Dossier Digitale Terrestre

18 novembre 2004
Luca Puggioli

Cari Amici,

Confesso che e' da un pochetto di tempo che mi concentro 100 su 100, spendendo memoria, riflessione e, infine, prezioso tempo, a domandarmi che cosa vogliono da noi con questo "digitale terrestre"? Mi dimentico gli appuntamenti, i compiti lavorativi, la strada di casa, sempre per questa assillante questione. Perche', mi chiedo?

Non so, credo che sia il timore, anzi proprio la paura piu' pura, di chi sta li' ad aspettare che arrivi un suppostone di 80 cm di diametro, senza capire neanche da che parte e' girato, senza capire gli esatti termini della questione. Non so se mi spiego. Un po' quello che provavo durante la discussione della Mammi', che ero ben piu' magro e giovincello, ma gia' capace di lasciare la passeggera Nicoletta della mia Ritmo nera, sul ciglio della strada in via Saffi, che - pur compagna - esprimeva una incomprensione per l'ostracismo della sinistra in aula contro la legge pro-Fininvest del Craxi di allora.

Oggi e' anche peggio, perche' al Circolo Meta sbircio l'Unita', vago per siti politici inaggiornati, compro anche l'Espresso ma una posizione di sinistra che mi spieghi cosa sta accadendo non la trovo. Anzi, non trovo proprio un minimo commento, uno spiritello anche pro-Mediaset che prova a spiegare. Macche', niente di niente. Anche usenet, fonte incontrollata di notizie (ricordate: sicuro Totti al Milan), questa volta cilecca. Sul Digitale terrestre ci sono migliaia di persone che in qualche riga dicono di avere comprato il decoder, di abitare su e giu' per l'Italia, e di non vedere un emerito nulla.

Chi mi aiuta? Cosa sta accadendo? Che ripercussione ci sara' sui contenuti trasmessi dal mio Philips 28 pollici in salotto, quantitativamente e qualitativamente? Da che parte si spostera' l'indice dell'appartenenza informativa? Perche'? E con il contenimento della raccolta pubblicitaria che continua a drogare l'economia italiana?

Perche' nessuno me lo spiega? Io faccio fatica a mettere una cosa dopo l'altra, ho poco tempo per leggere il giornale e per fare una cronologia degli eventi. Anche se il timor-supposta un po' mi aiuta.

Ci provo: dunque: Rete4 sul satellite e Rai3 senza pubblicita'. Sarebbero due notizie bellissime, pero' ci dicono che non si puo' fare per "i posti di lavoro", anche se la Corte Costituzionale (che non so esattamente cosa sia ma dovrebbe essere un Circolo Serale per anziani) ha detto il contrario.

Arriva la legge Gasparri e il giorno del rinvio alle Camere, che nessuno si aspettava, su Canale5 partono degli spot che invitano il popolo ad acquistare il decoder per il digitale terrestre "che e' gia' una splendida realta'". Cos'e' tutta questa fretta, penso io: ogni nuova tecnologia ha bisogno del suo tempo per sfondare o meno, per capire se e' necessaria o utile, o se svolge un servizio migliore (o almeno conveniente) rispetto a quella precedente. E se piace a chi deve aprire il borsellino. Questo soprattutto in Italia, l'ultimo paese d'Europa per vendita di lavatrici fino al 1975.

In ambito televisivo, quante tecnologie sono state proposte ed introdotte per poi morire per scelta del mercato o, a volte, per dopaggio di una qualche azienda? Mi viene in mente il video2000, ma anche il Betamax, la TV ad alta definizione (i mondiali dell'86 i primi ripresi in HDTV "come quelli del 70 i primi ripresi a colori"), la cassetta audio DCC della Philips, come il computer attaccato alla TV dell'Olivetti che ha decretato il definitivo fallimento della casa di Ivrea.

Con il digitale terrestre invece lo Stato si premunisce di incentivare questa tecnologia con 150,00 euro. Una pazzia. Perche' avvantaggiare una forma tecnologica concorrenziale al satellite, che gia' fornisce un servizio tecnologico simile al 101%. Perche' non dare la stessa cifra a chi acquista cellulari Vodafone anziche' Tim, o a chi beve la Pepsi anziche' la Coca (per 150 euro vi garantisco che in casa mia di Coca Cola non ce ne sarebbe la benche' minima traccia). Sottolineo che nel nostro caso non stiamo parlando di tecnologie completamente diverse ma soltanto di sistemi di trasmissione (e ricezione) diversi.

