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Taranto a Sanremo

E come per magia

L'omaggio di Beppe Fiorello a una terra martoriata. Amara terra mia
14 febbraio 2016
Cristina Sgobio

E' una tranquilla sera d'inverno, sei sul divano, a casa, nella tua casa, in quella casa in cui hai rimesso piede circa quattro ore fa, quella casa che hai rivisto dopo più di un mese, su quel divano che è il tuo posto comodo per guardare la tv, quel divano su cui basta sedersi per staccare la spina da tutto e tutti, per abbandonare per qualche ora la realtà e lasciarsi rapire da quella tv che, troppe volte, ti fa pentire di averla accesa.

Ma stasera succede qualcosa di diverso. Stasera sei lì, guardi il Festival di Sanremo che tutti negano di guardare, ma che raggiunge share che non lasciano spazio alla negazione. E mentre lo guardi, per il semplice fatto di amare le tradizioni, anche le più banali, t'imbatti nelle parole di un attore che ricorda la tua terra e uno dei personaggi che più la rappresenta, Domenica Modugno. E per magia, quel Modugno si trasforma in Ilva. E per magia, durante il Festival di Sanremo, senti parlare di  Taranto. Senti parlare della sua gente. Senti parlare della sua storia. Senti parlare del suo futuro. Senti parlare di te.

E quell' "amara terra mia", diventa la tua. Il protagonista di quella canzone diventi tu. E lo si fa senza grandi scene, ma con poche e graffianti parole, in una sobrietà che sfiora l'eleganza. E così, l'Ilva di Taranto, anzi, la Taranto dell'Ilva, finisce nel vortice di quel gran calderone che è il Festival di Sanremo che, con musica e parole, racconta la storia del tuo Paese e ritaglia qualche minuto per provare a restituire un po' di dignità a una popolazione, quella tarantina, sempre più preda dell'oscurità e di quel nero oblio in cui confluiscono le storie scomode, le storie seccanti, le storie sgradevoli. Quelle storie che qualcuno prova a relegare a piè di pagina, a confinare nel dimenticatoio, a nascondere in cantina, ma che, in un modo o nell'altro, tornano sempre, perchè sono lì, fluiscono e non si fermano, sono lì, pronte a ricevere attenzione, contro tutto e contro tutti. E qualcuno decide di farlo. E decide di parlare del Sud. E decide di parlare di un pezzo di storia dell'economia italiana che non può e non deve essere dimenticata, ma che può e deve essere ascoltata, raccontata, sventrata, rivelata.

E ti viene da sorridere. In te s'insinua una strana sensazione che ti rende orgoglioso di vivere in una terra che ha tanto da dire, una terra a cui qualcuno prova a dare voce. Ma tutto finisce lì. Pochi minuti ed è tutto finito. La magia saluta, s'inchina ed esce di scena. E così, il giorno dopo, tutti dimenticano quei pochi minuti sanremesi che, per un tarantino (e non solo) sono stati i più importanti della serata. 

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