Libertà di stampa, ultima frontiera
Santoro è tornato al suo posto, gli editti bulgari di Berlusconi sono solo un brutto ricordo e Magdi Allam può dire quello che vuole senza che a nessuno venga in mente di tagliargli la lingua, ma tutto questo non sembra aver aiutato l'Italia a risalire verso posizioni di vertice nella classifica annuale stilata da Reporters sans frontieres sulla libertà di stampa nel mondo. Siamo ancora messi maluccio, inchiodati alla posizione nº 40, quindi staccati inesorabilmente da paesi come Bolivia (16ma), Bosnia (19ma), Benin (23mo), Namibia (26ma). Preceduti anche dal Ghana del tycoon John Kufuor, amico e collega del nostro ex premier, che si prende la giusta rivincita rispetto ai mondiali di calcio, piazzandosi 34mo. Certo, il campionato è ancora lungo e tutto può succedere, ma conviene scordarsi luoghi come quelli che guidano questa singolare hit parade. In Finlandia, Islanda, lrlanda e Olanda informazione fa rima con libertà. Qui i giornalisti non solo non vengono uccisi, minacciati, incarcerati o censurati, ma qualsiasi cosa scrivano il mattino dopo vengono svegliati con il caffè a letto.
Se invece è vero, come dicevano i nostri genitori, che bisogna sempre guardare chi sta peggio, ci si può consolare con la Russia, retrocessa alla 147ma piazza dopo l'assassinio di Anna Politkovskaja. O con Israele, che tuttavia si distingue per un dato curiosamente disgiunto: è 50ma all'interno dei suoi confini, ma prima che uno possa chiedersi «quali?» riappare nella variante «extra-territoriale», 135ma, praticamente a pari merito con l'Autorità palestinese. Gli Usa semplicemente scendono dal 44° al 53° posto, nel senso che l'Iraq non risulta qualificato. L'Afghanistan invece c'è ed è 130°, ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Gabriele Torsello. C'è infine un vero e proprio asse del male, ovvero il terzetto composto da Nord Corea, Eritrea e Turkmenistan, che chiude la classifica.
Una classifica che vorremmo prendere seriamente, stanchi di inutili graduatorie sulle emissioni inquinanti, il tasso di vivibilità nelle città, l'attività sessuale nella terza età e l'incidenza delle emorroidi sulle popolazioni più sedentarie. La libertà di stampa nel mondo è in condizioni critiche, ma il termometro che dovrebbe misurarne il livello sarà poi tarato bene?
Tornando al capezzale dell'informazione italiana, un modo per migliorare questa penosa situazione ci sarebbe, ed è lo stesso rapporto dell'organizzazione internazionale a indicarla tra le righe. Per dire, la strepitosa performance della Mauritania, dal 138º al 77º posto, sarebbe dovuta a un simpatico colpo di stato.
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