Taranto Sociale

Lista Taranto

Archivio pubblico

Un altro infortunio mortale registratosi all’ILVA arriva al vaglio del giudice

Morte Bianche all'ILVA: rischiano in 24

Martedì al vaglio del gup la richiesta di processo per il tragico infortunio che nel settembre del 2005 vide come vittima il giovane operaio Gianluigi Di Leo. Fra gli imputati capiturno, capicantiere e responsabili di reparto
3 febbraio 2008
Fonte: Corriere del Giorno

Morti Bianche: industria e servizi i settori più a rischio, Bari e Taranto le province più colpite Un altro infortunio mortale registratosi all’ILVA arriva al vaglio del giudice delle udienze preliminari. Se non ci saranno imprevisti, fra 48 ore il gup del Tribunale dott.ssa Valeria Ingenito prenderà in esame il procedimento che vede sotto accusa ben 24 persone, tutte sospettate di aver avuto precise responsabilità per l’incidente a seguito del quale perse la vita un dipendente dello stabilimento siderurgico, il povero Gianluigi Di Leo.

A giudizio della Procura, a far luce sulle cause alla base del decesso del giovane operaio (all’epoca dei fatti aveva ventiquattro anni) dovrebbe pensarci un regolare processo. Secondo il procuratore aggiunto dott. Francesco Sebastio, ognuno degli inquisiti, fra cui capiturno, capicantiere, responsabili di reparto, tecnici ed operai, si sarebbe reso protagonista di condotte colpose risultate capaci di non scongiurare il tragico episodio.

Ad aver indotto gli inquirenti a puntare l’indice contro gli attuali imputati è stata sicuramente la ricostruzione della dinamica dell’incidente, una ricostruzione resa possibile anche dai risultati degli accertamenti disposti sui due “carriponte” che, entrati in collisione, provocarono la morte del giovane Di Leo. Stando a ciò che è emerso dalle indagini, il violentissimo impatto fu causato dalla mancanza di un dispositivo che avrebbe dovuto evitare ciò che invece si verificò.

L’incidente diede origine al distacco dai binari di una sbarra di ferro che, caduta da un’altezza di quindici metri, andò a centrare in pieno la testa del giovane operaio, che aveva finito da poco il suo turno di lavoro e stava per far ritorno a casa. La trave sfondò il cranio del 24enne senza lasciargli scampo. I soccorsi furono immediati, ma tutto si rivelò inutile. Le lesioni riportate furono gravissime. Niente e nessuno avrebbero potuto salvare lo sfortunatissimo Gianluigi. Dubbi sul fatto che a risultare decisiva per la tragedia fu l’assenza del componente anticollisione su uno dei due “carroponte” la Procura non ne ha mai nutriti.

A giudizio dei tecnici che hanno avuto modo di esaminare i macchinari entrati in collisione, sarebbe stata proprio la mancanza del ricevitore di onde elettromagnetiche a “favorire” il violento urto. Una conclusione che ha indotto i titolari dell’inchiesta ad ipotizzare che se il segnalatore fosse stato installato, non sarebbe sorto alcun tipo di problema. Con molta probabilità, l’impatto non si sarebbe mai verificato anche perchè, qualora il sistema fosse risultato funzionante, il dispositivo di sicurezza avrebbe rallentato l’arrivo del trasportatore di bramme fino a farlo fermare in prossimità dell’altro.

Sul motivo che ha reso possibile questo tipo di incidente gli inquirenti un’idea l’hanno maturata. Stando a quanto viene sostenuto nel capo d’imputazione, a seconda dei ruoli rivestiti nella vicenda, gli indagati non avrebbero posto rimedio ad uno stato di cose che si conosceva e che non poteva rimanere inalterato. Del resto, a seguito di una verifica della documentazione esistente in reparto, gli investigatori hanno scoperto che appena due giorni prima della morte di Di Leo gli stessi “carriponte” sarebbero entrati in collisione. Uno scontro di cui in pochi hanno avuto contezza forse solo perchè non si registrò alcun incidente.

Quello scontro avrebbe dovuto rappresentare un chiaro segnale d’allarme per chi lavorava nel reparto. Ma questo non avvenne. A giudizio del pubblico ministero, quell’incidente non sarebbe stato preso in seria considerazione, chi avrebbe dovuto porre immediatamente un rimedio non avrebbe fatto nulla. Contribuendo così al verificarsi del nuovo tremendo impatto che determinò il distacco della trave (del peso di circa 40-50 chili) che andò ad uccidere il povero Di Leo.

Una tragica morte, l’ennesima registratasi nello stabilimento ILVA, che è diventata materia da trattare nelle aule di Palazzo di Giustizia.

Articoli correlati

  • La sezione Togliatti del PCI negli anni Ottanta
    Taranto Sociale
    La sua sede era invia Diego Peluso 63 a Taranto

    La sezione Togliatti del PCI negli anni Ottanta

    L'obiettivo di fondo della sezione era quello di creare un ponte tra la politica e la cultura, favorendo il dibattito, la partecipazione attiva e la conoscenza dei problemi, soprattutto quelli complessi che emergono dalla questione ecologica e dall'interdipendenza a livello planetario.
    17 marzo 2023 - Alessandro Marescotti
  • Hilde Angelini
    Taranto Sociale
    E' stata molto attiva nell'UDI e nel PCI

    Hilde Angelini

    Ha dedicato gran parte della sua vita alla lotta per i diritti sociali e civili. La sua eredità di solidarietà e impegno politico rimane ancora oggi un esempio per la comunità di Taranto e non solo. Il suo nome è legato alla storia della città e alla lotta per la giustizia sociale.
    15 marzo 2023 - Mario Feroce
  • Il caso ILVA e il riconoscimento dei diritti umani nella società globalizzata
    Ecologia
    L’istituto dei risarcimenti punitivi come strumento di riequilibrio del sistema

    Il caso ILVA e il riconoscimento dei diritti umani nella società globalizzata

    Questa ricerca affronta l’istituto dei risarcimenti punitivi, di derivazione anglosassone, che si caratterizzano per una particolare funzione sanzionatoria e deterrente, diversa da quella tipica della classica responsabilità civile, la quale ha invece funzione riparatoria.
    15 marzo 2023 - Federica Sansone
  • Il Comitato Unitario del Liceo Scientifico Battaglini di Taranto
    Taranto Sociale
    Venne fondato nel 1974 nella biblioteca valdese

    Il Comitato Unitario del Liceo Scientifico Battaglini di Taranto

    In una scuola fortemente permeata dal paternalismo e dall'autoritarismo, alcuni studenti formarono il "comitato unitario", un organismo democratico che sfruttava i decreti delegati e le assemblee per portare una ventata di rinnovamento culturale e di contestazione giovanile.
    9 marzo 2023 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.6.44 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)