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Ci sono 300 dipendenti dell’Ilva da monitorare per capire la correlazione tra le loro condizioni di salute e le emissioni dell’Ilva

Taranto, inchiesta sui fumi dell'Ilva

I periti torneranno a vedersi il prossimo 20 dicembre per quella che potrebbe essere la riunione conclusiva in vista del deposito della perizia
4 novembre 2011
Mimmo Mazza
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno - 04 novembre 2011

Ci sono 300 dipendenti dell’Ilva da monitorare, tramite la consultazione delle cartelle cliniche, per capire la correlazione tra le loro condizioni di salute e le emissioni dell’Ilva. La notizia è emersa ieri mattina nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal gip Patrizia Todisco sulle emissioni dell’Ilva, così come chiesto dal procuratore capo Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero.  foto di Taranto


A Roma sono riprese le operazioni peritali, alla presenza dei tre esperti nominati dal gip Todisco (il professor Annibale Biggeri, docente ordinario all'università di Firenze e direttore del centro per lo studio e la prevenzione oncologica, la professoressa Maria Triassi, direttore di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia applicata dell’azienda ospedaliera universitaria «Federico II» di Napoli, e il dottor Francesco Forastiere, direttore del dipartimento di Epidemiologia, Asl Roma), dell’avvocato Carlo Petrone e del consulente Fernando Graziano, entrambi in rappresentanza della Provincia, mentre gli allevatori hanno nominato il medico Emilio Gianicolo, il Comune di Taranto il professor Benedetto Terracini e la dottoressa Mariangela Bisotti, l’Ilva la dottoressa Eva Negri. 

Il professor Forestiere ha sviluppato un progetto di lavoro che riguarda gli effetti delle emissioni dell’Ilva sulla popolazione e sui lavoratori, con la raccolta di tutta la letteratura scientifica riguardante la situazione di Taranto. Sinora sono stati acquisiti gli atti del progetto «Sentieri», sulla bonifica di 44 siti inquinati in tutta Italia (tra cui Taranto, ovviamente), il prospetto dei ricoveri ospedalieri nella città di Taranto dal 1998 al 2010, il registro tumori dell’Asl jonica del 2006 (ma su questo fronte saranno acquisiti i numeri riguardanti tutto il Salento), i dati forniti dai comuni di Massafra e Statte sulla migrazione della popolazione (il cambiamento del luogo ove risiedono gli abitanti, sempre all’interno dello stesso territorio comunale), il registro dei mesoteliomi in provincia di Taranto. La dottoressa Triassi ha invece ieri mattina ottenuto dall’Ilva l’elenco dei dipendenti dal 1998 ad oggi mentre sta cercando di elaborare un report analitico sulle loro condizioni di salute (infortuni, malattie, etc), soffermandosi, come detto, sulla posizione di 300 dipendenti in particolare. 

I periti torneranno a vedersi il prossimo 20 dicembre per quella che potrebbe essere la riunione conclusiva in vista del deposito della perizia. 

Disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico sono i reati per i quali sono indagati Emilio Riva, 84 anni, presidente dell’Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva, 52 anni, presidente dell’Ilva dal 20 2010, Luigi Capogrosso, 55 anni, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, 41 anni, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, 42 anni, capo area del reparto Agglomerato, tutti difesi dagli avvocati Francesco Mucciarelli, Egidio Albanese, Adriano Raffaelli, Tullio Padovani, Francesco Perli e Cesare Mattesi. Nel fascicolo di inchiesta è confluito anche il lavoro svolto dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce che hanno ipotizzato il getto pericoloso di cose, incenerimento di rifiuti gassosi derivanti dalle acciaierie tramite impianti sprovvisti di autorizzazione e emissioni non autorizzate in atmosfera provenienti dalle acciaierie. I militari hanno registrato ben 50 episodi presso l’acciaieria 1 (via per Statte) e circa 70 episodi presso l’acciaieria 2 (via Appia) riguardanti, appunto, il fenomeno dello slopping. Poi l’accensione anomala delle torce di acciaieria, che si attivano indipendentemente dalle questioni di sicurezza o di emergenza ma unicamente per la combustione di gas di scarto, con un automatismo che gli inquirenti ritengono essere legato al ciclo produttivo. 

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