Contro le diossine è pronta le legge regionale
www.extramagazine.eu - 28 novembre 2008
Giovedì 20 novembre è stata presentata a Taranto la nuova legge regionale sulle diossine. All’ospedale Testa, tra il mare e la raffineria, erano presenti tutti i protagonisti della battaglia per l’ambiente: l’assessore regionale Losappio, il direttore generale dell’ARPA Assennato, poi Stefàno, Florido e le realtà associative tarantine che da anni si occupano della questione.
Si alternano a parlare tecnici e politici, nella cornice dell’Ospedale Testa, sede dell’ARPA ed ex sanatorio per malati di tubercolosi, perché agli inizi del novecento era uno dei luoghi più salubri della provincia. Ora invece le sagome di Eni Cementir e Ilva incombono minacciose.
Il disegno di legge arriva alla fine di un lungo percorso che parte dal protocollo di intesa del 2006 tra Regione e Ilva e passa dalla lettera di Vendola a Berlusconi dello scorso luglio e agli scontri tra il ministro Prestigiacomo e la Giunta regionale. In sostanza si tratta di una legge che impone all’Ilva, e a tutte le realtà pugliesi che producono diossine, di rispettare il protocollo di Aarhus sugli inquinanti, approvato dall’UE e recepito in Italia nel 2006. «La norma è la continuazione del lavoro portato avanti dal 2006 ad oggi – dice Losappio durante la presentazione – che può essere scandita in quattro fasi: la prima è il protocollo di intesa del 2006, la seconda è il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, la terza è la legge che stiamo presentando e la quarta fase sarà la bonifica di un sito di interesse nazionale».
L’assessore non usa mezzi termini: «L’Ilva deve spendere fino all’ultimo centesimo previsto dall’accordo di programma», che prevedeva l’abbattimento delle emissioni di diossina affinchè il ministero rilasciasse l’AIA, cosa che invece pare vogliano rimandare entro il 2014. L’AIA è prevista per marzo del 2009. Il fatto è che il management di Riva pretende che l’Autorizzazione venga rilasciata con la promessa di far scendere le emissioni solo a partire da sette mesi dopo il rilascio. Cosa che per la Regione non ha senso.
La legge infatti propone che si arrivi a 2,5 nanogrammi all’ora entro marzo per poi arrivare a 0,4 entro dicembre del 2010 a fronte degli otto virgola qualcosa a cui siamo abituati. «È una cosa fattibile con piccoli investimenti, ma l’Ilva si rifiuta, spalleggiata dal ministero, ma non hanno prodotto nessuno studio a riguardo, non ci sono progetti che dimostrino che la cosa non è fattibile. Non si capisce nemmeno perché sia stata usata l’urea nel processo produttivo solo per il lasso di tempo utile agli ultimi controlli ambientali e ora non si stia più facendo», continua Losappio.
La legge prevede, se approvata, che le emissioni rientrino nei limiti imposti dall’Unione Europea entro marzo e poi in quelli del protocollo di Aarhus entro dicembre 2010. Se l’Ilva e gli altri stabilimenti inquinanti non rispetteranno quello che la giunta decide, si rischia la chiusura.
Questa volta la Regione mette da parte la diplomazia e non abbocca nemmeno al classico ricatto occupazionale tipico del patron dell’Ilva. Di solito, dopo richieste di adeguamento delle strutture per limitare l’impatto ambientale si ricevevano in risposta le minacce di licenziamenti di centinaia di operai. In realtà di operai ne serviranno di più se si monteranno gli impianti di messa a norma per l’abbattimento dei veleni.
Nel frattempo i tecnici che si susseguono parlano di tumori ed emissioni e il quadro tracciato diventa sempre più agghiacciante. Il loro parere esula da posizioni politiche, a parlare sono i numeri. Secondo l’Asl la percentuale di malati di tumore aumenta man mano che ci si avvicina al quartiere tamburi, così come si registra un aumento di anziani ricoverati in corrispondenza di maggiori emissioni dal camino E312, quello da cui proviene la diossina.
Questa volta pare siano tutti d’accordo, dalla Regione fino al Comune, passando per le varie associazioni che con la manifestazione di sabato offrono tutto l’appoggio possibile, rispondendo in maniera positiva all’appello regionale di essere uniti in una questione che riguarda tutti e di fare fronte comune contro il Governo nazionale che, già si sa, conta sulla Corte Costituzionale per l’eventuale abrogazione di una legge che non fa gli interessi del grande capitale.
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