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L'Ilva annuncia chiusura stabilimenti ma la Fiom agli operai: "Restate al lavoro"

Dopo gli arresti e il sequestro della produzione: "Chiusura ineluttabile". Bloccate le attività, a Taranto subito 5mila operai in ferie forzate
26 novembre 2012
Mario Diliberto
Fonte: Repubblica di Bari - 26 novembre 2012

L'Ilva chiude Taranto e tutti gli stabilimenti che Taranto rifornisce d'acciaio. Lo ha annunciato l'azienda dopo aver comunicato ai sindacati lo stop immediato di mezzo stabilimento pugliese, nel giorno in cui sono scattati altri sette arresti per la vicenda dell'Ilva e il sequestro dei prodotti della fabbrica tarantina. Un provvedimento che per il gruppo rende "ineluttabile" la chiusura dell'Ilva a Taranto, ma anche quella di tutti gli stabilimenti del gruppo in Italia: Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica". Immediata si è fatta sentire la voce della Fiom che ha invitato gli operai a non lasciare il proprio posto di lavoro. "L'azienda sta comunicando in questo momento che da stasera fermano gli impianti di tutta l'area a freddo - dice il segretario della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli - noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente". 

LO STOP AGLI IMPIANTI TARANTINI - Con una nota l'azienda ha disposto a partire dal turno serale la sospensione di tutte le attività lavorative negli impianti dello stabilimento siderurgico tarantino che non sono sottoposti a sequestro. Lo si apprende da fonti sindacali. "La conseguenza è che gli operai di questi impianti, dell'area a freddo del colosso, saranno collocati in ferie", spiega Mimmo Panarelli, segretario provinciale della Fim. Il provvedimento riguarda la parte di impianti ancora nella disponibilità e sotto la gestione diretta dell'azienda. L'Ilva infatti non può prendere decisioni sui sei reparti finiti sotto sequestro lo scorso luglio. La decisione riguarderebbe circa 5000 operai. Domani pomeriggio è previsto un nuovo incontro tra direzione e sindacati. Foto dal titolo "Il cancro della mia città"


ILVA: VERSO CHIUSURA DI TUTTI GLI STABILIMENTI DEL GRUPPO - Il provvedimento di sequestro emesso oggi dal Gip di Taranto, comporterà "in modo immediato e ineluttabile l'impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto". Lo sottolinea l'azienda in una nota. Il provvedimento di sequestro - si legge ancora - "si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al provvedimento autorizzativo del ministero dell'Ambiente: lo stabilimento è autorizzato all'esercizio dell'attività produttiva dal decreto del ministero dell'Ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell'Aia". 

IL PROVVEDIMENTO DELLA MAGISTRATURA - L'area a freddo consiste nei tubifici, rivestimenti, laminatoi, treni nastri e treno lamiere. La Procura ha sequestrato 'coils' e lamiere, prodotti nelle ultime settimane in quanto li ritiene 'provento e profitto di attività penalmente illecità, quella cioè derivata dagli impianti dell'area a caldo, altiforni e acciaierie, che dal 26 luglio scorso sono sotto sequestro senza facoltà d'uso con l'accusa di disastro ambientale. L'Ilva, dicono i pm, non poteva produrre dopo il sequestro e il fatto che abbia continuato a farlo è un illecito. Di qui il blocco dei prodotti derivati da quest'attività. Per l'area a freddo, causa la crisi di mercato, l'Ilva aveva già fermato alcuni impianti nei giorni scorsi come il treno lamiere e il rivestimento tubi, ai quali si è aggiunto dalla fine della scorsa settimana anche il tubificio due. Per effetto di questa fermata, già 700 lavoratori erano in ferie forzate in attesa che l'Ilva definisca con i sindacati metalmeccanici un accordo sulla cassa integrazione ordinaria, già chiesta per 2mila unità. Adesso, invece, a valle del sequestro disposto dalla magistratura, l'Ilva ha deciso di fermare tutta l'area a freddo e quindi più impianti. Il calcoli parlano appunto di 5mila lavoratori interessati dallo stop.

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