Okkei, 150,00 euro sono la tassa Retequattro che i nostri simpaticissimi governanti hanno voluto, penso inizialmente. E lo penso senza incazzarmi neanche, con rassegnazione, anzi se incontro Mentana per strada gli tiro dietro 10-15 euro pure a lui. Adesso pero' sto pensando a come fare a farmi ridare i miei 150 euro dal padre del Ferruccio che ha comprato il ricevitore con contributo statale.

Invece no, perche' questa storia ha un'altro evento incomprensibile: Sul DT trasmette la Rai alcuni canali Rai (Raiunduetre, Raiutile, Raiolimpia, ecc.), c'e' la7 con la7 e MTV, poi c'e' la Fininvest-Mediaset-RTI, che mi aspetto che oltre a nuovi canali trasmetta quelli tradizional-terrestri, cioe' Canale5, Italia1 e rete4.

Macche' RTI trasmette solo Rete4.

Canale 5, Italia1 e il fantomatico Sportitalia vengono trasmessi dalla piattaforma "Dfree".

Cazzo, cos'e' "Dfree"? Perche' ha fregato i canali a Berlusconi? E perche' Sportitalia da un giorno all'altro ha iniziato a trasmettere eventi sportivi che neanche la Tv a pagamento (tipo Skysport, che io pago) riescono a trasmettere?

Provo a cercare qualche notizia in rete, spero vi faccia piacere:

Dfree e' una piattaforma digitale del facoltoso Tarak Ben Ammar, produttore cinematografico (fra gli altri film prodotti il fortunato "La Passione di Cristo"). Nato a Tunisi 53 anni, nipote dell'ex primo ministro Habib Burghiba, Ben Ammar e' stato l'artefice, nel luglio del 1995, dell'ingresso del principe saudita Al Waleed bin Talan nel capitale di Mediaset con 100 milioni di dollari (2,7% - valore attuale 245 milioni di dollari), di cui e' portavoce e fido consigliere.

Queste notizie, se vivessimo in un paese di beninformati ci farebbero rizzare le orecchie, perche' Al Waleed Bin Talan e' il quarto uomo piu' ricco del pianeta e uno dei supporters di Osama Bin Laden. Sulla sua partecipazione nell'azienda del Presidente del Consiglio e a questo ennesimo "conflitto di interessi" era nata una polemica da parte di un giornale comunista lo scorso inverno ("Il Messaggero"), passata prevalentemente sotto silenzio sui tiggi' del paese.

Per dire, il principe Al Waleed e' persona sgradita agli Stati Uniti d'America, ed e' risaputo che il sindaco Giuliani si prese la briga di rispedire al mittente un assegno di 10 milioni di dollari che il principe voleva devolvere alle famiglie delle vittime dell' 11 settembre.

Ma torniamo al nostro Tarak Ben Ammar: attualmente e' "consigliere di amministrazione di Mediaset per conto del Principe saudita" (fonte www.rainews24.rai.it) ed e' legato in maniera stretta a Silvio Berlusconi, del quale e' stato anche socio nella societa' francese Quinta Comunication venduta a Mediaset nel 97 e del quale dice: "e' mio amico da vent'anni. E l'amicizia e' sacra, qui come nel mio Paese". (fonte: http://www.umbriaeconomia.unn.it).

Come hobby in Italia, oltre a giocare a golf e partecipare a disparatissimi cda di vari Istituti di Credito, sta lanciandosi nella ristrutturazione dei "Roma Studios" dei De Laurentiis (riapriranno a breve con il ciak del nuovo film di Brian De Palma) con la benedizione di Mediobanca. Mediobanca di cui Tarak fa - naturalmente - parte del Consiglio di Amministrazione.

Sportitalia e' una compartecipazione di Eurosport e della francese TF1, ed e' diretta da un bravissimo giornalista come Paolo Pagani, autore fra l'altro di un bellissimo volumetto dal titolo "Forza Italia". Pagani presto curera' il suo tiggi' generalista (non sportivo, notare), e naturalmente si accodera' ai Fede-Mentana-CiccioBomboCannoniere nel dire: "Dipendenti? Giudicateci dai nostri prodotti!" Intanto ci sara' un tg in piu' che coprira' una fetta precisa di elettorato, orientato alla visione dello sport 24 ore su 24, in parte alternativo alle tv generaliste attuali. Ricordiamoci che Sportitalia trasmette anche in analogico terrestre in chiaro sulle frequenze di Telepiu' nero, acquistate dallo stesso Ammar tramite una societa' olandese creata per l'occorrenza (Holland C&S), e che con tale modalita' continuera' a trasmettere a tempo illimitato.

