Proposta d'iniziativa dei cittadini europei: “L’acqua è un bene comune, non una merce!”
Jan Willem Goudriaan, organizzatore e vicepresidente del comitato cittadino di “L’acqua è un diritto umano”, dichiara:
“La data di oggi segna una tappa fondamentale – un milione di cittadini europei ritiene che l’acqua e i servizi igienico-sanitari siano un diritto umano! “L’acqua è un diritto umano” dell’ECI è un successo, nonostante le barriere legali e tecniche imposteci dalla Commissione europea e dagli Stati membri! Siamo grati a tutti coloro che ci hanno sostenuto e continueremo la nostra campagna di diffusione”.
Mentre da un lato l’iniziativa deve continuare a raccogliere la quota del milione di firme in almeno sette paesi dell’UE e compensare per eventuali firme nulle, dall’altro il processo d’integrazione europea sta attraversando un momento critico.
“Questo è un giorno importante per l’evoluzione della democrazia europea poichè emerge la volontà dei cittadini di mettere in pratica il diritto d’iniziativa appena acquisito. Questo è il principio base di una democrazia partecipativa transnazionale nel mondo” dice Carsten Berg, il direttore della campagna dell’ICE.“ Dobbiamo congratularci ulteriormente con gli organizzatori di “L’acqua è un diritto umano“ perché sono riusciti a portare avanti la campagna in condizioni veramente difficili. Migliaia di firme sono andate perdute a causa di un problema tecnico nella raccolta online, un sistema messo a disposizione dalla Commissione europea sotto l’amministrazione del vicepresidente Maroš Šefčovič”.
Xavier Dutoit, lo specialista informatico dell’organizzazione non governativa Tech to the People, incaricato all’installazione del sistema online della raccolta firme per l’iniziativa di ‘L’acqua è un diritto’, dichiara: “Il software attualmente messo a disposizione dalla Commissione europea richiede notevoli aggiornamenti e ci vorrà ancora del tempo prima che sia veramente effettivo; il modello attuale non è certamente all’altezza delle aspettative di un fruitore del 21secolo e non può essere modificato in modo soddisfacente senza la creazione di un nuovo software ”.
Altri organizzatori tra i primi 15 registrati nell’ICE hanno segnalato delle esperienze simili: “Il sistema di raccolta firme online è inutilmente complesso e pieno di seri difetti di programmazione – molti di più di quanti ci si aspettava normalmente. Questo ha reso le cose difficili per gli organizzatori dell’ICE che hanno poco staff e poca disponibilità finanziaria”, dichiara Heike Aghte, promotrice dell’iniziativa dei cittadini europei “30 km/h: per strade più vivibili”. Molti specialisti informatici hanno addirittura deciso di formare una ICE per una piattaforma di raccolta pubblica online facile da usare (ECI for a user-friendly central public online collection platform).
I problemi tecnici hanno afflitto l’ICE e il successo dell’iniziativa, all’interno di una struttura legale così rigida, ha dello straordinario.
I promotori segnalano che i cittadini dell’UE che abitano al di fuori dell’UE non possono aderire alle iniziative e le persone sono generalmente restie a firmare le ICE in paesi dove viene richiesto un documento d’identità. Ben diciotto paesi membri richiedono il numero di identificazione personale. Questi requisiti non sono necessari, sono intrusivi, suscitano preoccupazioni sulla privacy e fanno desistere le persone dal partecipare al processo democratico. Nonostante l’European Data Protection Supervisor abbia stabilito che i numeri delle carte d’identità non siano necessari ai fini dell’ICE, rimane tuttavia obbligatorio nella maggioranza dei paesi membri.
E, nonostante i promotori si siano continuamente lamentati a proposito, le reazioni alle loro proteste sono state molto lente. Il vicepresidente, ha dichiarato che ‘raccogliere le firme per l’ICE sarà facilissimo’ ma la sua interpretazione della realtà potrebbe essere seriamente distorta. I promotori dell’ICE chiedono che questi problemi vengano affrontati con urgenza insieme a un gruppo operativo composto da tutti gli interessati, inclusi gli organizzatori della Commissione europea, il Parlamento europeo, il Comitato economico e sociale europeo, l’ICE e gli specialisti dell’ICE, con l’obiettivo di preparare il tanto atteso quadro di revisione dell’ICE, previsto nel 2015.
“Dobbiamo eliminare i problemi relativi alla raccolta firme e offrire un’infrastruttura che assista gli organizzatori dell’ICE, altrimenti solo le grandi organizzazioni con grosse infrastrutture e un notevole budget saranno in grado di promuovere ICE di successo” dice Carsten Berg della campagna ICE.
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