I Democratici e le loro Convenzioni: Il Candidato Kerry
Ho provato a gridare "Kerry - Edwards" mentre me ne stavo affacciato sul
giardino di casa. Il gatto ha sbadigliato e i fiori si sono piegati. I
Democratici tutto questo lo sanno molto bene nei loro cuori. Provate solo a
rimproverarli della triste monotonia di cui Kerry si fa portavoce, cosi' tanto
rievocativa di una fredda zuppa di pesce e verdura o di un Weeping Ed Muskie e
la reazione che si ottiene sono le mani alzate e il lamento petulante, "Non
voglio sentire una sola parola contro Kerry!" E' stato come se il candidato
Democratico fosse stato seppellito, fino al momento della resurrezione come
presidente, in un sepolcro presieduto da una guardia d'onore della 'National
Organization of Women', il AFL-CIO, la 'League of Conservation Voters', i
'Taxpayers for Justice' e il NAACP. Aprire prematuramente la tomba per farvi
entrare l'ossigeno della vita e della critica significa commettere una
intollerabile blasfemia contro proprieta' politica. Nel mezzo delle
contaminazioni del nostro sistema politico e dell'intero crollo del serio
dibattito politico fra i liberali e la maggior parte della sinistra, il
candidato Democratico si trasforma in una sorta di Qualunque Hegeliano, come
nel caso del 'Chiunque - Ma'.
La candidatura di Kerry nel 2004? Nel ruolo dello stimolante candidato, persino
di uno i cui sondaggi hanno predetto all'inizio dell'estate 2004 che molto
probabilmente finira' alla Casa Bianca, Kerry e' una persona che non funziona,
un ancor piu' evidente fiasco politico di quello che fu Michael Dukakis e per
di piu' molto meno attraente, a causa del suo freddo snobismo. I suoi tre
mandati nel Senato degli Stati Uniti non hanno lasciato quasi alcuna traccia di
interesse, se non ai propagandisti di Karl Rove, desiderosi di trasformare
questa figura assolutamente convenzionale in un radicale sedizioso, fortemente
risoluto a far chiudere i battenti al Pentagono. Un esperto ufficiale che e'
parte di uno dei comitati militari per gli stanziamenti ha parlato con me di
Kerry descrivendolo con forte disapprovazione come "Il senatore fantasma; in
questi ambienti lui non conta."
Durante i primi giorni della sua carriera Senatoriale, Kerry era andato in prima
pagina con le udienze sullo scandalo Contra - CIA del contrabbando di droga e
sulla BCCI, la corrotta banca Pakistana legata alla CIA. Ma alcuni degli
anziani del Senato devono avergli subito detto di prendersi maggior cura dei
suoi atteggiamenti perche' i latrati del cane da guardia si erano bruscamente
interrotti.
In gran parte Kerry si offre solo come un responsabile piu' competente
dell'agenda di Bush, una mano piu' ferma sul timone dell'Impero. Il suo
pedigree e' immacolato. E' stato uno dei membri fondatori del Consiglio di
Direzione Democratico (Democratic Leadership Council), il gruppo di neoliberali
che ha cercato di rimodellare il partito Democratico come una entita'
pro-business e dominata dai falchi, con la presenza di una zona piu' morbida
solo per quanto riguarda l'aborto - essenzialmente solo una versione piu' avara
dei Repubblicani di Rockefeller. Kerry ha sostenuto entusiasticamente entrambe
le guerre di Bush e nel giugno del 2004, al momento stesso in cui Bush faceva
intravedere un certo desiderio per il ritiro, il senatore ha richiesto un nuovo
contingente di 25.000 soldati da inviare in Iraq, assieme ad un piano destinato
all'esercito degli Stati Uniti affinche' rimanga trincerato in Iraq per almeno
altri quattro anni.
Kerry ha sostenuto il Patriot Act senza riserve o persino senza troppa
contemplazione. Affinche' non giungiate a concludere che questa e' stata solo
una momentanea aberrazione fatta scintillare dall'isteria post - 11 Settembre,
considerate il fatto che Kerry ha anche votato a favore dei due predecessori
del Patriot Act introdotti durante l'era Clinton, ossia il 'Crime Bill' del
1994 e il 'Counter-Terrorism and Effective Death Penalty Act' del 1996.
Anche se, una volta che la nomina a candidato era stata assicurata, lui si e'
regolarmente lasciato andare ad atteggiamenti da gigione posando in foto
opportunistiche con i baroni del mondo sindacale, Kerry ha votato per il NAFTA
(North American Free Trade Agreement), la WTO (World Treaty Organization) e
virtualmente per ogni altro patto commerciale ammazza - lavoro che e' giunto
all'attenzione del Senato. Ha sollecitato, per poi conquistare, l'approvazione
e il sostegno di quasi ogni associazione della polizia presente a livello
nazionale, facendo regolare richiesta per altri 100.000 poliziotti da
sguinzagliare nelle strade e perfino per sanzioni penali piu' dure contro i
crimini che non abbiano avuto vittime. Ha rifiutato di riconsiderare il suo
fervido sostegno alla folle guerra contro chi fa uso di stupefacenti, che ha
distrutto intere famiglie e ha ingorgato le nostre prigioni con piu' di 2
milioni di persone, molte delle quali giovani uomini di colore, che le leggi
draconiane sulla droga hanno specificatamente bersagliato senza alcuna pieta'.
Kerry ha poi sostenuto la razzista pena di morte e le sentenze obbligatorie
minime.