Nell'affare Roma Studios c'e' insieme al buon Ammar anche Raimondo Lagostena, patron del gruppo "Profit" (finanziaria: notate bene il nome, probabilmente scelto da un umorista squilibrato) editore di Telecampione-Telepadania e Odeon TV, comunque piu' azzurro che leghista, molto amico di Berlusconi (quanti amici ha Berlusconi?). A Lagostena sembra spettare il compito di mantenere le relazioni con i massimi dirigenti Mediaset. In dicembre-gennaio ci sono state varie riunioni con Lagostena e dirigenti RTI al Palazzo dei Cigni. Forse e' li' che si sono affinate le strategie di Dfree (fonte: www.dagospia.com). La conferenza stampa di presentazione di dfree e' avvenuta il 3 febbraio scorso e contemporaneamente c'e' chi giura di aver visto decine e decine di spot su R4-C5-I1 reclamizzanti la nuova free-tv "concorrenziale".

Ci sarebbe altro da dire, se non che si puo' analizzare la questione su due livelli diversi: uno superficiale, cioe' di superficie, che parla di un nuovo network concorrente a RTI, che utilizza tuttavia contenuti di RTI. Questo, nonostante una legge nuova di zecca, e' un escamotage per enumerare un network in piu' e far apparire una concorrenza maggiore di quel che e' (in termini percentuali). O sbaglio? Ricordiamoci che la parte piu' controversa della legge Gasparri e' l'ormai famoso "SIC" (Sistema Integrato di Comunicazioni) dove il tetto anti-trust e' calcolato al limite di un 20% dei ricavi di un'azienda che produce informazione sul totale dei ricavi prodotti nel settore (lo dico in poche parole che spero comprensibili, quando ce ne vorrebbero una milionata di incomprensibili), ma anche del 20% - a regime - dei canali trasmessi con uno stesso metodo di trasmissione (DT, appunto).

L'analisi meno superficiale e' quella di un rafforzamento di tv-orientata stile fininvest (o Fininvest tout-court), cercando di captare il pubblico della pay-tv o quello maschile meno calamitabile nelle programmazioni extra-sport, creando una popolare televisione di sport e informazione (anche se in questo periodo di assuefazione, su Sportitalia di informazione non se ne vede neanche l'ombra).

Se questi sono i presupposti per + pluralismo + concorrenza + editori, direi che non iniziamo certo nel migliore dei modi. Una legge dello Stato che crea un quadro generale in cui soggetti privati dovranno andare a offrire servizi in un regime di concorrenza, inoltre, non dovrebbe anche preoccuparsi di facilitare gli investimenti? Specie in un mercato come quello italiano cosi' fossilizzato fra due Aziende che si dividono il 90 e piu' del bottino? Non dovrebbe tutelare la visibilita' dei nuovi soggetti entranti? Io ho provato a ricercare una parola magica all'interno della Gasparri, e mi sono sorpreso. Non ce n'e' traccia. La parolina magica e' "roaming".

Tutte le trasformazioni da monopolio a concorrenza, sono passate da li'. Infostrada, per esempio, ha potuto essere il primo operatore telefonico alternativo alla Sip: Infostrada utilizzava in roaming la rete Sip per fornire un servizio di telefonia fissa la' dove non aveva ancora le strutture fisiche per poter fornirlo autonomamente. Altre aziende utilizzano il roaming come unico mezzo per offrire il proprio servizio, non ponendosi neanche il problema di iniziare a creare (almeno in parte) infrastrutture proprie (quello che fa abitualmente Tele2). Lo Stato in genere ha sempre stabilito, per facilitare la concorrenza, un periodo di roaming a prezzo prestabilito: per esempio Omnitel ha avuto un periodo di 2 anni in cui aveva diritto di utilizzare la rete GSM di Tim (unica esistente sul territorio) a prezzi vantaggiosi. In questo periodo si presupponeva che Omnitel fosse poi in grado di costruire infrastrutture di trasmissione proprie.

