Diossina e mal di lavoro le emergenze di Taranto
Ai partecipanti al convegno sulle diossine promosso dall´associazione Taranto Viva, non saranno sfuggiti alcuni rilievi di grande importanza per il destino di Taranto. Il forte sospetto che le diossine siano presenti nel territorio e nel sangue dei tarantini in maniera notevolmente superiore ai quantitavi consentiti dalle norme europee, la constatazione di un notevole incremento di malattie oncologiche in qualche modo potenzialmente diossine correlate e ciò che è peggio una scarsa conoscenza istituzionale del problema e soprattutto un´assenza di progettualità su come porvi riparo.
A parte il generico agreement del management industriale di ridurre l´emissione di polveri sottili non vi è altro. Da un lato l´inquinamento che nuoce alla salute, un diritto incomprimibile, come sottolineato dal procuratore Sebastio, dall´altra il ricatto occupazionale, alcune migliaia di persone potenzialmente senza lavoro se si dovesse arrivare a ridimensionare un´azienda come l´Ilva.
Grande responsabilità per chi ha le redini della città, soprattutto il sindaco, che deve barcamenarsi fra queste due indispensabili necessità, la salute e il lavoro. Il dato di fatto è che non sono nate possibilità di lavoro e sviluppo in altri settori e si è assistito ad una riduzione di quel minimo di attività presenti e calate nel territorio come, ad esempio, il turismo.
Così com´è non è pensabile che Taranto possa decollare su questo settore, anche se vi sono iniziative encomiabili come la recente riapertura del museo, che può portare alcuni turisti per una visita mirata; ma Taranto ha bisogno di ben altro.
Taranto ha bisogno di riprogettare il proprio futuro e lo sviluppo, ammesso che ciò sia possibile. Non è pensabile che il futuro possa imperniarsi sull´impianto di un rigassificatore o un termovalorizzatore, non saranno certamente queste strutture a dare un forte indotto lavorativo alla città. Crediamo che il mondo imprenditoriale sia alla ricerca di siti dove investire; continuare a vedere banche nazionali che si accorpano per diventare competitive all´estero e che non investono in Italia ci fa pensare molto male e soprattutto che l´Italia non offra opportunità.
Nell´area di Taranto occorre effettuare una operazione di nascita delle opportunità; pensiamo all´indotto possibile in termine di valorizzazione del territorio se nascesse un´area completamente libera a ridosso della città per creare tante di quelle attività collegate al porto e al mare, ma si liberebbe agli investimenti anche tutta la costa fino a Castellaneta con immense necessità di infrastrutture.
E come non pensare a tutta la costa a Sud di Taranto con maquillage da operarsi su larga scala su tutti quei villaggi o paesi che si incontrano fino alla provincia di Lecce, come creare la viabilità e infrastrutture; mi aspetterei un mega cantiere di 80 chilometri da Castellaneta Marina a S. Pietro in Bevagna. Ma per fare ciò occorrono fatti concreti.
Patrizio Mazza
Direttore dell’Ematologia all’ospedale “Moscati”
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