Gaza

Il tabù è finito, si possono uccidere i bambini

Non si può fare la frittata senza rompere qualche uovo. Effetti collaterali. Ci dispiace.
16 gennaio 2009
Riccardo Orioles

Va molto bene, la guerra contro i bambini.
Gaza, il massacro continua

Dopo tanti falsi allarmi e delusioni, finalmente stiamo vincendo noi adulti, senza discussioni.

Dopo anni e anni di lotta - in Bosnia, in Africa, alle fermate dei bus a Tel Aviv, davanti alle baracche dei campi profughi in Palestina - si comincia a intravvedere una svolta, una soluzione. Non possono più resistere molto a lungo. Non è solo questione di tecniche moderne, di bombe al fosforo e cinture esplosive. E' che finalmente ci siamo liberati da tutte quelle vecchie superstizioni (quanta gente, fino a pochi anni fa, ci credeva ancora!) per cui non puoi cacciare le rondini, non puoi bruciare i cani per divertirti con la benzina, non puoi picchiare le donne e manco ammazzare i bambini. Medioevo, tabù. Ora tutto è diventato più moderno e più civile. Che crepino!

Abbiamo delle strategie da seguire. Non si può fare la frittata senza rompere qualche uovo. Effetti collaterali. Ci dispiace.

E, tutto ciò, in nome delle culture più moderne - geopolitk, squilibri demografici, spazi vitali - come delle più antiche. Tornano i vecchi dei del deserto - Jahvè, Allah, Baal, Marduk e altri ancora - di nuovo ghignanti e urlanti, nutriti a dismisura di sangue umano. "Zitto, che sei un ragazzo!" urlano i sacerdoti. "Femmina immonda, taci!". "Ammazza, ammazza anche tu, se sei un uomo!". Luride barbe di patriarchi e visi di giovani maschi hanno le stesse espressioni dure e tese, religiosamente concentrate a ben ammazzare.

Urlano disperatamente i bambini, ma il tabù è finito.

Due sono morti così, urlando di paura, finchè il piccolo cuore è esploso. E questa è la terra santa, terra di dio. Se mai un governo civile - per qualche benedizione di alieni, per una qualche invasione da qualche altro pianeta - dovrà reggere prima o poi quelle terre, la prima cosa da fare sarà radere al suolo tutte le pietre antiche, dalle moschee di Omar ai muri del pianto. Grandi totem preistorici intrisi di sangue umano, giochi sanguinolenti di sacerdoti.

Bruciate le bibbie, per Dio, fate a pezzi i corani!

I libri delle stragi, dell'occhio per occhio, dei pastori feroci coi greggi delle pecore e quelli degli esseri umani.

Io, io sto con gli ebrei, come son sempre stato.

Ma dove sono gli ebrei?

Qualche migliaio, ne è rimasto; quelli che nelle piazze dicono, con immenso coraggio, "non ammazzate". Gli altri sono ormai un'altra cosa, una tribù medioorientale, una delle tante. Alauiti di Siria, sunniti di Mesopotamia, sciiti, askenaziti, sefarditi: nomi che un tempo erano religiosi e nobili e aspiranti al divino, e ora mero pretesto per un'identità di dominatori. Nessuno parli più di Anna Frank., o dell'Islam di Dio, o dell'"Ascolta Israele". Come, in questo macello ipocrita, se ne può parlare? Qualcuno, alla fine, avrà torto, qualcuno avrà avuto ragione. Ma tutti avranno ammazzato i bambini, chi più e chi meno, chi prima e chi dopo, a seconda delle opportunità. Pochissimi saranno rimasti veri ebrei e veri palestinesi.

Nella storia, se storia ancora ci sarà, resterà l'impazzimento collettivo di una razza umana ferocemente suicidata dai suoi maschi adulti. Ed essi, sulle macerie di tutto, sono lì a martellarsi coi due pugni il petto urlando a denti scoperti il grido della vittoria, pre-umano.

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