Le crociate sono cominciate contro i musulmani per liberare il Santo Sepolcro di Gerusalemme

Crociate ieri e oggi

Come nelle crociate, il conflitto in Ucraina è stato caricato di una dimensione simbolica che lo trasforma in uno scontro tra due visioni del mondo. Putin è dipinto come un'entità malvagia da abbattere, un po' come i musulmani erano visti nel Medioevo come nemici della cristianità.

Soldati crociati in un'illustrazione di Pierre Larousse del 1922

Nelle crociate medievali, l'elemento scatenante era spesso la percezione di un'aggressione: la perdita di Gerusalemme e della Terrasanta da parte della cristianità fu usata per giustificare un intervento armato su larga scala, con una forte spinta ideologica e religiosa. E le astute repubbliche marinare ne approfittarono per fare affari in nome della liberazione di Gerusalemme. 

Analogamente, l'invasione russa dell'Ucraina nel 2022 è stata letta da molti come un'aggressione imperialista a cui si è risposto con una mobilitazione internazionale, non solo militare, ma anche morale e propagandistica.

Come nelle crociate, il conflitto in Ucraina è stato caricato di una dimensione simbolica che lo trasforma in uno scontro tra due visioni del mondo. L'Occidente ha adottato una retorica quasi escatologica: la Russia di Putin è dipinta come un'entità malvagia da abbattere, una minaccia per la democrazia globale, un po' come i musulmani erano visti nel Medioevo come nemici della cristianità. La guerra non viene presentata solo come un conflitto territoriale, ma come una battaglia morale.

D'altra parte, anche la Russia utilizza una retorica simile, descrivendo l'invasione come una lotta contro il "fascismo ucraino" e l'egemonia occidentale, richiamando la difesa della Santa Russia contro le minacce straniere.

Le crociate non erano solo guerre, ma campagne di mobilitazione spirituale: i soldati ricevevano indulgenze, le autorità religiose predicavano la necessità della lotta e il nemico veniva demonizzato. Oggi vediamo una militarizzazione della propaganda, con il patriarca Kirill che benedice i soldati russi e il clero ucraino che invoca la protezione divina sul proprio esercito. La religione non è più il fulcro della guerra come nelle crociate, ma viene comunque usata per giustificare e rafforzare lo spirito combattivo.

Così come le crociate furono sostenute da una vasta coalizione di stati europei con interessi diversi ma uniti da un'ideologia comune, l'Ucraina ha ricevuto aiuti e armi da gran parte dell'Occidente, che vede nel conflitto un'opportunità per contenere la Russia e riaffermare il proprio dominio geopolitico. La NATO ha assunto il ruolo di una sorta di "papato laico", coordinando gli aiuti e legittimando la guerra come necessaria per la difesa di valori superiori.

Dall’altra parte, Putin cerca alleati tra paesi che condividono l’ostilità verso l’Occidente, come Cina, Iran e Corea del Nord, creando una sorta di "blocco anti-crociata" che richiama le alleanze musulmane contro gli eserciti cristiani del passato.

Il conflitto in Ucraina ha assunto molti tratti simili alle crociate: una guerra iniziata per un'aggressione territoriale che si trasforma in uno scontro ideologico tra due blocchi contrapposti, con una forte retorica morale, la demonizzazione dell’avversario e una mobilitazione internazionale che va oltre la mera logica militare.

Tuttavia, a differenza delle crociate, questa guerra non si combatte per il controllo di luoghi sacri, ma per il predominio geopolitico. Se nelle crociate la giustificazione religiosa copriva spesso interessi materiali, oggi la retorica della democrazia e della libertà copre interessi di influenza militare. Cambiano le bandiere e le parole d’ordine, ma la logica dello scontro tra civiltà rimane la stessa.

Note: Testo realizzato con il supporto di ChatGPT

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