Dodici brevi riflessioni sulla guerra in Ucraina

Il Grande Inganno

Lo scorso anno il New York Times rivelava che un obiettivo della guerra era testare in Ucraina l'efficacia delle nuove armi Nato. Gli ucraini sono le cavie e pagano con la vita questo esperimento. I governi europei stanno al gioco e infatti fioccano ordini per acquistare le armi più performanti
21 novembre 2023

Nell'aprile del 2022, il primo ministro britannico Boris Johnson fece una pessimistica previsione sulla guerra in Ucraina, basandosi su informazioni provenienti dai servizi di intelligence. Tuttavia, nonostante la consapevolezza che la prosecuzione della guerra avrebbe favorito la Russia, sia l'Unione Europea che la NATO hanno continuato a promuovere la narrazione ottimistica di una controffensiva vittoriosa da parte dell'Ucraina. Questo approccio di UE e Nato oggi solleva legittimi interrogativi. Infatti vari esperti militari e lo stesso capo del Pentagono, il generale Mark Milley, sono intervenuti negli scorsi mesi a raffreddare le aspettative eccessive suscitate dalla propaganda militare sulla "vittoria" ucraina. Ucraina, le vittime

Vediamo qui di analizzare il Grande Inganno che ha dominato la narrazione militare a cui lo stesso servizio pubblico della RAI ha dato voce nella grande maggioranza dei casi.

  1. Le prospettive realistiche di Boris Johnson. Nel suo discorso dall'India, Johnson ha espresso una visione realistica della situazione in Ucraina, riconoscendo la possibilità che la Russia raggiunga i suoi obiettivi nel conflitto. Questa previsione si basava su informazioni di intelligence che evidenziavano una netta superiorità militare russa e la volontà di Putin di perseverare, anche facendo uso massiccio dell'artiglieria.

  2. La propaganda militare e la narrazione ottimistica. Nonostante le informazioni disponibili, sia l'UE che la NATO hanno continuato a sostenere una narrazione ottimistica parlando di una irrealistica controffensiva "vittoriosa" da parte dell'Ucraina. Ciò solleva la questione se questa propaganda militare sia stata una scelta consapevole per motivi politici o strategici, nonostante la consapevolezza degli sviluppi reali sul campo.

  3. Contrasti con il generale Mark Milley. Esperti militari e il capo del Pentagono, il generale Mark Milley, hanno esposto opinioni più caute sulla situazione in Ucraina, contrariamente alla narrativa ottimistica promossa dall'UE e dalla NATO. Questi contrasti sollevano domande sulle motivazioni dietro la scelta di ignorare o minimizzare le analisi più prudenti provenienti da figure di alto livello.

  4. La conferma delle previsioni pessimistiche. Mentre le previsioni pessimistiche di Johnson si stanno oggi avverando, con l'ipotesi di una possibile sconfitta dell'Ucraina, diventa cruciale esaminare le ragioni che hanno spinto l'UE e la NATO a scommettere su una vittoria di una controffensiva che si è rivelata un disastro militare, economico e umano per l'Ucraina.

  5. Le ragioni dietro il Grande Inganno. Alla luce dei dati attuali, occorre esplorare le possibili ragioni dietro la decisione di sostenere una improbabile controffensiva vittoriosa che arrivasse a cacciare i russi dalla Crimea e dal Donbass. Occorrerebbe comprendere le motivazioni politiche, le pressioni diplomatiche o le considerazioni commerciali che potrebbero aver giocato un ruolo significativo nel manipolare l'informazione occidentale a fini di propaganda bellica. Basti pensare all'interesse per il lanciarazzi mobile americano Himars che la Lockheed Martin sta vendendo con grande successo e che le nazioni Nato stanno acquistando con altrettanto entusiasmo. Per non parlare dei droni che si stanno rivelando cruciali nelle operazioni militari in corso.

L'attuale panorama militare in Ucraina, che sembra confermare le previsioni pessimistiche di Boris Johnson, solleva interrogativi cruciali sulla decisione di promuovere una narrativa ottimistica. È essenziale esaminare attentamente le motivazioni dietro questa scommessa infruttuosa, considerando le implicazioni politiche, strategiche e umanitarie di una guerra che continua a infliggere gravi sofferenze all'Ucraina e alla sua popolazione.

