l’ultima forma di censura: Skpye ha accettato le richieste del governo cinese di filtrare alcuni termini disapprovati, che saranno sostituiti da silenzi o strani ronzii. Anche la tecnologia VoIP (Voice over Interner Protocol), dunque, finisce sotto le forbici della censura “made in China”.

Conclusioni
Che il governo cinese, regime dittatoriale che poco o nulla lascia alle libertà individuali e ai diritti umani nonostante le recenti aperture al mercato e con un occhio più che di riguardo all’economia, agisca in tutto e per tutto come il Grande Fratello tanto temuto da George Orwell nel suo libro “1984” non è – purtroppo! – sorprendente. Una dittatura, per essere tale e per restare al potere, deve necessariamente reprimere anche solo l’idea di libertà.
Quello che stupisce, invece, sono le risposte date dalle grandi aziende tecnologiche come Google, o Microsoft, o tutte le altre: “la nostra azienda non ha alcun interesse ad agire al di fuori della legge vigente nello Stato che ci ospita”. Ma le grandi corporation della ITC non sono le stesse (Microsoft in testa) che da tempo stanno facendo pressioni sull’Unione Europea affinché cambi il vigente sistema legislativo sul copyright e sulla brevettabilità del software?
E allora, qual è la differenza? Che contro un governo dittatoriale che controlla, attraverso la censura e la repressione, un mercato potenziale di oltre un miliardo di utenti è bene salvaguardare la reciproca collaborazione rispettando le diversità etico-morali-legislative, mentre riguardo un insieme (piuttosto disomogeneo) di Stati sovrani liberamente e democraticamente eletti dai rispettivi cittadini è più conveniente esercitare tutte le pressioni lobbistiche possibili ?
Business are business, ed i soldi – si sa – non hanno odore.

LDE

Note: La Cina censura Wikipedia
Web: oscurata l’enciclopedia online
Tgcom, 13 gennaio 2006

Il governo decide il blackout del sito Wikipedia
Caso limite di una censura costante su tutti i siti
La Cina alla guerra delle parole proibite
Troppe definizioni scomode, Pechino chiude l’enciclopedia web
FEDERICO RAMPINI, La Repubblica, 12 gennaio 2006

La denuncia arriva da Reporter senza frontiere
Internet: Pechino censura Wikipedia
Dal 18 ottobre scorso gli internauti cinesi non hanno accesso alla celebre enciclopedia libera online. L’ennesima censura di Pechino
Corriere della Sera, 22 ottobre 2005

Viaggio nel sito ufficiale del governo
molte informazioni, un motore di ricerca misterioso
La Cina si presenta sul web ma c’è qualcosa che non torna
La Repubblica, 6 gennaio 2006

Skype censurerà le telefonate in Cina
Il software per telefonia su Internet più diffuso coprirà con un miagolio le parole che al governo cinese non piacciono.
ZeusNews, 14 gennaio 2006

Skype dice sì al governo cinese: al telefono le parole proibite verranno distorte
La Grande muraglia elettronica ora censura anche le voci
La Repubblica, 13 gennaio 2006

Mattoni USA per la Grande Muraglia
Ancora nell’occhio del ciclone per aver accettato di censurare un blogger, Microsoft subisce l’attacco di un’altra organizzazione non profit che vigila sul diritto alla libertà di stampa
Punto Informatico, 12 gennaio 2006

Microsoft censura un blogger cinese
Dopo la richiesta del Governo, secondo l’azienda era l’unica cosa da fare perché in Cina parlare di certe cose è vietato. Non servono le proteste dei sostenitori dei diritti civili
Punto Informatico, 9 gennaio 2006

Le net-company? Conniventi col regime cinese
Lo sostiene il vicepresidente della Commissione UE nel suo blog: Google, Yahoo e Microsoft, dice, dimenticano le proprie responsabilità. Sotto accusa le censure cinesi, accettate dai maggiori player occidentali
Punto Informatico, 20 dicembre 2005

Yahoo! e il gambaletto cinese
di Gilberto Mondi - Il regime di Pechino può contare sull'appeal del proprio mercato per spingere le società più blasonate a collaborare con la più bieca censura, condita dal carcere, del libero pensiero. Il mondo che (non) cambia
Punto Informatico, 13 settembre 2005

Cina, la figuraccia di Yahoo!
Rischia un vero flop nelle relazioni internazionali: il portalone avrebbe agito di concerto con le autorità cinesi per individuare un cyber dissidente, poi sbattuto in galera per dieci anni
Punto Informatico, 8 settembre 2005

Google in Cina: libertà o mercato?
La Repubblica, 13 maggio 2005

Ha un senso la censura di Google?
Secondo i suoi dirigenti ne ha eccome. Ecco come hanno risposto alle accuse cadute sull'azienda per le omissioni nei link proposti dal motore di ricerca agli utenti cinesi
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Google e Yahoo strumenti di censura?
Questa la tesi di un documento di Reporters sans frontières secondo cui i due colossi americani della ricerca stanno dando una mano al regime cinese nel censurare i contenuti scomodi
Punto Informatico, 28 luglio 2004

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