Referendum Nucleare

Alienum est a Ratione

Breve excursus storico sulle posizioni della Chiesa Cattolica in tema di guerra nucleare
16 maggio 2011
Tonino Drago

La morale ufficiale sul nucleare
Nella primavera del 1950, una pastorale dei vescovi francesi condannò le armi atomiche, “le quali colpiscono indiscriminatamente soldati e civili, e ciecamente spargono la morte su aree sempre più vaste via via che cresce il sapere scientifico”. Ma non ebbe seguito e anche oggi la Francia prosegue, imperterrita, in un programma nucleare di potenza.
Il Concilio considerò il problema; ma non riuscì ad evitare la realpolitik dominante; secondo la quale la pace nel mondo sarebbe mantenuta in ultima istanza dalla paura nucleare. Allora condannò l'uso delle armi nucleari in una maniera solo formale; cioè se usate in guerra, ma non il loro possesso né la "deterrenza" (minaccia di uso effettivo, in modo da vincere e dominare gli altri senza aver combattuto). Quindi la condanna non si riferisce al passato di Hiroshima e Nagasaki (lo si è dimenticato? Condonato? Assolto? Giustificato?); e neanche è riferita al presente, cioè al costante uso terroristico di esse nei rapporti diplomatici con gli altri Paesi. La condanna è riferita solamente al futuro, all'uso sterminatore che avverrà durante una prossima guerra, quando però la gente bombardata non potrà più pensare, e la gente del mondo vivrà ormai uno scenario apocalittico.
Cercò di rimediare la Pacem in Terris di papa Giovanni (1963). Essa si sganciò dal sostenere ogni politica di corsa agli armamenti (era la prima volta che avveniva ciò da parte di una Chiesa nei rapporti con gli Stati), lanciò l'obiettivo di un governo mondiale basato sul diritto internazionale come risolutore dei conflitti sulla Terra e infine dichiarò che, data la enormità delle armi moderne, la guerra ormai era "alienum est a ratione", cioè era "pura pazzia". Era un colpo di timone robusto alla fede cristiana posta di fronte ad una aberrazione storica raggiunta dalla scienza e perseguita dalle difese nazionali (o delle ideologie). Ma qualcuno in Vaticano si è sentito in dovere di tradurre (almeno in francese e in italiano) che la guerra "è irragionevole", il che svuota di forza morale il punto centrale di quell'enciclica. Di fatto anche oggi quella enciclica viene ricordata come un appello agli uomini di buona volontà per una generica pace nel mondo, non per la sua condanna di importanza storica.
Non a caso poi gli arsenali sono arrivati a cumulare 50 mila bombe nucleari (un calcolo dà una media di 3000 chili di tritolo a testa!) senza che le autorità morali alzassero la voce. Cosicché oggi tutti i vertici mondiali, compresi quelli religiosi, continuano a considerare una guerra nucleare come possibile, forse anche necessaria.
Nel 1983 i vescovi statunitensi cercarono di superare questa distinzione tra uso e deterrenza delle armi nucleari, tra il futuro e il presente; ma furono richiamati a Roma e portati ad una ritirata strategica su un documento che poneva delle semplici domande sul tema. Nel frattempo i vescovi francesi uscirono con un documento in cui dichiaravano che la civiltà cristiana si doveva difendere, per cui erano da preferire le bombe nucleari ai gulag sovietici.
Eppure pochi anni dopo, nel 1989, dei popoli scristianizzati hanno avuto tanta fede nell'uomo (se non in Dio) da liberarsi a mani nude di governi armati contro di loro con bombe nucleari. Queste lotte enormi che hanno sconvolto l'equilibrio del terrore mondiale non hanno dato luogo a ripensamenti ufficiali sulla moralità del nucleare. Nella Centesimus annus il Papa ha riconosciuto che era stata la nonviolenza che aveva portato i popoli alla vittoria sulla dittatura del socialismo reale (un fatto importantissimo per il capo di una Chiesa che si era affidata alla scomunica del marxismo e che non aveva mai propagandato la nonviolenza); ma non è andato avanti nella dottrina sulla guerra nucleare.
Però una reazione c'è stata quando nel 1995 gli USA hanno adottato una strategia ancora più arrogante dell'uso del "first strike" (il primo colpo nucleare) contro una potenza nucleare che la fronteggi e che la stia superando; ora quella di usare le armi per primi anche contro un'entità politica qualsiasi (anche Jugoslavia, anche terroristi) che non avendo armi nucleari li contrasti. Quindi non più il nucleare come extrema ratio, "per salvare i valori supremi della nostra civiltà", ma come strategia ordinaria della guerra di potenza (si noti che la Nato si è adeguata, adottando anch'essa questa strategia nel 2000, dopo che nel 1999 si era trasformata da Patto solo difensivo a Patto anche offensivo). Per iniziativa di Pax Christi USA, ottanta vescovi americani hanno firmato un documento di condanna della nuova strategia nucleare USA. Ma nessuna autorità glielo ha ripreso, in Italia o altrove.
 
