Inquinamento da particolato e protezione della salute pubblica
Si tratta, come evidenzia la dr. Maria Angela Vigotti, di una posizione in disaccordo con le più recenti decisioni adottate dalla Comunita’ Europea, di non abbassare i valori soglia delle concentrazioni delle polveri in aria.
La Societa’ Europea di Medicina Respiratoria (European Respiratory Society= ERS) e’ in disaccordo con le posizioni piu’ recenti prese dalla Commissione del Parlamento Europeo e dal Consiglio dei Ministri della Unione Europea (UE). Queste posizioni spostano verso un futuro lontano la protezione della salute pubblica rispetto all’inquinamento dell’aria da particolato per cui molti paesi pagheranno un grosso contributo in termini di salute pubblica. Le regole per il particolato in Europa devono riflettere lo stato attuale delle prove scientifiche.
Il Valore Limite proposto come media annuale per le polveri fini (PM2.5) e’ inadeguato per proteggere la salute della nostra popolazione e in particolare dei soggetti piu’ suscettibili, compresi i neonati, i bambini e coloro che gia’ soffrono di malattie respiratorie. La regolamentazione dei livelli di particolato deve essere unica senza alcuna esclusione di polveri “naturali” o di polveri grossolane. Questo scritto riassume il razionale della posizione della ERS e include le piu’ recenti prove scientifiche pubblicate negli ultimi mesi o almeno da quando il Parlamento Europeo ha preso in considerazione la sua prima stesura. La ERS desidera reiterare la propria posizione:
1) I valori limite annuali e giornalieri per il PM10 e per il PM2.5 devono offrire un livello di protezione per tutti, inclusi coloro che sono piu’ vulnerabili, in base alle Linee Guida sulla qualita’ dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (WHO Air Quality Guidelines - WHO 2006)
2) I valori limite e la percentuale di “riduzione dell’esposizione” pianificata per il PM2.5 devono essere legalmente vincolanti
3) Gli standard attuali per il PM10 non devono essere ridotti. In particolare, occorre sottolineare che ne’ il valore limite di 25 &_#956;g/m3 proposto per la media annuale del PM2.5 ne’ quello proposto come valore limite dal Parlamento Europeo (20 &_#956;g/m3) sono sufficienti a proteggere la salute pubblica, come indicato dall’OMS.
Questo livello e’ stato associato ad effetti dannosi per la salute molto significativi, come documentato dagli studi condotti in Europa ed altrove. Questa direttiva avra’ l’effetto che la maggior parte degli stati membri non saranno piu’ indotti a prendere misure per la riduzione dell’esposizione, perche’ loro attualmente sono gia’ ai valori limiti uguali o inferiori di 20-25 &_#956;g/m3 in base ai rilevamenti tecnici guidati della Unione Europea piuttosto che alle azioni locali e regionali che sono invece essenziali per raggiungere i valori limite.
Gli standard annuali legalmente vincolanti in USA e California impongono attualmente la media annuale di 15 e 12 &_#956;g/m3 , rispettivamente. Infatti, raggiungere 15 &_#956;g/m3 ridurrebbe del 6% il rischio di mortalita’ dovuta alla esposizione a lungo termine rispetto al valore di 25 &_#956;g/m3 (OMS-2006).
Le nuove prove scientifiche sugli effetti dannosi per la salute della esposizione alle polveri sostengono e rafforzano questa posizione. E’ conoscenza comune che respirare aria contaminata da sostanze tossiche comporta rischi per la salute degli individui e produce conseguenze per la salute pubblica. Gli effetti dell’inquinamento dell’aria sono stati osservati anche a concentrazioni molto basse degli inquinanti tossici. Quindi, le recenti Linee Guida dell’ Organizzazione Mondiale della Sanita’ (Air Quality Guidelines WHO- 2006) hanno indicato valori che dovrebbero rendere minimi gli effetti sulla salute.
