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I dati pubblicati nel rapporto di sostenibilità di Acciaierie d’Italia indicavano meno inquinamento

Legambiente: "I nostri dati usati strumentalmente dall'ILVA"

“Acciaierie d'Italia - scrive Legambiente - si preoccupi di richiedere e fornire ai cittadini di Taranto un rapporto che continua a mancare: la valutazione preventiva dell'impatto sanitario della produzione dell'impianto siderurgico”.
8 ottobre 2022
AGI

ILVA

(AGI) - Taranto, 7 ott. - “Siamo stanchi dell’utilizzo strumentale dei dati sulla qualità dell’aria riportati da Legambiente nei suoi dossier e, specificatamente, di quelli riportati in Mal’aria di città che riporta un dato complessivo relativo all’intera città, frutto essenzialmente del monitoraggio delle emissioni generate dal traffico e dagli impianti di riscaldamento. Con Acciaierie d’Italia si ripete quanto già avvenuto in passato con la famiglia Riva, con una rappresentazione parziale e, perciò, fuorviante della realtà”. Così Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, risponde insieme ai vertici pugliesi e tarantini dell’associazione ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva, che citando tra l’altro un rapporto di Legambiente sulla qualità dell’aria che includeva anche Taranto, ha parlato di emissioni inquinanti in netto calo. Per Ciafani, “i dati pubblicati nel rapporto di sostenibilità prodotto da Acciaierie d’Italia attestano che la qualità dell'aria di Taranto è, oggi, migliore di quella che abbiamo dovuto respirare quando l'Ilva dei Riva arrivava a produrre 10 milioni di tonnellate/anno di acciaio. Attestano anche, però, che questo è avvenuto in primo luogo per la forte riduzione di produzione operata negli ultimi anni. Proprio quella produzione che Acciaierie d’Italia - sostiene Legambiente - vorrebbe incrementare, con conseguenze sulle emissioni dello stabilimento siderurgico purtroppo facilmente prevedibili”.
Per Legambiente, osserva il presidente Ciafani, “una qualità dell’aria migliore non si traduce automaticamente in un’aria buona. In molte città italiane il problema è costituito dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico. A Taranto- prosegue - l'origine dell'inquinamento è prevalentemente industriale e numerosi studi scientifici hanno appurato da tempo che gli inquinanti originati dalla produzione industriale rendono più patogene le polveri tarantine”. “Si tratta di un elemento di conoscenza scientifica che Legambiente ha già segnalato innumerevoli volte negli anni passati e che chi produce acciaio dovrebbe ben conoscere e citare, al pari degli altri dati, nei suoi rapporti” sostiene il presidente nazionale Ciafani, per il quale “andrebbe considerato, e citato, lo studio dell'OMS pubblicato a gennaio di quest’anno che conferma la validità dei rapporti prodotti fin dal 2013 da Arpa e Aress Puglia e Asl Taranto circa la Valutazione del Danno Sanitario provocato dalle emissioni degli impianti ex Ilva”.
“Acciaierie d'Italia - conclude Legambiente - si preoccupi di richiedere e fornire ai cittadini di Taranto un rapporto che continua a mancare: la valutazione preventiva dell'impatto sanitario della produzione dell'impianto siderurgico, sia di quella attuale che di quella che si avrà quando, dopo oltre 10 anni, le prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, risulteranno, pur con i loro forti limiti, finalmente attuate”. (AGI)

Note: PeaceLink: "Le graduatorie di Legambiente non aiutano a comprendere le specificità dell'inquinamento industriale a Taranto" https://lists.peacelink.it/taranto/2022/10/msg00001.html

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