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Secondo il proprietario dell'Ilva, Emilio Riva, il dibattito sui tumori a Taranto "sarebbe inventato"

Ilva e tumori per veleni: la matematica dice tutto

A Taranto l'eccesso di mortalità per tumore della pleura supera quella regionale per il 300-400% rispettivamente per donne e uomini.
Danny Sivo (medico del lavoro)
Fonte: Repubblica di Bari - 27 dicembre 2009

Ilva di Taranto Apprendiamo in questi giorni che secondo il proprietario dell'Ilva, Emilio Riva, il dibattito sui tumori a Taranto "sarebbe inventato" e mi son chiesto se non avesse ragione.

Cos'è infatti un dibattito?
Un dibattito, in genere, consiste in una argomentare a sostegno di posizioni diverse su cui magari insistono dei dubbi.

Ma tornado a Taranto che c'è da dibattere?
Dov'è il dubbio che rende necessario un dibattito?

Vediamo i dati oggettivi. Secondo il terzo rapporto APAT 2006 a Taranto oltre il 90% delle fonti di inquinamento sono di origine industriale. Che l'Ilva partecipi in modo consistente a tale percentuale non è oggetto di discussione, almeno spero. Secondo uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità a Taranto dagli anni '70 ad oggi la mortalità in città per tutti i tumori è stabilmente più elevata che nel resto della Puglia in una percentuale che era del 25% ed ora è del 10%. Rispetto sempre alla Puglia negli anni '70 l'eccesso di tumori polmonari maschili era del 45%, negli anni più recenti l'eccesso è del 15% tra gli uomini e del 30% tra le donne. L'eccesso di mortalità per tumore della pleura supera quella regionale per il 300-400% rispettivamente per donne e uomini.

I dati ci dicono che sono in crescita in città e provincia i linfomi di Hodgkin ed il mieloma multiplo. Aumenti della mortalità sono pure riscontrabili, rispetto al resto della regione, per tumore alla vescica e al seno. Quest'ultimo dato confermerebbe, inoltre, quanto emerso in recenti studi sulle donne esposte a diossina a Seveso all'indomani del noto incidente del 1976.

Dai dati, dunque, emerge il quadro di una città che già da tempo sostiene un notevole peso di patologie letali, e dove i rischi per alcune patologie stanno chiaramente aumentando.

Oltre alle patologie legate ad esposizioni lavorative, e quindi presenti maggiormente nella mortalità maschile, anche tra le donne emergerebbe un aumento di patologie, verosimilmente legate ad esposizioni ambientali.

Gli studi epidemiologici ci dicono da decenni che gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e le diossine sono assieme agli altri inquinanti presenti in città in modo spropositato rispetto alle altre città europee, tra cui l'amianto, tra i responsabili di tali tumori. Oggi non siamo nel 1920, sul sito dell'Arpa Puglia e nelle pieghe delle pubblicazioni scientifiche ed INAIL le cose sono a chiare a chi vuole leggerle.

Oggi, è vero, non è tempo di dibattito sul se a Taranto c'è un eccesso di mortalità per tumori e nè se tale eccesso trovi nell'inquinamento un elemento fondamentale perchè si tratta di dati acquisiti innanzitutto al buon senso prima che dalla scienza.

Oggi semmai, il dibattito dovrebbe vertere sulle responsabilità pubbliche e private di una situazione drammatica che negli anni (molti) ha fatto di Taranto la città simbolo di un conflitto assurdo tra lavoro e salute che tra ritardi ed omissioni dobbiamo tutti impegnarci a far cessare. per poterlo fare occorre innanzitutto la trasparenza che le istituzioni regionali iniziano finalmente a garantire dopo anni di incertezze assieme e grazie al lavori di tecnici, degli operatori dell'informazione e delle associazioni ambientaliste.

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