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L'Asl prevede la soppressione di 2000 pecore

Il silenzio degli agnelli: troppa diossina nei pascoli, altri 250 abbattimenti

Nella lettera d’incarico alla società che ha vinto l’appalto si fa riferimento ad una estensione del fenomeno
10 giugno 2010
Nazareno Dinoi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno - 10 giugno 2010

Non sono bastati due pronunciamenti del Tar e le proteste degli allevatori per evitare la macellazione sanitaria delle 250 pecore contagiate dalla diossina. La Asl di Taranto, su richiesta del servizio veterinario del Dipartimento di prevenzione, ha infatti dato mandato del loro abbattimento alla «Fin Sud Import» di Conversano. Dalle carte allegate alla delibera del 7 giugno con cui la Asl affida l’incarico alla società barese si apprende però anche la stima dei capi soggetti alla stessa infezione. «Si comunica - scrive il direttore del servizio veterinario, Teodoro Ripa - che il presunto numero di capi ovi-caprini da abbattere in conseguenza di provvedimenti sanitari conseguenti al piano di monitoraggio per la ricerca diossine e Pcb-Dl nel latte e nella carne, è di circa duemila», da effettuare - si legge nella nota trasmessa all’impresa che ha poi ottenuto l’appalto - «fino al 31 dicembre 2010». Una previsione spaventosa ma che dà la misura della presumibile estensione del contagio. Un gregge di pecore, sullo sfondo una ciminiera

Sta di fatto che l’impresa«Fin Sud» ha formulato l’offerta facendo riferimento proprio a quel numero e stabilendo il quantum in 57mila e seicento euro iva compresa per un costo di 24 euro per ogni capo abbattuto. Secondo quanto è stato predisposto dagli uffici Asl, la ditta che eseguirà la soppressione dei capi di bestiame dovrà garantire lo stordimento dell’animale prima dell’uccisione e macellazione. Fallisce così il tentativo del titolare dell’allevamento Antonio D’Alessandro di Faggiano che aveva proposto diverse soluzioni per evitare la mattanza delle pecore. Tra queste la possibilità di mantenerle in vita nella sua azienda per la sola produzione di latte ad uso interno, oppure l’altra proposta più suggestiva ma altrettanto vana dell’adozione a distanza. Lo stesso allevatore si era opposto al Tar di Lecce che in una prima fase aveva stoppato la soppressione avendo rilevato la presenza di un gran numero di pecore incinte.

«Non essendo provata la trasmissione della diossina al feto», i giudici amministrativi ordinarono il rinvio della macellazione a dopo il parto. Nel frattempo il proprietario del gregge aveva sollevato dubbi sulle procedure di misurazione della diossina nelle carni ma anche questo fu smontato dal Tar che con l’emissione dell’ordinanza 214 del 14 aprile scorso ha definitivamente respinto il ricorso dell’allevatore. In quell’occasione le nuove indagini di laboratorio dimostrarono anzi un aumento della diossina presente nei tessuti degli animali. «Dalle analisi svolte - si legge infatti nell’ordinanza del presidente della prima sezione del Tar, Aldo Ravalli - è risultato che i livelli di diossina presenti nel latte, anche con l’applicazione della percentuale di errore prudenzialmente applicata, superano quelli consentiti. Le nuove analisi dimostrano l’aumento della percentuale di diossina rispetto alla precedente campionatura».

Dal 2008 ad oggi la diossina e i suoi derivati di natura industriale ha provocato l’eutanasia sanitaria di 1500 capi allevati in otto masserie tra Taranto e Statte. I controlli dei tecnici Asl si sono poi allargati raggiungendo siti distanti anche venti chilometri dall’acciaieria Ilva trovando anche lì tracce della pericolosa sostanza. L’Ilva, da parte sua, ha diffidato chiunque dall’accostare la presenza di diossina negli animali con la sua attività siderurgica. La Regione Puglia ha previsto un piano per il risarcimento degli allevatori colpiti dai provvedimenti. I fondi stanziati sono stati circa duecentomila euro, all’incirca 133 euro per ogni capo perso, ben al di sotto del loro valore di mercato.

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