La Societa’ Europea di Medicina Respiratoria crede che respirare aria pulita sia una necessita’ fondamentale ed un diritto per tutti i cittadini nella Unione Europea. I governi locali, nazionali ed europei hanno la responsabilita’ di assicurare che questo fondamentale diritto dell’individuo sia rispettato e di agire in modo che i valori indicati dall’OMS siano osservati. Una distribuzione iniqua dei rischi per la salute, associata ad una esposizione differenziata ad aria di scarsa qualita’, tra paesi e comunita’, e tra gruppi di popolazione nella stessa comunita’, e’ una violazione dei principi di base di equita’ ambientale.
In una specifica presa di posizione (pubblicata nell’Aprile 2006), e nel successivo editoriale pubblicato sullo European Respiratory Journal (Annesi-Maesano et al 2007), la ERS ha gia’ espresso preoccupazione sulla bozza della nuova direttiva Unione Europea sulla qualita’ dell’aria pubblicata il 21 Settembre 2005 (EU 2005). In particolare, la ERS afferma che:
1) La media annuale ‘cap’ ( o valore limite) di 25 &_#956;g/m3 proposta per il PM2.5 non e’ sufficiente a proteggere adeguatamente la salute pubblica.
2) La esclusione di tutte le “polveri naturali” dalle considerazioni sugli effetti riduce la protezione della salute pubblica dal PM10
3) Nuove deroghe per la riduzione del PM10 riducono la protezione della salute pubblica dal PM10. Questi commenti riguardano gli emendamenti proposti dal Parlamento Europeo nella prima lettura e dai Parlamenti Europei nella seconda lettura (basata sulla Posizione Comune del Consiglio) che e’ prevista nella discussione del Settembre 2007 e proposta per la discussione plenaria nel dicembre 2007.
La posizione della Commissione nel Luglio 2007 e’ che il valore limite annuale per il PM2.5 di 25 &_#956;g/m3 divenga legale nel 2015, come nella proposta originale del 2005. Gli emendamenti del Parlamento Europeo per ridurre questo numero ad un valore –ancora inaccettabilmente alto- di 20 &_#956;g/m3 non sono stati adottati dal Consiglio. La Commissione ha accettato una proposta del Parlamento Europeo di ritardare ulteriormente la conformita’ al valore esistente di PM10 – che gli stati membri avrebbero dovuto gia’ raggiungere nel 2005 – di altri 3 anni dopo che le nuove direttive siano diventate attive.
Cio’ effettivamente ritarda ulteriormente la data in cui la Unione Europea potra’ intraprendere una azione decisa. La Commissione ha inoltre reso l’obiettivo della riduzione dell’esposizione a PM2.5 qualcosa di meno ambizioso, ed ora permette agli stati membri di posporre di un altro anno la definizione del valore di base per la riduzione, il periodo 2009-2011. Infine sono state proposte nuove restrizioni con l’effetto che le aree piu’ esposte saranno escluse dalle valutazioni di conformita’ facendo si’ che le popolazioni attualmente piu’ a rischio siano lasciate rischi ancora piu’ elevati. La Commissione per l’Ambiente del Parlamento Europeo alla fine di Luglio 2007 ha risposto con un numero di proposte di emendamenti, uno dei quali e’ di mantenere 20 &_#956;g/m3 come valore limite annuale per il PM2.5 nel 2015. Inoltre, gli altri emendamenti proposti dal Parlamento Europeo chiedono generalmente di concedere ritardi ulteriori alla conformita’ degli obiettivi di riduzione dell’esposizione a PM2.5 ancora meno ambiziosi; e suggerimenti per abolire completamente la regolamentazione per il PM10 se si adotta un valore limite per il PM2.5. Cio’ farebbe effettivamente decadere qualunque regolazione per il particolato grossolano, che sempre piu’ studi scientifici dimostrano come sia ben lontano dall’essere privo di pericoli.
