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Nel 2006 superato per 35 volte il limite di legge Parte un’azione verso il ministero dell’Ambiente: risarcisca Taranto

«Taranto Futura»: SOS Polveri Sottili

Il Comitato invita il Ministro Pecoraro Scanio ad intraprendere l’azione di risarcimento del danno in favore del Comune di Taranto e nei confronti dei responsabili delle emissioni inquinanti
23 novembre 2007
Fonte: Gazzetta del mezzogiorno

PM10 Superato a Taranto, per 35 giorni nel corso del 2006, il limite giornaliero di legge, pari a 50 microgrammi per metro cubo, di emissione in atmosfera del micidiale Pm10 (le polveri sottili). La rilevazione è stata effettuata dalle centraline poste in via Archimede e via Machiavelli.

I dati sono stati raccolti dall’Arpa Puglia (Agenzia regionale per la protezione ambientale), la quale ha registrato 78 superamentidel limite delle particelle nocive di Pm10 per la prima via e 104 per la seconda. In un paio di occasioni, il superamento segnalatodalla centralina di via Machiavelli sarebbe stato compresotra i 91 e gli oltre 100 microgrammi per metro cubo.

Va ricordato che dal 1° gennaio 2005 il valore massimo stabilito per legge non deve essere superato più di 35 volte per anno. A Taranto gli sforamenti hanno dunque raggiunto più del doppio del consentito. E dal 2010 questi non potranno essere superiori a 7 volte per anno. Si configura una vera e propria emergenza dice ora il Comitato referendario per la tutela della salute e del lavoro «Taranto Futura» che, avvalendosi dell’articolo 309 del decreto legislativo 152 del 2006, meglio conosciuto come Codice ambientale, ha trasmesso tutta la documentazione utile al ministero dell’Ambiente, depositandola preventivamente in Prefettura.

Con tale iniziativa, il Comitato invita il ministro ad intraprendere l’azione di risarcimento del danno in favore del Comune di Taranto e nei confronti dei responsabili delle emissioni inquinanti. Questo sia nel rispetto del Codice ambientale che della sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 24 ottobre 2005, (la n. 38369), con la quale veniva sospesa la pena agli imputati, subordinatamente all’eliminazione delle conseguenze dannose e pericolose dei reati entro due anni dal passaggio in giudicato della decisione.

Ciò non è avvenuto, dice il Comitato. Nel documento, lo stesso Comitato, rappresentato da Nicola Russo, coglie l’occasione per comunicare al prefetto di Taranto che intende promuovere un referendum consultivo in città finalizzato a conoscere l’orientamento dei cittadini sulla permanenza, nel zona a ridosso dei Tamburi dello stabilimento Ilva.

A tal proposito il prossimo 26 novembre, alle 16, il Comitato incontrerà il sindaco di Taranto per la consegna dei quesiti referendari. Tali quesiti ipotizzano due percorsi: la chiusura dell’Ilva con l’impegno del Governo di tutelare l'occupazione, impiegando i lavoratori nella bonifica dell’area in cui sono gli impianti industriali, destinando l’area stessa ad altre attività economiche non inquinanti e allo sviluppo del porto; oppure la sola chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, con conseguente smantellamento dei parchi minerali e con l’impiego dei lavoratori in altre attività.

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