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Intervista all'Assessore Comunale all'ecologia Bruno Pastore

Pastore: “Quella foto non cambia la politica ambientale del Comune”

"Vi assicuro che quella foto non implica un cambiamento di rotta dell’Amministrazione comunale nei confronti dell’Ilva e della questione ambientale che per noi è prioritaria. L'unica strada è il confronto, in primavera le condizioni saranno cambiate".
4 novembre 2007
Michele Tursi
Fonte: Corriere del Giorno

ILVA di Taranto “Il referendum sulla chiusura dell’Ilva non è una risposta adeguata ai problemi ambientali della città”. Nonostante i decenni trascorsi a Taranto, l’accento tradisce ancora le origini salernitane dell’assessore comunale all’Ambiente, Bruno Pastore (Udeur).

Quindi lei boccia il referendum?

“Ci sono altre strade percorribili ed in questo mi conforta il fatto che come me la pensano importanti settori dell’ambientalismo storico secondo i quali occorre intervenire sul ciclo produttivo per contenere l’impatto delle acciaierie”

Comunque è il sintomo di un malessere della città nei confronti dell’Ilva.

“Questo è vero e ne paga le conseguenze anche l’Amministrazione comunale. In questi giorni, infatti, siamo oggetto di numerose critiche. Personalmente le accolgo positivamente perchè danno forza alle azioni del Comune...”

Mi scusi, a parte le fontanelle del cimitero, quali sono queste azioni?

“In quattro mesi l’Amministrazione comunale non può far altro che impostare la propria azione. In passato abbiamo visto l’inutilità di talune ordinanze di chiusura per cui, a mio avviso, la sola strada percorribile è quella di stabilire un cronoprogramma certo per ridurre le emissioni di inquinanti sul territorio”.

Gaglione: «È giusto sentire la gente»
Senatore Gaglione, un referendum sull’Ilva. E’ solo una provocazione? «Perché? Mi sembra giusto ascoltare il parere dei cittadini. La partecipazione popolare è sempre manifestazione di democrazia». Ma gli effetti quali sarebbero secondo lei? «Su questo bisogna riflettere: le implicazioni nel rapporto lavoro-salute rispetto alla città. Le valutazioni non sono semplici». Le due domande: chiudere l’Ilva o solo l’area a caldo, le ritiene fondate? «A livello conoscitivo sono quesiti giusti». Secondo lei sul referendum potrebbe pesare l’emergenza ambientale? E quanto? «Le preoccupazioni ambientali possono contare nella risposta dei tarantini, certo. Perciò dicevo che occorre cautela nella riflessione. Il referendum, di per sé, non avrebbe ripercussioni pratiche, ma, ripeto, in democrazia la voce dei cittadini va ascoltata». E la politica? Che ruolo avrebbe rispetto alla consultazione? «La politica deve ascoltare la gente e tener presente le risposte che scaturirebbero dal referendum » .
Però quella foto al cimitero, era proprio necessaria?

“Necessaria sicuramente no. Con quella immagine abbiamo voluto dare evidenza al rapporto che in quella circostanza si era creato tra Comune e Ilva per il ripristino di un servizio restituito alla cittadinanza dopo anni”.

Ma la foto resta.

“Quella foto non implica un cambiamento di rotta dell’Amministrazione comunale nei confronti dell’Ilva e della questione ambientale che per noi è prioritaria. Lo ripeto l’unica strada è il confronto anche perchè fin quando le leggi permetteranno certi livelli di emissione e le aziende li rispettano, dal punto di vista legale e formale non possiamo contestare nulla”.

E allora, restando in tema di tutela dell’ambiente, quale fotografia vorrebbe scattare con l’Ilva?

“L’immagine della firma di un protocollo tra Ilva e Comune che preveda in tempi ragionevolmente brevi la riduzione degli agenti inquinanti sul territorio e su questo percorso si è già aperto il dialogo”.

Non capisco, sta forse mettendo in discussione l’atto d’intesa?

Franzoso: «Quell’iniziativa? Soltanto un bluff»
Onorevole Franzoso. C’è chi chiede ai tarantini se è giusto chiudere l’Ilva. La proposta la turba? «Semplicemente sorrido. Quello non è un referendum. E’ un’utopia di qualche personaggio che cercava fortuna in politica e ora intravede una scorciatoia per tornare alla ribalta». Secondo lei, quindi, il referendum è un bluff ? «Certamente. Il referendum dovrebbe proporre un’alter nativa concreta all’Ilva. Ma questo non si evince dalle domande che si vorrebbero formulare». E allora? «Voglio dire con chiarezza che non vedo alternative alla chiusura dell’Ilva così forti da sostituirla in termini di ricadute economiche. Non c’è alternativa all’Ilva». La sua opinione è legittima. Converrà, però, che esiste una questione ambientale. O no? «Il Gruppo Riva. da quando ha acquistato lo stabilimento, ha avviato un percorso preciso. Si sono, cioè, dati da fare per migliorare una situazione pesante, ereditata dalla mano pubblica. Negli anni dell’acciaio di Stato chi parlava di inquinamento? Nessuno. Ora, non si può pretendere di far pagare Riva per il passato. Certo, ci vuole il confronto, schietto, tra azienda e istituzioni perché il percorso di ecocompatiblità non è esaurito. Rispettando la legge».
“Sicuramente sì, in senso più restrittivo per la grande industria”.

