Taranto Sociale

Intervento di Nichi Vendola sull'Ilva

“Le cokerie Ilva andavano ricostruite ex novo”

In quattro cartelle, il presidente della Regione Puglia, effettua una serie di rilievi critici al piano industriale 2003/2007. Dopo le festività natalizie nuovo vertice a Bari
Michele Tursi (michele.tursi@corgiorno.it)
Fonte: Corriere del Giorno 6.12.2005

La cokeria a Taranto

Quattro cartelle di “rilievi critici”. Se non è una bocciatura, poco ci manca.
Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, mette in discussione uno dei pilastri dell’atto d’intesa sull’ambiente ratificato a luglio: il piano industriale Ilva 2003- 2007.

Lo aveva annunciato nella sua visita lampo a Taranto in occasione del tragico infortunio in cui perse la vita Gianluigi Di Leo: senza garanzie su sicurezza e ambiente, quell’intesa non ha valore.

Detto, fatto.

Il governatore ha effettuato una serie di rilievi al documento-manifesto dell’Ilva con i suoi mille milioni di euro di investimenti e la sbandierata centralità produttiva dello stabilimento ionico.
Argomenti che non hanno avuto presa su Vendola che ha chiesto chiarimenti specifici e sollevato obiezioni su quanto dichiarato dall’azienda siderugica.
Le osservazioni sono state inviate ai firmatari dell’atto d’intesa (Prefettura, Provincia, Comune di Taranto e Statte, parti sociali, ministeri delle Attività Produttive, dell’Ambiente e della Salute) e saranno discusse nel corso di una riunione in programma immediatamente dopo le festività natalizie.
“In primo luogo - scrive Vendola - si fa presente come dai piani Ilva non risulti ben evidente quali siano le sostanze, miscele o preparati presenti come materie prime, prodotti, sottoprodotti residui o intermedi, ivi compresi quelli che possono ragionevolmente ritenersi generati in caso di incidente all’interno dello stabilimento”.

Secondo Vendola dal piano industriale “non emerge in modo chiaro ed indiscutibile se il gestore abbia in qualche modo previsto di: definire la politica aziendale di prevenzione degli incidenti rilevanti con il relativo programma di Sistema di gestione della sicurezza; attuare i sistemi di gestione della sicurezza in impianti a rischio di incidente rilevante”.
L’attenzione del governatore si concentra anche su uno degli aspetti più scottanti della vertenza ambientale: le cokerie. Vendola fa notare, infatti, che “le più vecchie ed obsolete batterie, 3-4 e 5-6 risultano essere tornate in servizio dopo interventi di parziale revamping, invece di una ricostruzione ex novo”. E ancora sulle cokerie. “Per il consolidamento e lo sviluppo delle produzioni, viene ribadita la priorità produttiva dello stabilimento ionico attraverso il riavvio delle batterie di forni a coke per consentire lo sfruttamento delle capacità produttive degli impianti di ghisa e acciaio, senza però specificare la potenza termica nominale degli impianti di combustione ed il contenuto di zolfo del coke utilizzato. Inoltre, è stata valutata l’esigenza di produzione di acciaio liquido per la trasformazione dei semiprodotti in prodotti, ma non l’aggravio di rischio che ne conseguirebbe”.
Il ragionamento della Regione Puglia è abbastanza semplice. Si rimprovera a Riva di non aver evidenziato nel piano industriale “in che modo potranno essere contenuti i costi di produzione e contestualmente migliorata l’efficienza tecnica degli impianti produttivi, anche in relazione al raggiungimento di un accettabile livello di sicurezza”.

Vendola tira il freno anche in ordine all’annunciata costruzione di una nuova centrale nell’Ilva. Oltre ad evidenziare la mancanza di indicazioni precise sulla potenza dell’impianto e sul suo funzionamento, il presidente della giunta avverte che “anche per la centrale dovrà essere valutata la compatibilità ambientale e territoriale sulla base del decreto legislativo del 9 maggio 2001 emanato dal ministero dei Lavori Pubblici e considerando le scelte che saranno contenute nel Pear (Piano energetico regionale) per la redazione del quale la Regione ha già provveduto con avviso pubblico nella ricerca di un soggetto estensore”.

Grande attenzione è stata rivolta anche alle emissioni in atmosfera ed in mare ed alla produzione di rifiuti. “Nel piano - si legge nella lettera - non vengono descritte le modalità e le caratteristiche di trattamento delle acque di lavaggio, di raffreddamento degli impianti e di lubrificazione (soluzioni oleose) che determinano un’ingente produzione di fanghi, nel corpo idrico ricettore, pur tenendo conto dell’autorizzazione allo scarico rilasciata il 20 ottobre 2004. Non risulta dal piano quale sia il contributo totale emissivo e di rifiuti prodotto annualmente dallo stabilimento e quali siano gli interventi da porre in essere al fine di rendere conformi tutti gli impianti di abbattimento e/o trattamento alla normativa Ippc. Andrebbero anche inseriti possibili ed auspicabili sistemi di contenimento delle polveri del parco minerali e quelli finalizzati alla copertura dei nastri trasportatori”.
Le ultime osservazioni riguardano le attività legate alla logistica ed ai trasporti via mare.

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