Mai più lavoro e morte
I l lavoro per vivere, non per morire. Un lavoro per la dignità della persona e non per diventare vittime. Questo il messaggio che ieri sera, da piazza Garibaldi, è stato lanciato nel corso della manifestazione pubblica organizzata dall’associazione Libera in occasione della prima Giornata nazionale della memoria in ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro. All’evento tarantino, al quale ha aderito un numeroso pubblico, è intervenuto don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione contro le mafie, insieme con autorità cittadine.
Una giornata dovuta e necessaria per non dimenticare, per non abbassare la guardia. Per ricordare non solo le vittime del lavoro, ma anche chi si è suicidato perchè disperato e senza lavoro e per i “fantasmi” del lavoro in nero.
“E’ un grido di dolore quello che parte da Taranto. Non si può morire sul lavoro, non si può morire per il lavoro”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione contro le mafie “Libera”, presente ieri nel capoluogo ionico alla manifestazione pubblica tenuta in piazza Garibaldi in occasione della prima Giornata nazionale della memoria in ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro.
All’evento, organizzato dal Comitato dei familiari delle vittime sul lavoro e dall’associazione Libera, ha partecipato numeroso il pubblico, e autorità tra i quali il prefetto di Taranto, dottor Pironti, il presidente della Provincia, Florido, il sindaco di Taranto, Stefàno, ed alcuni primi cittadini e rappresentanti di altri Comuni ionici. Una giornata dovuta e necessaria per partecipanti ed organizzatori, per non dimenticare, per non abbassare la guardia. “C’è bisogno di impegno e soprattutto di corresponsabilità da parte di tutti - ha aggiunto don Ciotti - perchè ci sia una dignità del lavoro e per i lavoratori nel mondo del lavoro. Bisogna creare le condizioni di sicurezza, perchè le leggi vengano veramente rispettate e prodotte, bisogna creare le condizioni perchè la gente possa andare a lavorare e tornare a casa”.
Ricordando che il lavoro non è un optional e che è una necessità delle persone “per vivere, per crescere, per avere una libertà, una dignità, un reddito, un futuro, una prospettiva” don Ciotti non ha dimenticato di ricordare, insieme a chi è morto sul lavoro ed i loro familiari, anche chi ha perso la vita “per cercare lavoro. Penso - ha riferito - ad alcuni suicidi avvenuti quest’anno, dettati dalla disperazione di chi ha chiesto di avere un lavoro. E penso poi agli invisibili che sono poi tante persone che lavorano “in nero”, così come alle forme di caporalato, sono gran parte clandestini fuggiti da situazioni di povertà”.
Quindi ha messo in evidenza che ieri ricorreva anche la giornata mondiale della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Un’altra grave piaga sociale di realtà povere. “L’Urlo” di Munch, non a caso era stato scelto per il manifesto che sovrastava il gazebo della piazza, listato a lutto con un fiocco nero, era lì a sottolineare che il grido di silenzio “si deve far sentire, perchè si deve sempre difendere la vita umana” come ha detto padre Pio Montagna, parroco della chiesa di San Pasquale.
Al suo breve ma commovente discorso è seguito un minuto di silenzio per i morti sul lavoro all’Ilva ed ai sei morti di mercoledì a Mineo (Catania), poi le note del silenzio suonate da un bersagliere dell’associazione “La Marmora” di Taranto. Quello di ieri nel capoluogo ionico è stato un momento di riflessione per ricordare tutti i morti sul lavoro, ma in particolare dei due giovani che il 12 giugno del 2003, Paolo Franco 25 anni e Pasquale D’Ettorre 28 anni, persero la vita schiacciati da una gru crollata all’interno del siderurgico.
“E’ dovere ricordare e nei modi giusti queste brutture - ha detto il sindaco Stefàno - Tutte le persone, senza escludere nessuno, devono essere impegnate affinchè questi eventi vengano azzerati. Finchè ci sarà un solo infortunio sul lavoro noi non avremo la coscienza a posto. Dovremo continuare a lavorare, ad essere impegnati, oltre che nelle manifestazioni pubbliche soprattutto nell’educare i giovani alla difesa della vita. Quando si va a lavorare si deve andare nelle migliori condizioni possibili, questo è ciò che deve fare il lavoratore che deve anche chiedere di essere informato sui rischi che corre ed il rispetto delle regole del lavoro. Questa città soffre e ha bisogno del massimo dell’attenzione”. L’intero evento è stato contornato da note musicali dell’Ave Maria di Schubert, suonata dalla banda di Santa Cecilia Città di Taranto e cantata dal soprano Daniela Abbà, e dall’Inno d’Italia.
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