Le nuove evidenze scientifiche Molti rapporti e studi scientifici sugli effetti sulla salute del particolato sono stati pubblicati nel 2006 e 2007. Questi risultati devono necessariamente essere considerati nella seconda lettura poiche’ rafforzano le affermazioni della ERS sulla relazione causale tra la esposizione a particolato in tutte le aree dell’Europa, ad esclusione di quelle piu’ pulite. Un breve riassunto delle evidenze e’ riportato qui di seguito. Il libro sull’aggiornamento delle Linee Guida dell’OMS, e che fornisce una piena documentazione scientifica di supporto, fu pubblicato nel 2006. Fornisce un pieno supporto scientifico per una politica ed un quadro generale per promulgare gli standard di inquinamento dell’aria sia nel mondo sviluppato che in quello in via di sviluppo. La linea guida sulla qualita’ dell’aria sul lungo periodo per il PM2.5 (valore annuale) e’ stata posta a 10 &_#956;g/m3.
La linea guida sul lungo periodo per il PM10 e’ stata posta a 20 &_#956;g/m3, con la esplicita indicazione che la linea guida per il PM2.5 abbia la precedenza ovunque il PM2.5 costituisca piu’ di meta’ della massa di PM10. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ riconosce che ci sono anche importanti effetti sul breve periodo dell’inquinamento dell’aria da particolato ed ha raccomandato che in un periodo di 24 ore i limiti superiori di 25 &_#956;g/m3 per il PM2.5 e di 50 &_#956;g/m3 per il PM10 non vengano superati piu’ di 3 giorni per anno. La protezione dei bambini, specialmente per la loro salute respiratoria, deve essere considerata una priorita’ nella legislazione dell’Unione Europea. Molti rapporti recenti indicano effetti deleteri attuali dovuti all’inquinamento da traffico tra i neonati ed i bambini nella Unione Europea ed altrove.
Uno studio longitudinale condotto in Olanda, in cui hanno seguito attivamente piu’ di 4000 bambini piccoli, mostra che i bambini che vivono in vicinanza a strade ad alto traffico sono a maggior rischio di sviluppare malattie respiratorie come asma, sibili, e infezioni delle orecchie, naso e gola (Brauer et al , 2007). Inoltre, la vicinanza al traffico e all’aumento di esposizione a PM2.5 e’ stata messa in relazione alla sensibilizzazione allergica e all’asma in uno studio nazionale di oltre 500 bambini in Francia ( Annesi-Maesano et al 2007). Studi nell’ America Centrale e del Nord hanno trovato effetti deleteri sulla salute dei bambini associati al particolato da traffico. Nello studio sulla salute dei bambini condotto in California, la esposizione ad inquinamento dell’aria facilita l’insorgere di asma (Islam et al ,2007) e limita lo sviluppo dei polmoni.
In questo studio, i bambini che vivevano entro 500 metri da una autostrada dall’eta’ di 10 anni hanno poi, all’eta’ di 18 anni, un sostanziale deficit nella funzionalita’ dei polmoni se confrontata con i bambini che vivevano ad almeno 1500 metri di distanza (Gaudermann et al 2007). Una riduzione della crescita della funzione polmonare correlata ad esposizione a traffico e’ stata anche trovata tra gli scolari a Citta’ del Messico (Rojas Martinez et al, 2007). Uno studio condotto in Gran Bretagna ha fornito una importante dimostrazione del ruolo della inalazione di particolato carbonaceo sulla funzione dei polmoni nei bambini. Gli autori usano il contenuto del carbone nei macrofagi delle vie respiratorie come marcatori di esposizione individuale a particolato derivato da combustibile fossile.
L’esposizione a PM10 primario era associato ad un aumento di contenuto dei macrofagi respiratori e ogni aumento nel contenuto di carbone nei macrofagi respiratori era associato con una considerevole riduzione nei parametri della funzione del polmone (Kulkarni et al, 2006). Gli effetti nel breve periodo della esposizione a livelli elevati di PM10 o PM2.5 sono stati di recente osservati su diversi esiti: mortalita’ infantile (Hajat et al 2007), mortalità adulta (Ostro et al, 2007), incidenza di ictus (Kettunen et al, 2007) e ammissioni ospedaliere per malattie cardiovascolari, specialmente nei sottogruppi sensibili di popolazione come i pazienti con diabete e bronchiti polmonari cronicoostruttive (BPCO) (Peel et al,2007). Uno studio sull’effetto di uno sciopero di 8 mesi dei lavoratori del rame negli USA ha prodotto approssimativamente una diminuzione del 60% nella concentrazione delle particelle di solfato sospeso, e si e’ osservata una rilevante diminuzione di mortalita’ in relazione allo sciopero, indicando che il miglioramento della qualita’ dell’aria produce immediati effetti benefici (Pope et al 2007) Vari meccanismi per spiegare gli effetti a breve termine sulla salute (sistema cardiovascolare) sono stati proposti, inclusa la infiammazione, lo stress ossidativo, la coagulazione e l’emostasi, e le disfunzioni del sistema nervoso autonomo (Nemmar et al, 2006; Chang et al 2007).
