Ritorna l'allarme diossina a Taranto
Taranto, ritorna l'allarme diossina.
Domani mattina centinaia di pecore saranno infatti abbattute in altre masserie.
Nelle loro carni sono state riscontrate concentrazioni di diossina superiori ai limiti di legge.
Le pecore sono di due allevamenti. Il primo è di 550 capi ed è situato presso la Salina Grande, tra Taranto e Talsano. Il secondo è di oltre 100 capi ed è sulla Circummarpiccolo.
PeaceLink esprime solidarietà verso gli allevatori. Essi sono le vittime, assieme a tutti noi, di chi ha in questi anni inquinato il territorio. La magistratura ha il compito di fare giustizia e di ristabilire il principio che “chi inquina paga”. Nel frattempo occorre premere sui parlamentari perché approvino il progetto di legge di indennizzo degli allevatori, sull'esempio di quanto è avvenuto in Campania con l'emergenza “mozzarella di bufala”, in attesa che la magistratura faccia il suo corso.
PeaceLink esprime apprezzamento per il lavoro fin qui svolto dal Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto che, con pazienza e perseveranza, ha svolto un controllo minuzioso, nonostante tutte le difficoltà incontrare.
La ASL e la Regione Puglia hanno tenuto conto delle osservazioni da noi avanzate. Infatti avevamo ipotizzato che vi potessero essere animali il cui latte fosse a norma e la cui carne superasse i valori di legge. E così è stato.
A luglio del 2009 Altamarea segnalava alla Regione Puglia i seguenti dati richiedendo ufficialmente un cambio di strategia nei controlli e una verifica nei macelli:
latte: 17% di superamenti (7 campioni su 41)
carne: 83% di superamenti (5 campioni su 6)
fegato: 100% di superamenti (16 campioni su 16).
Da ciò nasceva l'ipotesi che i controlli andassero eseguiti con modalità nuove. In un primo tempo erano stati effettuati controlli sul latte e, in caso di superamento dei limiti di legge, anche sulla carne. Alla luce di un'attenta valutazione delle analisi – che riscontravano sistematicamente una maggiore concentrazione di diossina nella carne - era necessario ribaltare la strategia dei controlli partendo dalla carne e non dal latte, in base al principio di precauzione. Questo cambio di strategia ha evitato che svariati quintali di carne contaminata finissero sulle tavole.
Una volta rovesciata la metodologia dei controlli e valutata la priorità della contaminazione della “carne” sul “latte”, era abbastanza ovvio che il numero degli animali destinati ad essere abbattuti sarebbe aumentato.
Per quanta dolorosa sia la soluzione, noi riteniamo necessario l'abbattimento per evitare che sulle tavole finiscano alimenti contaminati.
I controlli andrebbero anzi rafforzati e intensificati, anche perché si vedono ancora pecore brucare su terreni incolti in quel raggio di 20 chilometri che la Regione Puglia ha interdetto al pascolo.
La contaminazione dei terreni persiste. E non è finita con l'abbattimento delle 1200 pecore dell'11 dicembre 2008 né con la legge antidiossina, che ha potuto solo limitare l'inquinamento ma non risanare il territorio contaminato. Infatti la diossina è un inquinante persistente che si accumula nel tempo nei terreni e nell'organismo. L'emergenza non è pertanto superata. Va tenuta sotto controllo, senza ritenere superficialmente che il peggio sia alle nostre spalle. Come dimostrano le pecore che domani saranno abbattute, la contaminazione è in atto. Occorre una bonifica dei terreni.
PeaceLink in questi giorni ha contattato la Regione perché venga attivato il campionamento in continuo sul camino E312 dell'Ilva, così come previsto dall'articolo 3 della legge regionale antidiossina. Il Presidente della Regione Nichi Vendola nella trasmissione “Le Iene” si è impegnato a verificare che l'Ilva “certifichi in continuo” la diossina sotto il livello di 0,4 nanogrammi a metro cubo fissato dalla legge regionale. Attendiamo che l'impegno sia mantenuto.
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