Taranto Sociale

Florido: “Così potenziamo ARPA”

Il presidente della Provincia, Gianni Florido, ribadisce il rinnovato impegno sull’ambiente. Domani la presentazione del Piano sui rifiuti solidi urbani. “Nell’arco di un anno avremo uno strumento di pianificazione e di controllo del ciclo dei rifiuti che la nostra provincia non ha mai avuto”
27 marzo 2008
Michele Tursi
Fonte: Corriere del Giorno

- Nuova sede e strumentazione adeguata per l’Arpa di Taranto. Responsabilità condivisa nella gestione delle criticità ambientali. Sono alcuni degli interventi messi in atto dalla Provincia. Ne parliamo con il presidente Gianni Florido.

Presidente, cos’è un risveglio improvviso?

“Assolutamente no, si tratta della giusta attenzione verso problemi seri e urgenti come salute e ambiente che per quarant’anni sono stati ignorati quasi del tutto”.

Forse lo sono anche adesso viste le condizioni del territorio ionico?

“Non è così. L’attenzione delle istituzioni su questi temi è cambiata, è cresciuta. Anzi, l’ambiente, la salute, la sicurezza sul lavoro sono questioni centrali non solo quando si discute dell’effetto serra e dell’inquinamento atmosferico, ma anche quando si programma lo sviluppo futuro. Avverto una nuova sensibilità che prima non c’era, come non c’erano una serie di strumenti di legge e tecnologici che ci consentono di incidere efficacemente sui processi produttivi diminuendo il loro impatto ambientale, mantenendo se non aumentandone l’efficienza”.

Come si traduce in atti concreti questa nuova sensibilità?

“Ovviamente faccio riferimento a quanto sta realizzando l’Ente da me presieduto. La Provincia ha stipulato una convenzione con l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, grazie alla quale è stato acquistato per la sede di Taranto uno spettrometro di massa ad alta risoluzione. Si tratta di un’apparecchiatura che costa 400mila euro che consente di effettuare complesse analisi su diossine, pcb, polveri grazie alle quali sarà possibile individuare con esattezza anche le fonti inquinanti. Per effetto della stessa convenzione saranno effettuate diverse centinaia di controlli su suolo, aria e acqua. Nei prossimi giorni convocherò una riunione con le associazioni ambientaliste del territorio con le quali, insieme all’Arpa, redigeremo una mappa ed un cronoprogramma dei controlli.

In sostanza chiederemo alle associazioni di indicare zone critiche o sospette da esaminare”. Uno strumento da 400mila euro, ma l’Arpa di Taranto attende ancora una sede adeguata. “Abbiamo pensato anche a questo. All’Agenzia per l’ambiente sarà concessa in comodato d’uso gratuito per sei anni una palazzina all’interno del porto. A breve dovrebbero iniziare i lavori, a carico dell’Arpa, il cui importo complessivo si aggira intorno ai 350 mila euro.

Pensiamo che entro un paio di mesi la nuova sede sarà operativa e questo territorio avrà una capacità di controllo senza precedenti in campo ambientale”.

Presidente, non per smorzare l’entusiasmo ma ci sembra solo l’inizio di un percorso ancora lungo.

“E’ vero, di cose da fare ce ne sono tantissime. Però, come dicevo prima, per quarant’anni di questi problemi non se n’è occupato nessuno. Adesso avverto una rinnovata e forte sensibilità frutto anche delle battaglie ambientaliste. Riconosco un grande merito alle associazioni ambientaliste, quello di averci messo di fronte in maniera diretta, senza mediazioni, al tema della salute e delle devastazioni subite dal nostro territorio. Allo stesso tempo bisogna riconoscere che anche sul versante istituzionale c’è un’attenzione diversa. La Regione Puglia ha fatto molto in questo senso e l’Amministrazione provinciale procede nello stesso solco. Quando si governa, però, nelle cose che si fanno non bisogna mai perdere di vista il principio di responsabilità in cui convergono gli interessi generali”.

Allude a mediazioni, forme di compensazione, alle cosiddette royalties?

“Questi strumenti, per quanto legittimi, non attengono al ragionamento in questione. Dico soltanto che le decisioni vanno assunte tenendo conto di istanze diverse e del fatto che le stesse decisioni prendono forma sulla base di indicazioni degli organi preposti al controllo ed al monitoraggio che, per fortuna adesso ci sono e funzionano”.

Infatti, ci sono voluti 40 anni per scoprire che l’azienda siderurgica immette diossina in atmosfera.

“La diossina è una vicenda che mi preoccupa molto. Ma vorrei che non fosse sottovalutata l’elevata presenza di Pcb. Appena lo spettrometro sarà agibile chiederemo all’Arpa di effettuare controlli specifici sul Pcb per capirne la provenienza ed il periodo in cui è avvenuta la contaminazione”.

Ma Taranto si libererà mai del ricatto occupazionale?

“Il porto e la retroportualità sono l’unica, vera, grande alternativa allo sviluppo dell’area ionica. Ma siamo bloccati da procedure assurde che impediscono di realizzare i dragaggi dei fondali e che rallentano le attività di caratterizzazione del distripark”.

Ci bloccano il porto, ma ci offrono il raddoppio dell’Eni, il rigassificatore, una nuova centrale dell’Ilva. E’ questo il nuovo sviluppo?

“La condizione indispensabile affinchè il territorio possa accogliere nuovi investimenti è che le attività che ne deriveranno non vadano ad aggravare il già pesante carico ambientale sopportato da Taranto”. Finora ci siamo salvati dall’emergenza rifiuti che in altre parti del Paese è esplosa in maniera clamorosa.

Per il futuro cosa dobbiamo aspettarci?

“Domani presenteremo il Piano provinciale dei rifiuti solidi urbani, la cui stesura è stata affidata all’Arpa. Nell’arco di un anno avremo uno strumento di pianificazione e di controllo del ciclo dei rifiuti che la nostra Provincia non ha mai avuto. All’Arpa abbiamo indicato alcune linee guida intorno alle quali comporre il Piano. In sintesi sono tre. In primo luogo vogliamo capire che autonomia hanno i nostri impianti, se e quando il territorio potrebbe andare in sofferenza. Di conseguenza sapremo se, in futuro, avremo bisogno di nuovi impianti e nel caso dove realizzarli senza creare danni all’ambiente ed alle comunità. Oggi, infatti, abbiamo indicazioni in negativo, cioè sappiamo dove non si possono costruire discariche. Il terzo e forse più importante obiettivo è quello di incrementare la raccolta differenziata capendo quale metodo adottare per aumentare al massimo la resa. Quello dei rifiuti non è una tema secondario, soprattutto per una realtà come la nostra.

Quanto sta accadendo in Campania deve suonare come un campanello d’allarme per i nostri agricoltori, per gli allevatori, per una parte importante del nostro sistema economico e produttivo”. Sempre che per decreto Taranto non debba far fronte alle emergenze altrui.

“E’ ovvio che il Piano che sarà presentato venerdì non considera le emergenze. Ad onor del vero, la criticità di Lecce a cui abbiamo fatto fronte in questi mesi, ha riguardato una discarica di tipo ex 2B per rifiuti speciali non pericolosi, non per rifiuti solidi urbani”.

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