Taranto Sociale

Inaugurato l'impianto dell'Ilva di Taranto che dovrebbe dimezzare le emissioni di diossina

"Una giornata storica"

«Per noi — ha commentato Alessandro Marescotti di PeaceLink — questo è un momento senz’altro positivo. Vogliamo che Taranto sia la città più “controllata” e pulita d’Italia».
2 luglio 2009
Taranto Sera

Alessandro Marescotti e Biagio De Marzo aprono la bandiera di PeaceLink di fronte all'Ilva

«Una giornata storica», l’hanno definita Stefania Prestigiacomo e Nichi Vendola. Stamattina all’Ilva è stato inaugurato l’impianto a tecnologia urea che consentirà un drastico abbattimento delle emissioni di diossine. Un evento che ha visto la partecipazione di ospiti d’eccezione: oltre al ministro ed al governatore, c’erano l’assessore regionale Michele Losappio, il presidente della Provincia, Gianni Florido, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, il sindaco di Statte, Angelo Miccoli, il direttore dell’Arpa, Giorgio Assennato. A fare gli onori di casa tutto lo stato maggiore dell’Ilva, a cominciare da Fabio Riva. Prima della cerimonia di inaugurazione c’è stato l’incontro con le maestranze dello stabilimento. L’Ilva e gli enti hanno poi sottoscritto un protocollo d’intesa che lascia ben sperare per una proficua collaborazione istituzionale. «L’ambiente non ha colori politici», hanno affermato il ministro e il governatore. Messe da parte le polemiche dei mesi scorsi, sia la Prestigiacomo che Vendola hanno sottolineato come «salute e lavoro» possono e devono coesistere. Il presidente della Regione ha parlato di «dialogo della verità» avuto in questi anni con l’azienda, a dimostrazione di quanto duro ma schietto sia stato il rapporto tra territorio, istituzioni e grande industria. E a dare testimonianza del percorso compiuto, all’esterno della direzione c’erano i volti delle battaglie condotte in questi anni: i militanti di Comitato per Taranto, Ail, Peacelink, 12 giugno, Wwf ed altri. C’era anche la famiglia Fornaro, quella dell’azienda agricola che ha pagato con l’abbattimento di 1.200 pecore la contaminazione di diossine. «Per noi — ha commentato Alessandro Marescotti — questo è un momento senz’altro positivo. A differenza degli atti di intesa degli anni passati, questa volta sono stati fissati dei limiti e degli obiettivi con delle scadenze precise. La nostra battaglia però non si ferma. Adesso vogliamo il monitoraggio in continuo delle emissioni. Vogliamo che Taranto sia la città più “controllata” e pulita d’Italia. Prendiamo esempio dalle esperienze di Casale Monferrato e di Brescia».

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