Studi recenti suggeriscono l’importanza della attivazione delle piastrine e la formazione di interleukina-6 nei pazienti con coronaropatie. (Ruckerl et al ,2007; Ruckerl et al, 2007) Infine, nuove importanti evidenze si sono accumulate sugli effetti della esposizione a lungo termine al particolato. Un rapporto sulla citta’ di Oslo ha associato la mortalita’ specifica per causa alla esposizione a lungo termine agli inquinanti da traffico (Naess et al ,2007). Un effetto consistente su tutte le cause di morte e’ stato trovato per entrambi i sessi e gruppi di eta; l’effetto era particolarmente forte per la BPCO. Lo studio mostra come le persone vulnerabili con BPCO e gli anziani siano piu’ suscettibili all’inquinamento dell’aria a livelli bassi di quanto accada per la popolazione generale. Importanti risultati sono disponibili per l’infarto del miocardio in quanto la frequenza (Tonne et al,2007) e la sopravvivenza (Zanobetti et al,2007) sono strettamente legate all’esposizione al particolato.
Lo studio piu’ completo ed importante sugli effetti a lungo termine del PM2.5 sul sistema cardiovascolare e’ stato condotto negli USA (Miller ET al,2007). Sono state seguite attivamente dal 1994 al 1998 piu’ di 65.000 donne in menopausa (Women Health Iniziative: Iniziativa sulla Salute delle Donne) e senza una precedente malattia cardiovascolare, in 36 aree metropolitane degli USA . L’esposizione a PM2.5 e’ stata determinata tramite la stazione di monitoraggio piu’ vicina alla residenza della donna. I livelli di esposizione a PM2.5 variavano tra 3.4 e 28.3 &_#956;g/m3, con media di 13.5 &_#956;g/m3 . Ogni aumento di 10 &_#956;g/m3 di PM2.5 risulta associato ad un aumento del 24% del rischio di un evento cardiovascolare e un aumento del 76% nel rischio di morire per una malattia cardiovascolare. I risultati suggeriscono in modo forte che la esposizione a lungo termine a particolato fine puo’ accelerare lo sviluppo e la progressione dell’aterosclerosi, come di recente indica uno studio condotto in Germania che ha misurato la calcificazione delle arterie in piu’ di
400 soggetti (Hoffmann et al 2007).
La direttiva proposta offre una protezione della salute pubblica notevolmente inferiore a standard similari negli Stati Uniti e in altre parti del mondo sviluppato. Anche questi standard sono sopra le linee guida raccomandate dall’OMS. Qualora venissero adottati, gli sforzi necessari per ridurre ulteriormente le esposizioni a inquinamento dell’aria in Europa sarebbero seriamente indeboliti e di conseguenza ne soffrirebbe la salute pubblica. All’interno dell’Europa persisterebbe una grande iniquita’ ambientale tra i paesi del Sud e dell’Est Europeo che subiscono un carico piu’ grande dovuto all’inquinamento dell’aria. La ERS e’ molto preoccupata che le attuali proposte contribuiranno ad una erosione della credibilita’ dell’EU nella decisa applicazione della legislazione ambientale.
La adozione delle attuali proposte fa anche correre il rischio di ridurre fortemente la credibilità della Unione Europea in tutto il mondo su un altro argomento ambientale quale il cambiamento del clima.
Studio Legale Buonfrate, Leogrande & partners
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