Lettera aperta a Monsignor Filippo Santoro
Monsignor Santoro,
dal suo arrivo a Taranto ha sempre dichiarato di essere vicino ai Tarantini che soffrono a causa di un lavoro precario, della malattia, della disoccupazione, della crisi che sta strozzando la nostra debole economia, ha voluto parlare con gli operai che avevano occupato il camino E312 per cercare di convincerli a scendere, ma non ha ancora mostrato un minimo di solidarietà nei confronti dei lavoratori del M.O.F. dell’Ilva che sono in sciopero dal 30 ottobre per rivendicare il loro sacrosanto diritto ad avere un lavoro sicuro e dignitoso.
Sono circa 80 lavoratori, ragazzi con famiglia, dei figli e tanti sogni per il loro futuro che hanno scelto una forma di protesta estrema, quale è lo sciopero ad oltranza, perché quello che è successo al loro collega, Claudio Marsella, non si verifichi mai più.
Se avesse parlato con loro avrebbe saputo che Claudio era un lavoratore esperto, attento e ligio al dovere che è morto da solo, perché lavorava da solo. Se si fosse recato in questi giorni davanti alla portineria A le avrebbero raccontato le loro condizioni di lavoro, i ricatti che subiscono ogni giorno, la loro disperazione e la loro sfiducia in chi, deputato a difenderli, li ha svenduti per 450 euro una tantum. Se questa mattina li avesse raggiunti in prefettura avrebbe visto la loro stanchezza, i loro occhi lucidi, le loro paure ma anche la loro forte determinazione a non anteporre più il Profitto alla Vita, quella Vita che lei come Pastore di questa Comunità dovrebbe aiutarci a tutelare; avrebbe, magari, potuto intercedere presso il Prefetto di Taranto a cui avevano chiesto un incontro per avere garanzie sulla loro incolumità e da cui hanno ricevuto solo una porta sbattuta in faccia.
Monsignor Santoro ascolti questi lavoratori perché rappresentano i nuovi Eroi di Taranto, vedrà non se ne pentirà
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