Confondersi si, ma sotto la stessa bandiera!
Le vittorie e le sconfitte devono, oggi più che mai, essere l'esultanza e la delusione di una coscienza civile matura ed unita!
Apro il computer e comincio a spazzar via dalla mia posta le decine di lettere inutili, fra segnalazioni di nuovi arrivi in libreria e eventi artistici in paesini sconosciuti. Ma poi mi balza all’occhio la fila delle news da parte delle varie associazioni cittadine e ambientaliste, ognuna con le sue proposte e ognuna con i suoi eventi da sponsorizzare, procedure e finalità che sembrano non incrociarsi fra loro, e che sembrano addirittura non avere legami e a tratti contrastarsi.
Come quando, in geometria, ti insegnano che due rette parallele pur seguendo lo stesso percorso non si incontreranno mai, nella stessa maniera stiamo viaggiando noi, nonostante si combatta lo stesso nemico, nonostante le finalità possono concorrere e potrebbero davvero amalgamarsi in un unico obiettivo: la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, il rispetto per la gente e la giustizia per chi ha subito e continua a subire la prepotenza degli industriali.
Nella nostra città, come nell’Italia intera, la politica è sempre più soggetta a notevoli turbolenze, contrapposizioni e animosità, e forse ciò che amareggia di più e che, soprattutto scoraggia, è la radicalizzazione del confronto fra gli opposti schieramenti, un fenomeno che richiama, per dirla metaforicamente, le guerre di antica memoria tra guelfi e ghibellini.
Eppure, mai come oggi, risulta impellente la necessità di riaffermare la centralità e il ruolo delle istituzioni per dare spessore e credito alla lotta che si vuole portare avanti.
Siamo tutti uniti e compatti attorno all’azzurro della nazionale di calcio, o intorno al rosso della Ferrari e non riusciamo ad esserlo sotto la bandiera della “gara per il bene comune”.
Ci prepariamo alle battaglie più dure, alle sfide più ardite per tenere fede e dare compimento ai nostri propositi, ma restiamo un popolo sostanzialmente diviso, come dimostrano le iniziative di questi ultimi periodi, dalle raccolte di firme sotto vari titoli ai Sit-in e alle proteste più rumorose, ai nostri occhi una rivisitazione della Repubblica di Weimar, la quale come molti ricorderanno, dovette affrontare i gravissimi disagi di una Germania uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale, ma che non ce la fece causa delle grosse divisioni interne.
Ci rendiamo conto che siamo davvero arrivati ad un momento importante per la storia della città, e la speranza di proseguire verso la risoluzione più giusta della faccenda cresce nei nostri cuori, e dà nuovo vigore alle giornate che sembrano scorrere nella stessa maniera dal dicembre del 2008.
Siamo convinti che presto i nostri sacrifici, le nostre sofferenze, i nostri sforzi saranno ripagati anche se tutto questo comporterà ulteriore fatica e ancora dei rospi da ingoiare, ma siamo anche convinti che bisogna ora ripartire dalla riscoperta delle regole, perché è proprio nel rispetto delle regole, l’unica possibilità di riscatto dal degrado morale e civile in cui pare stiamo affondando.
Nella posta elettronica di cui parlavo all’inizio, insieme alle news sono apparsi anche messaggi d’incoraggiamento da parte di cittadini, che pur non aderendo alle associazioni, hanno a cuore le sorti della città e in particolare le condizioni di chi in prima persona, gli allevatori, continuano a subire violenza mediatica e morale da parte di chi crede di poter avere ancora la situazione in pugno.
Le coscienze stanno cambiando e la gente inizia a schierarsi, a voler capire e ad unirsi a chi già ha sposato la lotta per la tutela del territorio, questa è una grande conquista che fino a qualche anno fa sembrava ardua da raggiungere, ed è proprio su questo ora che bisogna continuare a lavorare, sulla sensibilità e sull’apertura della gente, perché solo la gente può ribaltare la situazione, ma come possiamo continuare su questa direzione se non stiamo lavorando abbastanza sulla nostra omogeneità?
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