A novembre dello scorso anno il New York Times svelava uno degli obiettivi della guerra: testare in Ucraina l'efficacia delle nuove armi Nato. Gli ucraini sono le cavie e pagano con le loro vite questo esperimento.

Soldati ucraini imparano a usare le nuove tecnologie della Nato

Questa chiave di lettura del New York Times, secondo cui la NATO avrebbe utilizzato la guerra in Ucraina come campo di prova per nuove armi sofisticate, getta ulteriore luce sulle motivazioni dietro la scommessa infruttuosa sulla vittoria dell'Ucraina. La guerra, oltre a rappresentare un disastro militare, economico e umano per il popolo ucraino, sembra essere stata sfruttata come un'opportunità per testare armamenti di nuova generazione.

Ed ecco allora che emergono gli altri elementi del Grande Inganno.

  1. Il costo umano della scommessa. I soldati ucraini, come sottolineato nel servizio del New York Times, sembrano essere diventati involontariamente cavie (assieme ai loro fratelli di sventura russi) in un esperimento bellico, pagando con le proprie vite il collaudo delle nuove armi NATO direttamente sul campo di battaglia. Questo solleva gravi interrogativi etici.

  2. Gli interessi occulti della NATO. La rivelazione di un coinvolgimento della NATO nell'utilizzare la guerra in Ucraina come banco di prova per nuove tecnologie militari solleva domande sull'onestà delle motivazioni dichiarate dietro il sostegno occidentale. Mentre l'aiuto militare è stato presentato come un atto di solidarietà e difesa contro un'aggressione ingiusta, sembra che ci fossero ulteriori obiettivi di natura strategica e bellica.

  3. La vergogna dell'utilizzo della guerra. L'utilizzo della guerra come opportunità per testare armamenti è stato definito una "vergogna" dalla ex presidente della Lituania Dalia Grybauskaite che ha confessato al New York Times: «Questa guerra ci sta insegnando molto. Provo però anche vergogna perché gli ucraini stanno pagando con le loro vite per testare per noi queste armi». Questo giudizio richiama l'attenzione sulle responsabilità etiche e sulle qualità morali degli attori occidentali coinvolti in questa guerra, sollevando la questione della priorità degli interessi militari rispetto alla vita umana.

  4. La fallimentare politica estera e militare. L'informazione a suo tempo fornita dal New York Times, alla luce dei fallimenti attuali in termini di obiettivi raggiunti, solleva la necessità di una seria riflessione sulla politica estera e militare occidentale. È fondamentale esaminare in modo critico le decisioni che hanno portato a questa situazione. Occorre chiedersi quanto il perseguimento degli interessi occulti, fin qui esaminari, abbia penalizzato il raggiungimento di realistici obiettivi di pace e stabilità. E' del tutto chiaro che a Putin è stato lanciato un guanto di sfida puntando sulla sua sconfitta in modo dichiarato e ripetuto. E Putin - che, sia ben chiaro, ha violato il diritto internazionale invadendo l'Ucraina - è stato brutalmente lucido nel comprendere che la guerra si era trasformata in una resa dei conti globale contro di lui. E questo lo ha spinto a stringere un patto militare con la Cina. Questa alleanza militare costituisce il più grande fallimento di politica estera della Nato. Se a ciò si aggiunge il fallimento delle sanzioni e della controffensiva militare di quest'anno, il quadro è completo e si conclude con un pesante smacco per l'intero disegno geopolitico Usa, e di questo ne sta pagando le conseguenze Biden che in questi giorni sta crollando nei sondaggi.  

L'analisi della situazione in Ucraina richiama anche un'ipocrisia di fondo evidente nella differente risposta dei governi europei nella crisi russo-ucraina e in quella israelo-palestinese. Mentre emerge una forte condanna della guerra russa per l'impatto sui civili ucraini, si osserva un silenzio apparente o una reazione meno accesa riguardo alle vittime palestinesi sotto gli attacchi israeliani. Questo fenomeno, comunemente definito "double standard", solleva interrogativi sulla coerenza e l'equità delle posizioni assunte dai governi e dai leader mondiali. Tale fenomeno porta a formulare le seguenti osservazioni.