Intanto, l’atto d’indirizzo sulla diossina da lei proposto in Giunta, non è stato ancora approvato dal Consiglio comunale. Come mai?

“Un disguido puramente tecnico nel passaggio dalla Commissione Ambiente alla direzione del mio assessorato. Sono certo che la volontà dell’esecutivo e del Consiglio comunale è di andare nella direzione che prevede l’atto d’indirizzo in cui il Comune diventa interlocutorie diretto della grande industria per le questioni ambientali”.

Ricordiamo brevemente di cosa parla?

“Il documento prevede l’adozione di limiti di emissioni di diossina molto più restrittivi di quelli attuali in linea con i valori adottati in Friuli Venezia Giulia per un analogo impianto siderurgico: 0,4 nanogrammi per metrocubo in termini di tossicità equivalente. A questi limiti si è arrivati dopo una trattativa tra Regione e industria ed è lo stesso metodo che vogliamo seguire noi a Taranto”.

Arpa e Regione Puglia hanno criticato il progetto delle “barriere acchiappapolveri” dell’Ilva. Il Comune che opinione ha?

“Le osservazioni presentate dall’Arpa sono da tenere in considerazione, anche perchè le barriere intervengono sulle polveri pesanti e non su quelle sottili. Con l’introduzione delle barriere ci potrà essere al massimo una riduzione non quantificabile della presenza di particolato pesante. Insomma, una soluzione che riduce il problema ma non lo risolve. E un problema non risolto resta sul tavolo”.

Carrozzo: «Sono d’accordoma ci vuole altro»
Vicesindaco, ai tarantini si vuol chiedere se vogliono ancora l’Ilva. La domanda è credibile? «Il referendum come strumento di partecipazione democratica trova il mio favore, dipende però dai quesiti». Perché ? «Sarei cauto nel formulare ai tarantini la domanda: volete chiudere l’Ilva? Sulla dismissione dell’area a caldo dello stabilimento dico che si può discutere in un contesto di miglioramento dell’ecocompatibilità, cioè della coesistenza fra produzione, livelli occupazionali, rispetto dell’ambiente e vivibilità complessiva». Lei ha parlato della necessità di riscrivere l’atto d’intesa col Gruppo Riva... «Lo confermo: occorre un nuovo accordo con prescrizioni più stringenti per l’industria. Questa volta, però, occorre un approccio diverso». Quale? « L’Ilva ha fatto determinate scelte e a Taranto l’area a caldo sopravvive, garantendo quote di produzione. Per questo è necessaio l’intervento del governo: la produzione dell’area a caldo va garantita, ma in un riequilibrio complessivo, cioè con interventi massicci a tutela dell’ambiente». E la politica? «In campagna elettorale abbiamo detto che la politica deve essere più vicina ai problemi ambientali. I cittadini ci hanno premiati. Da lì dobbiamo ripartire».
Infatti in tre mesi ci sono stati già 68 superamenti di pm10 in città.

“Con questo mettiamo il dito nella piaga. Le stazioni di monitoraggio non risolvono il problema ma aiutano a prendere decisioni immediate. Conoscere i dati con due mesi di ritardo, ci fa capire la gravità del problema ma non cosa dobbiamo fare subito, come accade nelle città in cui bloccano il traffico”.

Non c’è modo di stabilire un contatto diretto con la rete di monitoraggio dell’Arpa?

“Siamo in una fase preliminare di valutazione sulla possibilità di integrare la vecchia rete di monitoraggio del Comune, ormai in disuso, con la strumentazione dell’Arpa attualmente in funzione”.

E in materia di rifiuti cosa si prevede?

“Sicuramente il potenziamento della raccolta differenziata per cui il rifiuto da problema diventerà risorsa. Il conferimento dell’inceneritore all’Amiu, avrà come effetto una riduzione del costo del servizio, oltre alla possibilità di produrre energia. Sarà un intervento vantaggioso per il territorio”.

Assessore, alla prossima intervista non saranno più accettate risposte del tipo dopo appena 4 mesi...

“I quattro mesi non sono un alibi. In primavera le condizioni saranno cambiate”

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