Diossina a Taranto, forse blocco allevamenti entro 15Km dall'Ilva
TARANTO - Blocco della commercializzazione delle carni provenienti dagli allevamenti di ovini e caprini nel raggio di 15 chilometri dall’area industriale? Possibile richiesta di sostegno economico da avanzare all’I l va come forma risarcitoria verso gli allevatori già danneggiati dopo l’abbattimento nei mesi scorsi di centinaia di capi ovicaprini contaminati da diossina e quelli che potrebbero esserlo in futuro? Potrebbero essere queste alcune delle misure al vaglio del Tavolo tecnico regionale che sta esaminando gli ultimi risultati delle analisi sulla presenza di diossina nelle matrici alimentari, in particolare latte e carni ovicaprine provenienti dalle aziende zootecniche entro un raggio di 25 chilometri dall’area ind ustriale.
«Ogni decisione – annunciava l’altro ieri l’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Stefàno - è rinviata. Al momento non ci sono condizioni tali da giustificare un piano di emergenza». Ieri ha aggiunto: «Lunedì (domani, ndr), col collega Fiore, saremo dal governatore Vendola. Al Tavolo riunitosi nei giorni scorsi sono state fatte solo valutazioni tecniche, ora ci sono decisioni che attengono il livello politico». Massimo riserbo e massima cautela. Il Tavolo tecnico regionale – almeno per quanto riguarda il problema diossina negli alimenti a Taranto – deve, infatti, anche fare i conti con le richieste contenute in due lettere fatte pervenire ai vertici regionali e sui tavoli dei dirigenti ministeriali competenti in materia. A firmare la prima lettera è il coordinatore del Tavolo Verde Puglia, on. Paolo Rubino, peraltro ancora in attesa di sapere dall’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, se i componenti del Tavolo Verde – come chiesto agli inizi di luglio - potranno sedersi al Tavolo Tecnico per condividere soluzioni a salvaguardia della salute pubblica, dell’economia e dello sviluppo del territorio basato su agricoltura e zootecnia.
Con la missiva del 29 luglio, l’on. Rubino chiede, invece, l’annullamento di recenti ordinanze con cui l’Asl dispone l’abbattimento di interi allevamenti di ovini e caprini. Evidente il riferimento agli allevamenti sui cui campioni di carni le analisi avevano ultimamente dato esito di non conformità ai valori massimi di diossina consentiti. Allevamenti questi che erano stati già sottoposti a vincolo sanitario a seguito dell’esito di non conformità del latte ovicaprino non destinato alla distribuzione. Il Tavolo Verde non solo contesta le più recenti ordinanze dell’Asl sul piano tecnico-scientifico (le norme comunitarie non obbligano all’abbattimento di capi di bestiame che non vengano destinati all’alimentazione e che possono essere disintossicate), ma soprattutto accusa di «molteplici vizi di illegittimità» la delibera di giunta regionale 1321/2008 con cui si disciplina il piano straordinario di interventi. La delibera – dice Rubino -, in contrasto con le direttive Cee, ha previsto controlli solo sulla zootecnica e sui pascoli e non sull’intero territorio e sugli esseri umani.
La seconda lettera è fatta pervenire al Tavolo Tecnico e ai direttori generali dei ministeri del Lavoro, Salute, Politiche Sociali e Ambiente dal cartello di associazioni ambientaliste riunitesi nel comitato «Altamarea». Chiedono che la questione diossina nella catena alimentare a Taranto venga affrontata con rigore e tempestività dalle autorità sanitarie nazionali, in aggiunta a quelle regionali e locali. Inoltre, vista la conferma della presenza di diossina nel fegato degli animali, l’organo più contaminato e dal quale si ricavano i richiestissimi «fegatini», che controlli siano effettuati nelle strutture di macellazione delle carni a livello nazionale.
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