La Grande Marcia per l'ambiente e il ruolo che abbiamo noi giovani
Una marcia di cui si è tanto parlato, prima e dopo, una marcia a cui tutte le fasce d’età, lavoratori, casalinghe, mamme, universitari e persino bambini hanno sentito il dovere di partecipare. Una marcia apartitica per dimostrare che Taranto si rifiuta di subire le conseguenze di interessi economici e affaristici, non cede, non si rassegna a vivere coperta da una coltre di fumo grigio.
Secondo i dati di “Alta Marea”, associazione organizzatrice dell’evento, circa 40.000 persone dall’ingresso dell’Arsenale fino a Piazza Garibaldi, si sono fatte sentire in ogni modo. Slogan, striscioni, cartelloni, bandiere simboli di una forza di volontà che ha spinto i Tarantini a dimostrare di non voler più essere personaggi passivi, ma protagonisti della propria vita.
Così hanno preso in mano le redini della situazione, le voci sembravano essere un tutt’uno e alla fine l’unico messaggio che si leggeva negli occhi dei partecipanti era: “Basta!”.
Si potrebbe pensare che siano stati soltanto gli adulti a rendere davvero significativa la marcia, perché conoscono gli avvenimenti che hanno cambiato la Taranto di un tempo, quella quasi incontaminata, quella Taranto dall’aria salubre, e
perché più dei giovani conoscono la vita politica della città ionica.
Eppure la presenza dei ragazzi èstata molto significativa, sebbene si sia limitata all’indossare mascherine, a perdere fino all’ultimo fil di voce, a soffiare forte in dei fischietti dai lacci colorati ed a innalzare cartelloni a caratteri cubitali, perché è proprio nelle loro mani il futuro della città dei due mari.
Oggi non sono loro a scegliere se firmare o meno a favore del Referendum per la chiusura dell’Ilva, ma un domani saranno loro la nuova classe dirigente che vorrà e saprà cambiare il destino di questa bistrattata e sfortunata città.
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