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L'Università scende in campo contro l'inquinamento

Il rettore Corrado Petrocelli ha rafforzato il rapporto tra Ateneo barese e la città: «Abbiamo sbloccato delle risorse nella tutela ambientale». Intanto approda a dibattimento il tragico infortunio registratosi nell’ottobre di tre anni fa all’interno dell’Ilva. Va sotto processo un tecnico di una ditta dell’appalto
29 aprile 2008
Fonte: Corriere del Giorno

- È il rettore Corrado Petrocelli a rilanciare il federalismo universitario in Puglia. Lo ha fatto durante il convegno di inizio dei lavori dell’edizione 2008 di Didamatica, lavori partiti ieri e che andranno avanti sino a mercoledì. "Il federalismo universitario serve ad unire, non si va da nessuna parte se non si fa rete. Dobbiamo costituire una rete di interazione tra tutte le nostre realtà universitarie, Bari, Taranto e Brindisi e quindi tutte le altre sedi dove ci sono dei corsi di ricerca e formazione", ha detto il rettore a margine dell’incontro.

Petrocelli dal cuore pulsante del polo universitario ionico risponde ad una delle domande chiave del sistema universitario nazionale: ovvero se c’è il motivo di avere il sistema scolastico e universitario gestiti da un "moloch" centrale. Vecchia questione. Taranto nel nascente sistema federale pugliese ha già, di fatto, un ruolo: quello di ospitare la ricerca d’eccellenza. Una ricerca che, per Petrocelli, può fare molto per la città, vittima delle questioni ambientali.

"Taranto è già centro di ricerca - ha spiegato il rettore -. Molte delle iniziative che ci permettono di essere università di punta per le politiche ambientali sono nate nel polo ionico. Per questo abbiamo dato il via allo sblocco delle risorse per la costruzione di una serie di laboratori nella seconda facoltà di Scienze".

Da parte del rettore così giunge una disponibilità ad affrontare le grandi emergenze di Taranto a partire da quella ambientale, questione grave e greve, ma mai affrontata in modo determinante. "L’università può fare molto per la città di Taranto. Noi abbiamo avanzato - ha rilevato - una serie di progetti già presentati per l’utilizzo delle fonti di energia alternativa, dall’eolico al solare. E nei laboratori didattici è stato già messo a punto un progetto per alimentare con fonti di energia alternativa tutti plessi universitari.

"Siamo presenti - ha precisato poi Petrocelli - per la salvaguardia dell’ambiente della terra del mare e dell’aria. E abbiamo una convezione con l’Arpa, siamo presenti per la tutela dei beni culturali e del paesaggio: penso sia un buon inizio". Il rettore ha anche evidenziato, durante i lavori congressuali, la bontà di investire in cultura. "Lo dicono le statistiche - ha detto a conclusione del proprio intervento - le aziende che investono in ricerca e in personale qualificato traggono anche benefici economici".

L’edizione 2008 di Didamatica, che ieri ha registrato il tutto esaurito nell’aula magna della facoltà - è un’occasione di confronto e discussione sul valore aggiunto che le tecnologie informatiche possono apportare nei processi educativi se opportunamente integrate. Didamatica 2008, in particolare, realizza un ponte di comunicazione tra il mondo della scuola e il mondo della ricerca, proponendo e favorendo un uso consapevole delle tecnologie informatiche. Dal suo canto la professoressa Teresa Roselli del Dipartimento di Informatica

A Giudizio per una morte bianca

Prime decisioni nell’ambito del procedimento sulla tragica morte di un operaio di una ditta dell’appalto avvenuta nel pomeriggio del 27 ottobre di tre anni fa all’interno dell’ILVA. Al termine dell’udienza preliminare tenuta nella giornata di ieri, il gup del Tribunale dott. Pompeo Carriere se da un lato ha rigettato la richiesta di patteggiamento avanzata da un inquisito (la pena ipotizzata non è stata ritenuta congrua), dall’altro ha disposto il rinvio a giudizio per il secondo soggetto finito nel mirino per il terribile incidente in cui perse la vita Giovanni Satta, originario di Nuoro, residente a Genova, all’epoca 43enne e dipendente della ditta “SEPI”.

La stessa impresa a cui l’ILVA aveva affidato il compito di demolire una struttura del reparto AGL/1 dismessa da circa una ventina d’anni. A doversi difendere dall’accusa di cooperazione in omicidio colposo sarà il tecnico che all’epoca stava coordinando l’esecuzione dei lavori. Assistito dall’avv. Egidio Albanese, l’imputato dovrà comparire dinanzi al giudice monocratico della Seconda Sezione penale del Tribunale a partire dal prossimo 7 ottobre per cercare di dimostrare come nell’intera vicenda il suo ruolo non abbia avuto alcuna rilevanza. Al contrario di quanto, invece, ipotizzano gli inquirenti (l’inchiesta è stata diretta dal procuratore aggiunto dott. Francesco Sebastio) che, alla luce di quanto emerso dalla relazione redatta dagli esperti dell’Ispettorato del Lavoro,dalle dichiarazioni rese da due testimoni e da altra documentazione sempre di natura tecnica, ha ravvisato nel comportamento dell’inquisito gli estremi per chiedere ilprocesso.

A tal proposito si ricorda che nei confronti dell’allora coordinatore dei lavori la Procura ha contestato le omesse verifica e adozionedel “Piano Operativo di Sicurezza”. Secondo il p.m., non procedendo in tal senso, il tecnico non avrebbe controllato se il piano in questione fosse idoneo ad evitarei rischi connessi all’attività di demolizione che doveva riguardare un impianto che ormai era in disuso da tempo. Stando alla ricostruzione del-l’episodio, il 27 ottobre di tre anni fa la vittima faceva parte del gruppo di operai impegnato nell’abbattimento di un grosso pilastro di acciaio.

L’incidente si registrò durante le operazioni di taglio del pilone di sostegno di una preesistente struttura metallica. Operazioni che, stando all’accusa, sarebbero state effettuate senza la preventiva messa in sicurezza. Questa presunta mancanza non avrebbe fatto altro che determinare l’improvviso cedimento dell’impianto che andò a schiantarsi al suolo seppellendo il povero Satta (gli altri suoi colleghi si salvarono miracolosamente). Immediatamente soccorso, l’operaio fu subito trasportato in ospedale, ma l’estrema gravità delle lesioni riportate non consentì al medici di salvargli la vita.

A finire sotto inchiesta furono il coordinatore per l’esecuzione dei lavori ed il dirigente e responsabile di servizio di prevenzione e protezione della “SEPI”, lo stesso che ieri mattina aveva chiesto di poter definire la sua posizione facendo ricorso al patteggiamento della pena. Un rito alternativo a cui però il gup non ha dato via libera trasmettendo il fascicolo al giudice dott.ssa Valeria Ingenito affinchè si occupi della vicenda nel corso di un’udienza già fissata per il prossimo 13 maggio. Nel segnalare che il dirigente della ditta è sospettato di non aver effettuato un’idonea valutazione dei rischi durante l’attività di demolizione, si ricorda che i familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel procedimento tramite gli avvocati Salvatore Di Fonzo e Marco Montalbani.

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