  1. Silenzio selettivo sulle vittime civili. La disparità nella reazione alle vittime civili in conflitti diversi è evidente, con indignazione dichiarata per le vittime ucraine, ma una risposta meno pronunciata per le tragedie simili che coinvolgono i palestinesi sotto gli attacchi israeliani. Questo solleva la questione della selettività morale e politica nelle condanne internazionali e il grave comportamento bipolare anche nella sinistra europea che a seconda delle latitudini si dichiara scandalizzata o silente di fronte alle vittime civili; i civili in guerra dovrebbero essere sempre e comunque protetti dal diritto internazionale che dovrebbe essere rivendicato sempre e non a intermittenza.

  2. Contraddizioni fra l'ONU e i governi europei. L'appello del Segretario Generale dell'ONU, Antonio Guterres, per un cessate il fuoco a Gaza, contrasta - solo per fare un esempio - con la posizione della Germania che sostiene la prosecuzione delle operazioni militari israeliane. Queste contraddizioni evidenziano la mancanza di coerenza nelle politiche adottate per affrontare le crisi globali.

  3. Double Standard di Mattarella e altri leader. La critica si può estendere al presidente della Repubblica italiano Sergio Mattarella, che si allinea agli altri leader occidentali nell'adottare un approccio "double standard". Questo termine implica una valutazione differenziata di situazioni simili in base a fattori geopolitici, sollevando dubbi sulla coerenza dei principi adottati che sembrano funzionare a intermittenza, a secoinda che le vittime civili siano ucraine o palestinesi.

In conclusione, l'Ucraina sembra essere diventata la cartina al tornasole di un approccio ipocrita e falsamente etico. Per l'Ucraina si inviano le armi ma per i palestinesi non si sostiene neppure l'ONU, le cui strutture vengono bombardate con i civilu palestinesi dentro.

Il segretario dell'ONU viene lasciato solo a difendere il diritto internazionale per i palestinesi. Non è assolutamente in dubbio la solidarietà a Israele per ciò che ha subito nel criminale attacco di Hamas, ma a crimine non si può rispondere con crimine, due torti non fanno una ragione. Non si può scusare l'attuale strage di civili con una precedente strage di civili subita.

Rispondendo ieri a una domanda sugli attacchi di Israele alle scuole Unrwa, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha dichiarato: "Stiamo assistendo a un'uccisione di civili che non ha eguali ed è senza precedenti in qualsiasi conflitto da quando sono Segretario Generale". Quindi ha detto che quello che sta avvenendo a Gaza è ancora più grave di ciò a cui ha assistito in Ucraina.

Basta questa frase del segretario generale dell'ONU per fare cadere di colpo tutta l'architrave narrativa occidentale che ha sostenuto la difesa dei civili ucraini come imperativo assoluto. L'imperativo assoluto valido per l'Ucraina non è più valido per Gaza.

Non solo: le nazioni della Nato hanno usato la retorica della "guerra giusta" non per proteggere gli ucraini ma per trasformarli in carne da cannone. Quei civili che Mattarella diceva di voler difendere vengono arruolati per ordine di Zelensky in una guerra che nin vinceranno mai. Vengono arruolati perfino ai sessantenni. "Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario", scriveva George Orwell.

E qui siamo al culmine della vergogna, dell'ipocrisia e del cinismo.

Parliamo di sacri princìpi e poi siamo voltati dall'altra parte quando a morire sono i palestinesi e gli ucraini.

Ritorniamo sugli ucraini, i nostri prediletti, quelli che a parole dovevamo difendere.

Guardiamo alla realtà.

Gli ucraini oggi non sono più gli indifesi da difendere ma le cavie di un gioco mortale globale di cui sono vittime (e tra l'altro anche perdenti). Le previsioni pessimistiche di Boris Johnson trovano oggi conferma sul terreno. E infatti decine di migliaia di renitenti alla leva e di disertori ucraini sono ricercati in tutt'Europa.

Diventa oggi più che mai necessario esaminare criticamente le motivazioni occulte che hanno trasformato la guerra in un laboratorio di sperimentazioni militari di cui non è possibile non provare vergogna.

Diventa più che mai necessario anche chiedersi dove sono finiti i sacri principi irrinunciabili per l'Ucraina e tralasciabili per la Palestina.

Occorre uscire dal grande inganno e dire la verità.

"Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario", scriveva George Orwell.

Note: Articolo realizzato con il supporto dell'IA generativa.

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