 La grande speranza
 
Già nel ’34 il pastore Bonhoeffer si domandava come sarebbe arrivata la pace nel mondo. Forse dagli eserciti? E' assurda una pace imposta con la forza. Forse dalle banche, le quali con mezzi economici costringeranno tutti a stare tranquilli? Ma sarebbe assurdo che il diritto alla pace venisse garantito da un calcolo di interesse. Se non sono i seguaci di Cristo a portare per primi questa novità, non ha senso che poi la si cerchi mettendo in campo organismi internazionali (ad es. l'ONU) o una nuova superpotenza. L’unico modo di incominciare ad ottenere la pace nel mondo, è che i cristiani si riuniscano in un Concilio e dichiarino illegittima qualsiasi guerra. Se più di un miliardo di fedeli, quanti sono i cristiani nel mondo, si opporranno alla guerra, allora sarà veramente difficile farne una in futuro. Tutto questo potrebbe ben iniziare con la condanna delle armi nucleari e tutte le armi di distruzione di massa, in quanto al di fuori di ogni scopo di pretesa legittima difesa..
Dall'appello di Bonhoeffer è nato un movimento ecumenico mondiale. Il quale ha raccolto molte adesioni e ha compiuto un gran lavoro preparatorio; però ha commesso l'errore di sottoporre la pace ad altri due temi, la giustizia e la salvaguardia del creato. I troppi problemi hanno creato troppe speranze e alla fine hanno impedito (Seul 1991) di arrivare ad una risoluzione precisa.
Ma poi il tema è stato ripreso e ancora più forte da parte del Papa che per la prima volta nella storia si è pronunciato contro una guerra (Irak 1991) e poi ha preso una serie di posizioni antiguerra, che sono culminate in due atti di importanza storica. Il 24/1/2002 ha coinvolto tutte le religioni del mondo a negare il sostegno ad ogni guerra condotta in nome di Dio, Poi nel 2003 ha dichiarato ingiusta, immorale e illegale questa seconda guerra all'Irak. Il suo esempio non è stato seguito da tutta la gerarchia, ma ormai la posizione contro le guerre ha preso ampia consistenza nella Chiesa e d'ora in avanti potrà vantare il massimo esempio possibile.
Stiamo vivendo un momento critico per la storia dell'umanità, minacciata da genocidi ed ecocidi, fino al livello mondiale. Anche per la morale il momento è decisivo: vale essa per le armi nucleari, o queste sono zona franca, perché utili al mantenimento (degli interessi) della nostra civiltà? Urge una risposta dei cristiani nel mondo; a partire dagli scienziati che convivono con quel tipo di ricerca, fino a tutti quelli che possono contribuire a quel concilio che toglierà ogni supporto morale alle armi nucleari e a quelle di distruzione di massa.
Il problema cruciale è che fino a quando gli USA resteranno impuniti (moralmente) per aver bombardato Hiroshima e Nagasaki per esperimento sulla popolazione umana, i popoli del mondo saranno sempre considerato dai potenti come gente semi incosciente da dirigere secondo i loro voleri. Fino a quando ci saranno degli uomini che girano sempre scortati dalla scatola nera dei comandi della apocalisse nucleare, avremo ammesso una doppia morale, quella per la gente comune e quella per i "superuomini" che possono disporre davanti a Dio della morte di milioni di persone alla volta. Fino a quando la morale nucleare potrà decidere la vita e la morte delle popolazioni giustificandosi con finalità che solo i potenti decidono, la morale della gente comune non potrà che decadere e corrompersi  in una morale di piccoli atti, inadeguati alla storia e alla società in cui viviamo.
Gesù è venuto per dare la via d'uscita dal peccato strutturale: quello massimo, il peccato originale di ogni società nella sua capacità di costruire una piramide di potere che decide la vita e la morte della gente. Uniamoci a Lui per dare il nostro contributo per ripetere oggi la sua capacità di farci uscire dai peccati strutturali del mondo, quello nucleare per primo.   

Antonino Drago
Laureato in Fisica, è stato professore associato di Storia della Fisica all'Università di Napoli. Attualmente è professore a contratto di Strategie della difesa popolare nonviolenta nel Corso di Scienze per la Pace dell'Università di Pisa e di Storia e tecniche della nonviolenza nel corso di Operazioni di pace dell'Università di Firenze. Si è occupato di cibernetica, storia e fondamenti delle scienze esatte, scienza e guerra, educazione alla pace, lotte sociali, nonviolenza, difesa popolare nonviolenta, bioetica. Ha pubblicato oltre 500 articoli e una quindicina di libri.

Il prof Antonino Drago è formatore per la scuola di nonviolenza che avrà luogo a Firenze, il 4-5 giugno 2011 dal titolo “Nonviolenza, se non ora quando?”

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