E' guerra vera, senza SE e senza MA
Una guerra senza SE e senza MA. Dopo tante certezze tese a minimizzare gli effetti dell'attacco militare all'Iraq, partendo dal presupposto che il regime di Saddam si sarebbe disciolto in poche ore, la cronaca di questi primi 6 giorni di guerra ci ha costretti a tornare, drammaticamente, alla triste realtà di un conflitto con molte perdite umane e dagli esiti, almeno nei tempi e nelle conseguenze future, incerti.
Alla fine è guerra, guerra vera.
Una guerra senza SE e senza MA. Dopo tante certezze tese a minimizzare gli effetti dell'attacco militare all'Iraq, partendo dal presupposto che il regime di Saddam si sarebbe disciolto in poche ore, la cronaca di questi primi 6 giorni di guerra ci ha costretti a tornare, drammaticamente, alla triste realtà di un conflitto con molte perdite umane e dagli esiti, almeno nei tempi e nelle conseguenze future, incerti.
Va subito detto, però, che forse qualcosa di buono questa guerra l'ha involontariamente prodotto.
Il sistema dei grandi media, dopo aver per mesi subito la notizia, accettando, di fatto, il ruolo di portavoce della propaganda di guerra dei Governi favorevoli al conflitto, ha finalmente iniziato ad occuparsi di una realtà completamente diversa da quella favoleggiata dall'interesse militare.
L'improvviso stop, imposto dai soldati iracheni alla marcia trionfale dei carri armati che avanzavano a 50 chilometri orari, ha prima sorpreso e poi stimolato il desiderio d'inchiesta in alcuni commentatori.
Come e perché nessuna seria analisi riguardo agli scenari di guerra che avrebbero potuto aprirsi nel caso l'esercito di Saddam non si fosse sciolto come neve al sole?
E cosa succederà, ora, con la necessità di disperdere uomini e mezzi su di un vasto territorio al fine di proteggere le retrovie, fondamentali per il supporto logistico?
Dovremo forse attenderci, come già avviene ora per Bassora (senza acqua e senza elettricità da alcuni giorni, nonostante gli appelli della Croce Rossa e del segretario dell'ONU Annan per non precipitare in una grave crisi umanitaria), un assedio di Bagdad sul modello medioevale di sfiancamento della popolazione e, nel caso, quali conseguenze per i civili costretti a vivere in condizioni disumane?
Prime domande, quindi, e prime risposte.
Prime risposte dal "campo" e nell'opinione pubblica, si badi bene, perché per i Governi in guerra, con ciò comprendendo tutte le parti in conflitto, tutto procede come previsto e "l'urgenza del conflitto" ancora non permette, come non lo permetteva prima, eccessiva libertà di pensiero critico.
Bush e Saddam paradossalmente uniti nella medesime invocazioni alla guerra santa e all'esaltazione del martirio dei propri soldati, ed entrambi ancora una volta uniti nella pretesa di essere differenti l'uno dall'altro.
Similitudini che passano purtroppo inosservate, che non interessano il grande circo dell'informazione, nonostante gli sforzi di un Papa alla fine dei propri giorni che con forza cerca di urlare l'esistenza di un diverso rapporto fra l'uomo, Dio e gli altri uomini.
Articoli correlati
- Affollata assemblea preparativa a Roma
Il 20 maggio i lavoratori e le realtà sociali di tutta l’Italia scioperano per dire NO alla guerra
“Il padronato vuole comprarci col bonus governativo di €200? Se li metta in quel posto”, ha tuonato un rappresentante sindacale. “Noi, il 20, scioperiamo contro la sua guerra che causa inflazione, aumento di prezzi, cassa integrazione nelle industrie vulnerabili, tagli alla sanità e ai servizi".8 maggio 2022 - Patrick Boylan - Scomparsi i negoziati e la parola "pace"
Dolci, terribili scivolamenti del discorso pubblico sulla guerra in Ucraina
Il discorso pubblico sulla guerra in corso si va modificando in modo rapido e sostanziale ma, al contempo, poco visibile e perciò “indolore”. Questi cambiamenti così rilevanti raramente sono oggetto di discussione in quanto tali e questo può contribuire a renderli invisibili ai nostri occhi.1 maggio 2022 - Daniela Calzolaio - Estradizione di Julian Assange
Il caso va archiviato
L’Occidente giustamente condanna il bavaglio ai media russi. Sarebbe tuttavia più persuasivo se il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, fosse libero22 marzo 2022 - Bernd Pickert - Ricercatori e giornalisti si interrogano sulle ripercussioni della guerra in Sudamerica
L’ America latina di fronte al conflitto Russia-Ucraina
A prevalere, nel sostegno all’una o all’altra parte in causa, sono ragioni strategiche, di sopravvivenza, o di posizionamento verso gli Stati uniti17 marzo 2022 - David Lifodi
Sociale.network