Perché no agli inceneritori
Oggi esiste una buona letteratura scientifica sugli effetti sanitari della combustione dei rifiuti, anche se è necessario approfondire le conoscenze fino ad oggi maturate e studiare in maniera più rigorosa l'impatto sulle popolazioni che vivono vicino a questi impianti. Ma ancor di più sarebbe importante che le indagini ambientali e sanitarie fossero già state condotte in modo sistematico e simultaneo, così da poter incrociare i rispettivi dati e creare quindi quell'anello di collegamento, ora ancora mancante, fra i danni ambientali e quelli sanitari necessario per appurare la relazione di causa-effetto.
In Italia, è in atto una politica di proliferazione degli inceneritori attraverso il potenziamento di impianti esistenti o la costruzione di nuove unità, che tende a "un impianto" per Provincia. Una strategia che non favorisce affatto ne' la riduzione dei rifiuti né la raccolta differenziata. Eppure l'energia elettrica o termica che può essere prodotta dagli inceneritori risulta nettamente inferiore a quella recuperabile attraverso la filiera del riuso e del riciclo di materia.
In natura il rifiuto non esiste e dovremmo essere più razionali nelle nostre scelte strategico-politiche. Produrre una bottiglia di vetro od una cassetta di plastica, per esempio, per poi distruggerla subito dopo il primo impiego e quindi ricostruirla nuovamente comporta non solo danni all'ambiente ed alla salute, ma anche all'economia. Sappiamo che l'unica frazione immediatamente più problematica del rifiuto è quella del cosiddetto "umido". Una raccolta più efficiente e snella mirata al prelievo dell'umido insieme ad una politica di incentivazione della filiera del riciclo, risparmio, riuso, riparo, ecc. renderebbero la gestione dei rifiuti più sicura per le persone e per l'ambiente.
Nel nostro paese manca una organica politica sanitaria finalizzata a prevenire eventuali danni sanitari alla popolazione. Ogni patologia ha la sua origine e molto spesso nei casi in cui questa non viene riconosciuta, la malattia è definita di tipo ereditario, senza aver considerato la possibile origine ambientale. Oggi, nonostante l'evoluzione della medicina, continuiamo ad ammalarci ed assistiamo all'aumento di circa l'1-2% all'anno dell'insorgenza dei tumori infantili. Di altre patologie le percentuali sono anche superiori. E' necessario adottare una reale politica precauzionale che possa prevenire inutili esposizioni della popolazione generale e dei lavoratori.
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