Perché la maggioranza degli afghani ha preferito i Talebani agli occidentali?
Come non conquistare i cuori e le menti
In questo filmato si vede un soldato australiano in Afghanistan sparare a distanza ravvicinata a un afghano disarmato.
L’indifferenza degli altri soldati della pattuglia davanti a questa uccisione spietata dimostra come essa veniva considerata “ordinaria amministrazione” da almeno una parte delle truppe d’occupazione nell’Afghanistan. E questo fatto ci deve far riflettere.
Talebani preferiti alle truppe occidentali: perché?
Come mai la stragrande maggioranza degli afghani ha preferito la repressione dei Talebani all’oppressione occidentale? I nostri mass media cercano invano di negare questo fatto evidente, facendoci sentire in TV soltanto le voci di quegli afghani pro-occidentali che rimpiangono la partenza delle truppe di occupazione. Ma si tratta di una piccola minoranza soltanto, concentrata in alcune grandi città. In tutto il resto del paese, le popolazioni hanno festeggiato la partenza delle truppe USA/NATO. Come mai?
Michael Moore ci ha fornito la spiegazione nel lontano 2004 con il suo film-documentario Fahrenheit 9/11 che fa vedere alcuni video ripresi dalle truppe USA/NATO in Afghanistan e in Iraq mentre massacrano senza pietà i civili.
Il film, vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes 2004, è visibile gratis in streaming sul sito di Moore per tutta questa settimana.
The Guardian: “un ritratto devastante del fallimento della guerra"
Julian Assange ha dato poi la stessa spiegazione nel 2010, postando sul suo sito Wikileaks il celebre “Diario di Afghanistan”: migliaia di documenti autentici che forniscono, nelle parole del giornale britannico The Guardian, “un ritratto devastante del fallimento della guerra in Afghanistan e una rivelazione delle ripetute uccisioni, sempre taciute, di centinaia di civili.”
Uccisione a sangue freddo di un giovane afghano disarmato
Poi nel 2020 è spuntato fuori, grazie al giornalismo investigativo del noto programma TV australiano “Four Corners” (simile a “Report” e “Presa Diretta” in Italia), anche un video ripreso dalla telecamera fissa sull’elmetto di un soldato australiano. Il video – che l’emittente australiana ABC ha riproposto quest’anno in occasione del ritiro delle truppe NATO dall’Afghanistan – fa vedere l’uccisione a sangue freddo di un giovane afghano che, per non essere visto dalla pattuglia che perlustrava i suoi campi, si era nascosto nell’erba alta.
Centrato con tre pallottole alla testa mentre alzava le mani
Il cane usato dalla pattuglia ha individuato il giovane e un soldato della pattuglia, avvicinandosi a lui, l’ha centrato con tre pallottole alla testa mentre alzava le mani. In una mano teneva l’equivalente afghano del rosario – stava pregando. Non aveva armi.
La ferocia dell’esecuzione non sembra turbare né l’assassino né gli altri soldati – sembra, per loro, ordinaria amministrazione. E c’è una spiegazione per questo atteggiamento così spietato.
Addestrati al gusto di uccidere
La cultura della violenza
In seguito allo scandalo sollevato dal servizio della ABC australiana, il 2° Squadrone è stato sciolto dal Ministro della Difesa. Ma la cultura della violenza sembra tipica, non soltanto dell’intera arma, ma di una parte significativa di tutte le truppe di occupazione, come già dimostravano i video clip che Michael Moore ha fatto vedere in Fahrenheit 9/11 e i fatti che Julian Assange ha documentato nel suo Diario di Afghanistan.
La banalità del male
Non ci deve stupire, dunque, che le nostre truppe non abbiano conquistato le menti e i cuori delle popolazioni dei paesi che occupano. Né ci deve stupire la loro “tranquilla spietatezza” nello sterminare una parte di quelle popolazioni – stermini trattati come “ordinaria amministrazione” – perché è che la stessa guerra che inculca questa mentalità. E’ la stessa guerra che produce ciò che Hannah Arendt ha definito, descrivendo l’operato del Comandante SS Adolf Eichmann, “la banalità del male”.
--- Note ---
(1.) "Killing Field: Exposing killings and cover ups by Australian special forces in Afghanistan". Four Corners. Australian Broadcasting Corporation. 16 March 2020. Archived from the original on 7 June 2021.
(2.) "SAS soldiers made to shoot prisoners to get their first kill, 39 Afghans 'murdered', inquiry finds". Doran, Matthew (19 November 2020). abc.net.au. Archived from the original on 19 November 2020. Retrieved 9 June 2021.
Articoli correlati
- Nonostante il boicottaggio ufficiale, del co-fondatore di WikiLeaks si parlerà a #ijf24
“Stop the war on journalism: Free Julian Assange” al Festival del Giornalismo di Perugia
“Stop the war on journalism: Free Julian Assange” è il titolo dei tre eventi “off” che gli Attivisti per Assange porteranno al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia (#ijf24), in programma nel capoluogo umbro dal 17 al 2 1 aprile.12 aprile 2024 - Patrick Boylan - What price freedom?
In order for Assange to be truly free, we need to free investigative journalism
Some thoughts on the occasion of the 2024 Festival of Journalism in Perugia (17-21 April), where Julian Assange’s name is inexplicably absent from the official programs.11 aprile 2024 - Patrick Boylan - Il prezzo della verità
Perché Assange sia davvero libero bisogna liberare il giornalismo investigativo
Una riflessione in occasione del Festival del Giornalismo 2024 di Perugia (17-21 aprile), dove il nome di Julian Assange è inspiegabilmente assente dai programmi ufficiali.11 aprile 2024 - Patrick Boylan - Un punto di vista pacifista sul fallimento della "guerra giusta"
Tre lezioni dalla guerra in Ucraina
Putin non è in ginocchio come prevedeva Biden ma è più forte di prima. L'esercito ucraino è a corto di uomini e risorse. L'esercito russo ha una superiorità schiacciante. Tutto ciò ci impone a una riflessione profonda sulle alternative alla guerra.5 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
Sociale.network