Hacker's Manifesto

La parola "hacker", qui, viene usata secondo la sua accezione più comune, che però non è corretta: si vuole indicare qui un "pirata informatico", qualcuno che usa il collegamento a Internet per entrare nei sistemi altrui in modi illegali (al di là del fatto che lo faccia per grandi ideali o solo per gioco).
Questo documento è apparso per la prima volta in inglese sul primo numero di Phrack, celebre rivista digitale di pirateria informatica e telefonica. Da allora ha fatto il giro del mondo migliaia di volte, perchè rappresenta così bene gli stati d'animo di una intera generazione di fuorilegge informatici.
6 agosto 2003
The Mentor

Un altro è stato preso oggi, è su tutti i giornali. "Adolescente arrestato nello scandalo del crimine informatico", "Hacker arrestato dopo aver tentato di manomettere una banca"... Maledetti ragazzi. Sono tutti uguali.

Ma avete mai, nelle vostra psicologia da tre soldi e nel vostro tecnocervello del 1950, guardato oltre gli occhi dell'hacker? Vi siete mai chiesti cosa lo fa spuntare, quali forze lo condizionano, cosa ha potuto formarlo? Io sono un Hacker, entrate nel mio mondo... Il mio è un mondo che inizia con la scuola... sono più intelligente della maggior parte degli altri ragazzi, questa merda che ci insegnano mi annoia... Dannati sottosviluppati. Sono tutti uguali.

Sono alla scuola superiore. Ho ascoltato insegnanti che spiegavano per la quindicesima volta come ridurre una frazione. L'ho capito. "No, Mr. Smith, non ho mostrato il mio lavoro. L'ho nella mia testa..." Maledetti ragazzi. Probabilmente l'ha copiato. Sono tutti uguali.

Ho fatto una scoperta oggi. Ho trovato un computer. Aspetta un secondo, è forte. Fa quello che voglio. Se fa un errore, è perché ho combinato un guaio. Non perché non gli piaccio... O perché ha paura di me... O pensa che io sia un culo intelligente... O non gli piace insegnare e non dovrebbe essere qui... Dannati ragazzi. Tutto quello che fa è far funzionare i giochi. Sono tutti uguali.

E poi è successo... si è aperta una porta su un mondo... correndo sulle linee del telefono come l'eroina nelle vene di un drogato, un impulso elettronico viene spedito, cerco un rifugio dalle incompetenze quotidiane... trovo una BBS. "È qui... qui è dove io sono..." Conosco tutti qui... anche se non li ho mai incontrati, non ho mai parlato con loro, e forse non li sentirò più... Vi conosco tutti... Dannati Ragazzi. Ancora attaccato alla linea telefonica. Sono tutti uguali.

Puoi scommetterci il culo che siamo tutti uguali... Siamo stati bambini nutriti con un cucchiaio a scuola quando noi desideravamo ardentemente una bistecca... i pezzi di carne che avete lasciato cadere erano pre-masticati e senza sapore. Siamo stati dominati da sadici, o ignorati dagli apatici. I pochi che avevavo qualcosa da insegnarci ci hanno visto come alunni volenterosi, ma questi pochi sono come gocce d'acqua in deserto.

Questo ora è il nostro mondo... il mondo dell'elettrone e del commutatore, la bellezza del baud. Noi facciamo uso di un servizio che esiste già senza pagare per quello che potrebbe essere a buon prezzo se non fosse gestito da avidi profittatori, e voi ci chiamate criminali. Noi esploriamo... e voi ci chiamate criminali. Noi cerchiamo la conoscenza... e voi ci chiamate criminali. Noi esistiamo senza colore della pelle, senza nazionalità, senza pregiudizi religiosi... e voi ci chiamate criminali. Voi costruite bombe atomiche, voi fate la guerra, voi uccidete, spergiurate, e ci mentite e tentate di farci credere che è per il nostro bene, eppure siamo noi i criminali.

Si, sono un criminale. Il mio crimine è la curiosità. Il mio crimine è quello di giudicare la gente in base a quello che pensa e dice, non per come appare. La mia colpa è quella di essere più furbo di voi e, per questo, non potrete perdonarmi.

Io sono un hacker, e questo è il mio manifesto. Voi potete fermare questo individuo, ma non potete fermarci tutti... dopotutto, siamo tutti uguali.

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