Una fontana al cimitero di Taranto: così l’ILVA si lava la coscienza
«L’ILVA offre, su richiesta del sindaco, le fontane per il cimitero così i nostri morti avranno acqua per i fiori. Ma molti di quei morti, compresi mia madre e mio marito, figli, mogli, mariti, mamme, papà, amici sono morti di tumore a causa di un inquinamento insostenibile dovuto alla presenza di grandi industrie che non hanno adeguato gli impianti, grazie al silenzio colpevole dei politici o, addirittura, ad interventi di alcuni di essi volti a varare leggi ad hoc. Un insulto alla memoria dei nostri morti e alla nostra vita».
Utilizza le parole del dolore mai sopito Paola D’Andria, presidente dell’Associazione italiana contro le leucemie i linfomi e il mieloma (Ail) di Taranto nel definire «vergognosa» la cerimonia inaugurale delle fontanelle in cui il sindaco Ippazzio Stefàno, pediatra, ex senatore del Pci, oggi di Rc viene ritratto con l’assessore all’ambiente e il dirigente dell’Ilva.
Fare del bene alla città che la ospita è fare profitto inquinando, contro la normativa europea? È ciò che lei chiama «nulla in cambio»? «Devo andare contro l’Ilva? Ma se non c’è la fabbriac, le famiglie chi le sfama? Inquina? Che la chiudano. Rivolgetevi a Provincia, Regione, Governo». Ma la salute non può sottostare al ricatto dell'occupazione. Comunque la vergogna sta nel fatto che le fontanelle sono state pagate da chi ha procurato molte di quelle morti. «Chisi deve vergognare é chinonfa nulla per la città, é chi mesta nel torbido e fa affari di nascosto o cambia idea a seconda del vento, e peggio ancora... ».
Grazie all'Ilva, dunque, niente più bottiglie di plastica, poi abbandonate, per portare l'acqua da casa, che, come dice il suo assessore all'ambiente, degradano e inquinano. Altro che nube tossica... «Filosofia! Qui la gente sopravvive. Senza il diritto ad un lavoro per vivere e non permorire. L'Ilva ringrazia la città che la ospita pagando le fontanelle per i suoi morti. Mentre, com'ènoto, i giovani chiedono raccomandazioni ai politici per un posto all'Ilva».
Articolo in cui Patrizio Mazza, primario dell’Ematologia Oncologica dell’ospedale Moscati di Taranto, affermava: «Se quella fabbrica non chiude si muore tutti». Gli studi condotti sulla diossina prodotta dall’Ilva infatti dicono che «oltre ad avere un impatto devastante sul sistema immune, può anche determinare una modificazione del Dna chese si verifica sulle cellule germinali dei giovani o dei bambini si trasmetterà alle generazioni successive, un danno genotossico trasmissibile ereditariamente».
E il sindaco cosa fa? Utilizza150 mila euro dell’Ilva per fare la rete idrica al cimitero. Mentre l'ex candidato sindacodi FI grida allo scandalo perché con quei soldi era meglio realizzare altre opere. A fronte dell'avvenuta scadenza definitiva del termine (DL n.372 del 4 agosto ‘99) fissato dalla Direttiva Europea il 30 ottobre 2007, secondo cui tutti gli impianti per continuare ad operare devono essere in possesso dell’AIA.
Fino ad oggi il proprietario, Riva, condannato più volte per inquinamento - la più recente nel febbraio scorso, a tre anni in primo grado con l'interdizione, sempre per tre anni, dall'attività industriale, condannato per aver confinato nella struttura fatiscente, palazzina Laf (caso tra i più citati fra gli studiosi di mobbing) oltre 50 dipendenti, poi ammalatisi di depressione, che non avevano voluto accettare di lavorare con mansioni e qualifiche inferiori a quelle precedenti - non ha fatto altro che chiedere il rinnovo dell'AIA avvertendo governanti di ogni colore che il rispetto deiparametri di Kyoto avrebbe comportato migliaia di licenziamenti. Ricatto a cui non ha invece ceduto il Friuli Venezia Giulia -Regione a statuto speciale - che infatti ha obbligato lo stabilimento Ilva di Trieste ad adeguarsi alle disposizioni europee, mentre il Governo Berlusconi per salvare quello di Taranto ha innalzato la soglia della diossina consentita.
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