Come Joe Lieberman, Kerry ha venduto se' stesso sul mercato come una persona
culturalmente molto pudica, rimproverando regolarmente i teenager per il tipo
di vestiti che indossano, la musica che ascoltano e i film che guardano. Ma
neppure Lieberman e' stato capace di andare tanto lontano come ha fatto Kerry,
che e'arrivato al punto di sostenere il 'Communications Decency Act'.
Fortunatamente, persino una Corte Suprema come la nostra ha avuto il buon senso di abbattere questa legge, sentenziando che la stessa aveva violato calpestando il Primo Emendamento. Tutto questo e' un prezzo standard per i Democratici contemporanei. Ma Kerry e' andato sempre piu' in la' di tutti. Il senatore ha pure votato in maniera cruciale a favore della legge di Clinton che ha
smantellato il welfare a favore delle madri povere e dei loro bambini.
Il percorso di Bush verso la guerra e' stato reso facile dai Democratici, che
nel migliore dei casi sono rimasti passivi e nel peggiore si sono resi
profondamente complici. Il Leader della Camera Dick Gephardt e il senatore Joe
Lieberman erano corsi velocemente alla Casa Bianca per levarsi in piedi a
fianco di Bush in un raduno a favore della guerra al Rose Garden, dove si erano
impegnati a fornire il loro appoggio all'invasione dell'Iraq. Come John Kerry,
anche il candidato alla vice-presidenza Edwards si era schierato a favore della
guerra. E cosi' aveva fatto il resto della direzione Democratica.
La maggior parte di loro non ha neppure espresso alcun rincrescimento per la
scelta fatta. Si consideri per esempio il leader della Maggioranza al Senato
Tom Daschle. Quasi un anno dopo che la guerra era stata lanciata, dopo che ogni
pretesto che la giustificava si era dissolto nel nulla e l'esercito degli Stati
Uniti si trovava impantanato in un'occupazione sanguinosa e senza speranza,
Daschle si era detto soddisfatto dei progressi nella guerra.
La prestazione e la personalita' di Bush sono state impresse ben oltre la
semplice caricatura da dozzine di aggressori furiosi, che sono culminati nel
Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, l'offerta piu' preziosa fatta alla campagna
dei Democratici. In queste pagine non c'e' bisogno di approfondire i
particolari relativi all'incombenza spaventosa e mortale di Bush. Basti dire
che ha guadagnato la sua fortuna e la sua presidenza in maniera disonesta. La
rinascita ufficiale in Cristo non lo ha condotto, lui, un ex peccatore, alla
pieta' ma piuttosto allo spirito di vendetta. I geni e l'istruzione si sono
trasformate in uno stufato Mendeliano di tutto cio' che e' il peggio e il piu'
volgare nella antropologia delle elite del nordest Texano. Un occupante
dell'Ufficio Ovale piu' limitato di lui e' molto difficile da ricordare o da
concepire.
E' quindi stato ancor piu' impressionante, mentre il 2004 scorreva sbandando in
avanti, contrassegnare la mancanza di esuberanza, la poverta' di aspettative
che circolano fra i sostenitori di Kerry. Una sfida all'incombente piu'
limitata di questa era obiettivamente molto difficile da concepire, e mese dopo
mese, Kerry ha metodicamente deluso un collegio elettorale piu' liberale di
quanto non lo sia lui. In Aprile e' toccato al mondo del lavoro, ammonito che
il compito principale di Kerry sara' quello di combattere il deficit. In Maggio
e ancora in Luglio e' stato il turno delle donne, informate che il candidato
condivide con la lobby anti-aborto il suo punto di vista riguardante il
rapporto fra la concezione e l'inizio della vita e che sara' preparato anche a
nominare giudici che non sono favorevoli alla libera scelta. In Giugno ad
essere sotto tiro sono state invece le legioni pacifiste, con le quali Kerry si
e' impegnato ad altri quattro anni di occupazione in Iraq.
Trentotto anni fa Martin Luther King veniva fischiato ad un meeting di massa a
Chicago. Piu' tardi, mentre giaceva sul letto insonne, aveva capito il perche':
"Per dodici anni io, ed altri come me, avevamo fatto alla gente radiose promesse
di progresso. Avevo predicato loro il mio sogno. Gli avevo parlato del giorno
non troppo distante in cui avrebbero conquistato la liberta', 'tutta, qui ed
ora.' Li avevo invitati ad avere fede nell'America e nella societa' bianca. Le
loro speranze erano cresciute. Ora stavano fischiando perche' sentivano che non
potevamo mantenere le nostre promesse. Fischiavano perche' li avevamo esortati
ad avere fede in gente che aveva troppo spesso dimostrato di non essere degna
di alcuna fiducia. Ora erano ostili perche' stavano guardando il sogno, che
avevano accettato cosi' prontamente, trasformarsi in un incubo."
King, come scrisse a quel tempo Andrew Kopkind, citando quel passaggio, era
stato messo da parte dal suo tempo e lo sapeva. Quasi quaranta anni piu' tardi
i tempi, e i bisogni dell'America, hanno messo molto, ma molto da parte, lo
stesso partito che in quel momento di disperazione a Chicago King aveva visto
come il traditore di cosi' tante speranze. Il compito creativo ci chiama adesso
con un cenno, verso campi di battaglia molto piu' emozionanti del designato
"spazio di protesta", sanzionato e sorvegliato dai poteri che sono.
Questo saggio e' preso dal nuovo libro di Counterpunch sulle elezioni del 2004,
Dime's Worth of the Difference: Beyond the Lesser of Two Evils.
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