Giornata della Memoria
Per i tempi che corriamo ricordare non è sufficiente.
Dobbiamo indignarci e stare all’erta perché la follia dell’uomo non osi più, faccia un passo indietro, perché mai più si verifichi l’abominio. Il 27 gennaio 1945, giorno dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dell’esercito russo, deve rivestirsi del connotato della vigilanza.
Mai più l’uomo brutalizzi l’uomo.
La follia del mondo sembra invece essere dietro l’angolo.
Ritornano i nazionalismi, c’è chi istiga a vedere come minaccia i poveri del mondo in migrazione da sempre, la mussoliniana autarchia torna in auge, il capitalismo sente la minaccia delle maggioranze diseredate e propone antistoriche revisioni delle carte fondanti dei Paesi, i muri di separazione assurgono a icona del nostro tempo.
Abbiamo l’obbligo di vigilare soprattutto perché il nazismo non è ancora morto in alcuni sparuti gruppuscoli e il fascismo ha smesso il manganello e l’olio di ricino ma è ancora vivo nelle logiche di sopraffazione di precise minoranze.
Dobbiamo vigilare sui progetti di dominio dell’alta finanza, sui progetti imperialistici, sui mercanti di armi che fomentano le guerre.
Dobbiamo vigilare perché la minaccia dello sterminio è sempre annidata nel lato oscuro dell’uomo. Il 27 gennaio deve essere ricordato ai giovani che oggi a fatica possono immaginare tanta violenza, tanto piacere per la sopraffazione. A questi giovani va prospettato un mondo solidare e un futuro fondato sul rispetto di ogni altro uomo.
Ogni altro uomo è mio fratello, anch’egli come me vive la fragile condizione di ogni essere umano.
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