Morti per Tumore più che in qualunque altra città
I numerosi richiami sui mass media sono sempre più forti e ormai il quadro è chiaro; a Taranto si muore di più per tumore che in qualunque altra area d’Italia con analogo numero di abitanti. Aggiungiamo anche che ci si ammala di più di malattie cardiorespiratorie, malattie mediate da disfunzioni del sistema immune come allergopatie e malattie autoimmuni e patologie a carattere degenerativo.
Tutte queste malattie incidono sulla generalità della popolazione con particolare accanimento sui soggetti anziani e bambini e comunque l’età di insorgenza delle malattie in questione è mediamente in pazienti più giovani che non come si dovrebbe aspettare. Tutto ciò comporta alcune considerazioni che, al momento, non sono minimamente recepite da chi dovrebbe.
La prima considerazione è che in maniera decisa, immediata e seria si cominci a pensare e progettare una via alternativa, per Taranto, di creare economia e occupazione rispetto a quella che oggi offre il polo, unico e monotematico, industriale. La seconda considerazione che non offre deroghe è che persone serie si ritrovino a stabilire come si possa ridurre immediatamente l’entità dell’inquinamento. La terza considerazione è come ridurre gli effetti sulla popolazione di questa situazione in maniera rapida e incisiva.
E’ ovvio che a ciascuna di queste considerazioni e, oserei dire, progettualità si devono abbinare soggetti che abbiano a cuore le sorti della città e della sua popolazione; mi si consenta di dire che alla base di tutto c’è una voglia di vivere e progettare per i propri figli e attualmente lo scenario è piuttosto desolante. A parte le malattie, per cui tutti siamo a rischio, mi si dica quali sono le prospettive di un futuro per chi è giovane e deve programmare la sua vita lavorativa e di formazione di una famiglia; o trova lavoro nel complesso siderurgico petrolchimico o non c’è alternativa.
E allora vediamo ad una ad una, più approfonditamente, le considerazioni e i soggetti implicati. Quale progettualità alternativa e chi la deve effettuare. Dovremmo subito dire che la politica, e le esternazione del Presidente Napolitano dei giorni scorsi ne sono l’autorevole testimonianza, ha creato il problema e la politica, a rigore, dovrebbe risolverlo, ma dov’è la politica in questo momento? Abbiamo mai sentito uno dei politici che ci rappresenta proporre un’alternativa o cercare di mettere insieme le varie componenti economiche per almeno discutere di un’alternativa o cercare le condizioni affinchè, non uno, ma molti imprenditori, magari piccoli, investano su Taranto?
Abbiamo solo assistito negli ultimi decenni allo sfacelo di ruberie varie o a pseudo imprenditori affiliati alla politica per ottenere vantaggi rapidi e con poco sforzo ed è questo, purtroppo, che la gente identifica con la politica, perché questa ha offerto molto poco di altro. Si vorrebbe vedere assieme tutti coloro che rappresentano localmente e in parlamento questa terra, proporre, illustrare e creare le condizioni di fattibilità di progetti che promuovano il territorio (ad esempio viabilità della litoranea e apertura di credito ad investitori turistici anche stranieri
se necessario).
Occorre che nascano progetti abbinati alla riqualificazione di tutti i quartieri della città oggi in progressivo degrado con coinvolgimento degli utenti (organi tecnici che progettino e fungano da veri consulenti di tutti). Che dire dell’industria di trasformazione di prodotti agricoli locali, del porto come centro di commercio, di un aeroporto vero per la città, di infrastrutture per la creazione di centri direzionali a conduzione maggiormente economica che non nel nord Italia.
Via quel vulcano in continua eruzione di sostanze cancerogene e tossiche per ogni organo o tessuto e creazione di un megaparco per il sud Europa con alberghi, ristoranti, verde e qualità di vita decente, per continuare a vivere. Il secondo punto è su come ridurre subito l’entità dell’inquinamento. I soggetti sono vari e che comunque comprendono la disponibilità di chi produce l’inquinamento e chi ne regola l’entità, ovviamente stiamo parlando ancora di politici che fanno le leggi e del proprietario dell’industria.
Quest’ultimo fa più spesso orecchie da mercante concedendo piccole cose, come ad esempio le barriere a terra, ma anche in questo caso è la parte politica che ha responsabilità nel concedere che in alto vengano emesse quantità enormi di tossici. Ovviamente entrano in ballo aspetti tecnici sul tipo di produzione e, un dato è certo, più la produzione richiede temperature elevate più c’è necessità di bruciare e bruciando c’è immissione maggiore di sostanze cancerogene.
Ora se il ragionamento non è scorretto ritengo che la produzione di acciaio pesante richieda alte temperature e l’acciaio pesante a chi serve? Ai tarantini no di certo, agli italiani forse ma marginalmente visto che grandi opere non se ne fanno, all’estero quasi certamente da cui la considerazione che la città ha un danno incalcolabile per una produzione industriale, la cui ricaduta locale è quella di occupare qualche migliaia di persone ma che non da nulla in termini di indotti ulteriori ne attuali ne mai.
Credo che la considerazione meriti di essere soppesata da chi di dovere. Probabilmente accordi o progetti abbinati ad una produzione più leggera diano indotto anche se un minor profitto nell’immediato. La terza considerazione: come ridurre i danni immediatamente da questo inquinamento.
Assodato che i più esposti siano i vecchi e i bambini per impossibilità a muoversi occorre definire strategie volte a ridurre la durata di esposizione di tali soggetti alle sostanze che ricadono sulla città, ritengo in maniera differenziata a seconda della distanza dalla fonte di produzione. Occorre, a mio avviso, creare la maniera di portare i bambini, a scuola per esempio, lontano dalla fonte e per ciò occorre una organizzazione del servizio di trasporto, di ubicazione delle scuole, occorre la creazione di momenti di gioco in spazi idonei. Per gli anziani occorrerebbero alloggi idonei e magari economici in zone anche al di fuori della città con la creazione di servizi confacenti.
Una volta, anche per chi lavora esistevano le vacanze o ferie che consentivano una rigenerazione dell’organismo, ora purtroppo non ci sono più per ragioni, spesso, economiche. C’era un tempo la litoranea, come sfogo estivo, ma ora anche quella è diventata una sede da svendere per come non esista economia sufficiente. I soggetti partecipanti a simili progettualità sono tutti coloro che possano mettere in campo idee sostenibili e qui occorre chiamare a raccolta anche l’intelligenza dei nostri giovani studenti ma, purtroppo anche loro sono dei fuggitivi di fronte ad una realtà che offre sempre meno voglia di viverla.
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