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Pierri riscrive a Rutelli: aiutateci per Palazzo Carducci

Una transazione in vista per riavere le tele del Carella

La missiva inviata al vice presidente Rutelli: "E’ a voi ben nota la situazione finanziaria del Comune di Taranto, proprietario dell’immobile, unico esempio in Puglia di dimora nobiliare pervenuta integra con gli interi arredi, oggetti ed opere d’arte"
25 ottobre 2007
Fonte: Corriere del Giorno

Palazzo Carducci nelle Giornate di Primavera 2007 organizzate dal FAI - Delegazione di Taranto Si muove a piccolissimi passi la macchina che dovrebbe riportare a Taranto le tele del Settecento, tra cui le grandi opere di Domenico Carella, che circa trentacinque anni fa sono state schiodate dai Palazzo Fornaro e De Bellis in Città vecchia. Come era purtroppo ormai chiaro, di quelle opere, dal valore pure notevole, anche dal punto di vista squisitamente economico, si è completamente persa ogni traccia dal punto di vista amministrativo.

Le pratiche sono andate perdute e neppure le ricerche nell’Archivio storico del Comune ha dato esito, come ci ha confermato lo stesso assessore alla Città vecchia, Lucio Pierri, condividendo il nostro stesso stupore per la superficialità con la quale la nostra città ha gestito le proprie ricchezze.

Ma il problema può essere comunque superato, dal momento che l’ingegner Maurizio Pouchain, alla cui azienda furono affidati agli inizi degli anni Settanta, per la loro conservazione e per il restauro, e che tuttora li conserva a Roma, ha tutto l’interesse ha trovare un punto d’incontro con il Comune per la restituzione delle opere, anche perché rivendica, giustamente, il pagamento delle proprie spettanze. Anzi, lo stesso Pouchain, che è in contatto con l’architetto Augusto Ressa, della soprintendenza regionale ai Beni culturali è intenzionato a trattare con il Comune una sorta di transazione per ottenere almeno un parte di ciò che gli spetta, essendo anche al corrente della difficile situazione economica del Comune.

“Sicuramente troveremo un punto d’intesa – commenta la notizia l’assessore Pierri - perchè dobbiamo assolutamente dare una giusta conclusione a questa vicenda paradossale. Attendiamo perciò di conoscere la richiesta economica dell’ingegner Pouchain per cercare il modo di reperire i fondi”. Poi, una volta che si dovesse giungere alla restituzione delle opere, dove si pensa di collocarle. Certo non nelle sedi originarie, dove non potrebbero essere viste da tutti. “E’ un problema che dovremo risolvere nel miglior modo possibile. Anche i palazzi da cui furono tolti potrebbero essere una collocazione giusta: la fruibilità potrebbe essere pianificata. Nel caso dei palazzi D’Aquino e Delli Ponti, ceduti all’Università di Bari, abbiamo ottenuto assicurazioni circa la loro fruibilità, nel momento in cui saranno utilizzati. Ma si può pensare anche a una diversa valorizzazione”.

Insomma: il Comune dovrà ricercare una soluzione adeguata per sfruttare al meglio queste come altre opere d’arte. Tra queste palazzo Carducci, che rappresenterebbe da solo un piccolo polo museale. Ma il prezioso palazzo nobiliare richiede, per ora, un’opera di ripristino e manutenzione urgente cui il Comune non può provvedere per mancanza di fondi.

A questo proposito, nei giorni scorsi, l’assessore Pierri ha chiesto aiuto al ministero per i Beni e le attività culturali, alla direzione regionale Beni culturali e paesaggistici e alla soprintendenza B.A.P. e P.S.A.E. con una lettere nella quale si legge: “Con la presente vi preghiamo di considerare con urgenza la possibilità di inserire nei vostri programmi ordinari un pronto intervento per eliminare le infiltrazioni di acqua dal tetto e dalle murature, con pericolo i crollo dei soffitti di Palazzo Carducci, unico esempio in Puglia di dimora nobiliare pervenuta integra con gli interi arredi, oggetti ed opere d’arte. E’ a voi ben nota la situazione finanziaria del Comune di Taranto, proprietario dell’immobile, impossibilitato in questo momento ad intervenire finanche per urgentissimi interventi di messa in sicurezza. Seguirà alla presente relazione, su verifica tecnica, che abbiamo contestualmente avviato”.

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