Il roaming e' una risorsa per l'entrante, ma - quando si tratta di una nuova tecnologia - diventa una risorsa anche per il monopolista perche' vengono creati i presupposti per un'espansione del mercato e viene garantito su questa espansione un ricavo da subito (il canone di roaming).

Garantito: di come facilitare l'ingresso di nuovi soggetti nel nuovo mercato televisivo non se ne parla proprio.

Poi c'e' un'altra questione.

Cioe', di quello che fino a ieri leggevo in forma dicotomica Fininvest-Sky sui diritti del calcio. E qui c'e' un'altra cosa che non capisco.

Vado dal fruttivendolo: compro un etto di mele, me le mette in un cartoccio, le pago e mi dice: le mele sono sue. Poi le mette in una sportina togliendole dal cartoccio e le rivende ad un altro dicendogli: ecco le sue mele nella sportina. Questo paga e amen, e io ci rimango un po' male.

Capisco che e' un parallelo privo di senso, di chi e' ancora abituato a ragionare in termine di bene e non di accesso. Pero', cribbio, qui sul pianeta Terra ogni fruizione non ha un oggetto fruibile minimamente unico? Almeno se parliamo di una partita come Lazio - Modena 2-1 dello scorso campionato, per dirne una a caso.

Io ci ho messo un po' per capire la notizia "la Fininvest trasmette in esclusiva le partite di Juve Inter e Milan". Cioe'? Non avevano contratti miliardari con Sky d'esclusiva? Certo: ma con la legge vecchia e sul digitale satellitare. La legge nuova distinge DT da Digitale Satellitare! Ma come, allora ogni evento e' diverso a seconda della marca di cavi su cui viaggia? Della marca di ottica delle telecamere con cui e' ripreso? Cazzo: una partita e' una partita!! Non capisco piu' niente! E' un oggetto di fruizione unico! Allora perche' il ministro Urbani magari mi rompe i coglioni se scarico l'ultimo album di Julio Iglesias su Emule?

Io ho pensato subito: la suppostona e' arrivata prima a Murdoch che a me, ed essendo lui vecchio (e trombante con gnardosa segretaria trentenne, poveretto), mi sono un po' preoccupato per lui. Speriamo che Murdoch ne canti quattro a Berlusconi e a questo paese dove le leggi vengono fatte ad personam, ad televisionem retequattrus, ad digitalem terrestrem e via andarem.

Cerco comunicati sul sito di Sky Corporation: niente. Poi Mediaset informa che le partite costeranno solo 3 euro l'una, 5 euro due, saranno visionabili con carte prepagate in vendita nelle tabaccherie, in Lombardia gia' dal prossimo settembre e cioe' dal campionato 2004/2005. Murdoch, attacca, cazzo!!!! Mordi!!!

Niente. La Fininvest chiude con la Roma, che aveva gia' un pre-contratto con Telecom (Digitale Terrestre), e Berlusconi Piersilvio cosa dichiara? "Con questo contratto abbiamo permesso alla Roma di tenersi Totti" e io penso che abbiano scambiato la firma di Sensi con il pre-contratto firmato di Totti con il Milan oppure barattandolo con uno o due anni di prestito. Ok, fantapolitk, deliri da caldo, ma se poi ci prendo?

Murdoch, allora? Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia alla presentazione del canale Skymeteo (fonte Repubblica): L´assalto di Mediaset? "Normale, e tra noi c´e' grande collaborazione". Non vedete Sky ridimensionata? "Macche', il satellite ovunque ha la meglio su altri sistemi di trasmissione" Mediaset?: "Solo collaborazione su tre reality il prossimo anno. Perche' poi antagonismo? Sky incassa il 30% su tutti i contratti di Mediaset con le squadre di calcio (?!)".

Problemi nel gestire la tv in Italia? "E' il mio lavoro, sono un manager televisivo, anche se in un anno da voi ho parlato soprattutto con politici e con presidenti delle squadre di calcio: in alcuni casi sono la stessa persona!" Grana troppo grossa? "Beh, fra un po' Sky sbarca in Cina, li' il connubio finanza e politica dovrebbe essere peggiore che in Italia!"

Ah, ah, che ridere mi fa questo Tom! (Si chiama proprio come il cane yorkshire che aveva mia moglie da giovincella, non so se a qualcuno puo' interessare)

E Berlusconi e Murdoch?

"Si vedranno presto: sono buoni amici!".


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