Presentato rapporto ILVA sull'ambiente. PeaceLink: "I malati di cancro non sanno che farsene"
L'Ilva ha oggi presentato il suo Rapporto Ambiente e Sicurezza. Il secondo dopo quello dell'anno scorso.
Vi diciamo cosa rappresenta questo rapporto dal nostro punto di vista.
- Il Rapporto Ambiente e Sicurezza dell’ILVA costa quanto il campionatore continuo della diossina che l’azienda non vuole installare, venendo meno a un obbligo di legge.
- Il Rapporto Ambiente e Sicurezza viene presentato mentre in parallelo l’azienda non collabora con l’Arpa per la monitoraggio diagnostico degli idrocarburi policiclici aromatici, negandosi ai controlli interni con tecnologie ad alta risoluzione temporale che potrebbero verificare in tempo reale le emissioni di questi pericolosi cancerogeni.
- Il Rapporto Ambiente e Sicurezza arriva poche settimane dopo il “provvedienziale” decreto legislativo 155/2010, del governo già definito “salva-Ilva” perché sospende fino al 2013 il “tetto” per il benzo(a)pirene cancerogeno sistematicamente sforato nel quartiere Tamburi e che doveva essere rispettato fin dal 1999.
- Il Rapporto Ambiente e Sicurezza viene lanciato a pochi giorni dall’avvio dell’incidente probatorio nell’ambito del procedimento penale n. 4868/10 RGNR della Procura di Taranto nei confronti di Emilio Riva, Nicola Riva, Luigi Capogrosso, Ivan Dimaggio e Angelo Cavallo, indagati in relazione alle ipotesi di reato di disastro doloso (art. 434 codice penale) e omissione dolosa di cautele (437 codice penale). Inoltre sono stati ipotizzati i reati di “danneggiamento aggravato di beni pubblici”, “getto e sversamento di sostanze pericolose” e “inquinamento atmosferico”.
Il “rapporto ambientale” dell’Ilva oggi è questo.
L'immagine dell'Ilva è danneggiata dalle sue stesse emissioni e omissioni.
I polmoni dei cittadini di Taranto conoscono il "Rapporto Ambiente" dell'Ilva per consumata e quotidiana esperienza.
Se l’Ilva avesse voluto compiere una vera operazione trasparenza lo avrebbe fatto con quelle tecnologie di controllo che le vengono richieste dall'Arpa e che non intende installare né per la diossina né per il benzo(a)pirene, entrambi cancerogeni di classe I (massima pericolosità) secondo l'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC).
L'Ilva avrebbe potuto farsi un'enorme pubblicità positiva promuovendo seri monitoraggi sotto la pubblica supervisione dei cittadini, oltre che degli enti di controllo.
Ma questo non solo non è stato fatto: l’azienda ha eretto un muro di gomma nei confronti delle richieste di controllo Regione e dell’Arpa. Ne è prova il sistema di campionamento in continuo, previsto dall'articolo 3 della Legge Regionale 44/2008 sulla diossina e mai installato.
La vera "svolta di trasparenza" che i cittadini e le istituzioni attendono è l’istallazione di un sistema complessivo di controllo 24 ore su 24 di tutte le emissioni cancerogene, il cui costo sarebbe di gran lunga inferiore alla campagna pubblicitaria che l’Ilva sta pagando per offrire di sé un’immagine “nuova”.
I cittadini di Taranto e provincia che sono in chemioterapia non sanno che farsene delle campagne di immagine ad uso e consumo dei media.
Urge una forte pressione dei cittadini sulla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati perché venga approvata la risoluzione dell'on. Elisabetta Zamparutti che impegna il governo a ripristinare il "tetto" di 1 ng/m3 al benzo(a)pirene, cancerogeno che a Taranto è strettamente correlato alla cokeria Ilva, prima che altre persone si ammalino di cancro. Urge che la diossina, pur ridotta sensibilmente grazie alla pressione dei cittadini e alla legge regionale, rimanga sotto i limiti anche di notte e anche quando i tecnici non salgono a fare i controlli, anche quando i cittadini guardano preoccupati il pennacchio di fumo che esce dal camino E312.
Urge - come ha dichiarato il Presidente Nichi Vendola ai microfoni delle Iene - una verifica continua della diossina. E' una verifica che attualmente manca e che rende incerti e non certificabili "in continuo" i passi in avanti compiuti dopo la legge regionale antidiossina.
Urge che i bambini di Taranto possano guardare il futuro con occhi fiduciosi. Oggi invece i loro genitori osservano preoccupati le nubi notturne che salgono dallo stabilimento Ilva e incombono sulla città.
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