Taranto, la citta' della diossina
Il caso piu' eclatante e' quello della diossina.
I cittadini per molti anni non hanno saputo di vivere in un ambiente
contaminato dalla diossina, un inquinante altamente cancerogeno che puo'
anche modificare e danneggiare il DNA che i genitori trasferiscono ai figli.
Quello che e' avvenuto a Taranto e' talmente grave che la magistratura ha
deciso di mettere sotto processo non solo chi ha inquinato ma anche chi ha
governato. La politica ha infatti avuto gravi colpe che emergono da questi
punti che esponiamo di sequito.
1. 2001, L'EUROPA INASCOLTATA. La Commissione Europea ha avvisato fin dal
2001 che la diossina in Europa era un grave problema e che bisognava
informare la popolazione.
2. 2005, IL PRIMO ALLARME DI PEACELINK. Nessuna azione e' stata pero'
compiuta dalle autorita' politiche e sanitarie nazionali in esecuzione di
quanto richiedeva nel 2001 la Commissione Europea. La popolazione a Taranto
e' stata infatti avvisata della presenza di diossina solo con un comunicato
pubblico di PeaceLink dell'aprile 2005 nel quale si lanciava l'allarme: "A
Taranto c'e' l'8,8% della diossina industriale europea". PeaceLink ha
potuto realizzare il proprio dossier consultando il database europea Eper
nel quale erano presenti i dati della diossina. Fino al 2005 nessuno sapeva
che a Taranto ci fosse la diossina.
3. 2006, UN LIMITE ASSURDO PER LA DIOSSINA. Nel 2006 l'Italia recepisce il
Protocollo di Aarhus che fissa il limite delle emissioni di diossina a 0,4
ng/m3. Ma - pur recependo il Protocollo di Aarhus - l'Italia non inserisce
nel Codice dell'Ambiente tale limite. E cosi' in Italia il limite per le
emissioni di diossina rimane 250 volte piu' alto!
4. 2007, NUOVO ALLARME DI PEACELINK. Le istituzioni, nonostante l'allarme
del 2005 di PeaceLink sia stato diffuso anche tramite la Rai TV regionale,
non hanno avviato controlli per verificare le emissioni di diossina e per
accertare la gravita' della situazione. I controlli sull'Ilva sono partiti
solo nel 2007 quando PeaceLink ha diffuso un secondo dossier esplosivo
sulla diossina. In questo dossier veniva documentato che a Taranto l'Ilva
emetteva il 90,3% della diossina industriale italiana inventariata nel
registro Ines (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti). Dopo quel
dossier la Regione Puglia e' stata costretta ad avviare i primi controlli
sulle emissioni di diossina nell'acciaieria Ilva.
5. 2007, PIU' DIOSSINA DELL'ATTESO. I controlli sull'Ilva (realizzati da
Arpa Puglia) hanno fornito dati impressionanti nel 2007: i dati superavano
addirittura quelli comunicati da PeaceLink nel 2005.
6. 2008, LA DIOSSINA AUMENTA. I controlli dell'Arpa Puglia sono stati
ripetuti nel 2008 e hanno fornito un quadro in peggioramento.
Ilva emetteva nel 2008 172 grammi di diossina all'anno dal solo camino
E312. Tutti i camini delle industrie di Austria, Spagna, Svezia e Gran
Brataglia in un anno emettevano 166 grammi di diossina, sulla base dei dati
del registro europeo Eper (un database a consultazione pubblica).
7. 2008, DIOSSINA NEL SANGUE E NEL LATTE MATERNO. Nel 2008 la diossina e'
stata trovata a Taranto nel sangue umano (dall'associazione TarantoViva) e
nel latte materno (dall'associazione Bambini contro l'inquinamento). Anche
in questo caso non sono state le istituzioni a condurre le ricerche ma
gruppi di cittandini che avevano creato associazioni per sollevare
l'attenzione dell'opinione pubblica. Le analisi sono state commissionate ad
un laboratorio specializzato per la diossina (in Italia sono una dozzina).
8. 2008, DIOSSINA NEL FORMAGGIO. Nel 2008 l'associazione PeaceLink ha
commissionato un'analisi di diossina per analizzare un formaggio prodotto
con latte di pecore e capre che avevano pascolato attorno all'Ilva. I dati
delle analisi (molto costose e pagate dai volontari dell'Associazione)
hanno fornito un verdetto chiaro: i valori di legge erano superati di ben
tre volte per la diossina e i PCB.
Le autorita' sanitarie avevano effettuato 72 analisi sugli alimenti
9. 2008, INTERVIENE LA MAGISTRATURA. Dopo quelle analisi PeaceLink ha
presentatato un esposto alla Procura della Repubblica. Sono partite le
indagini che hanno confermato la gravita' della situazione. Duemila pecore
e capre sono state abbattute. Molte masserie sono state bloccate e i
pastori sono finiti sul lastrico. La Regione Puglia e' stata costretta ad
approvare - dopo un'imponente manifestazione a Taranto di ventimila persone
organizzata dal coordinamento Altamarea - una legge "antidiossina" per
adottare i limiti europei (0,4 ng/m3) fissati nel Protocollo di Aarhus.
10. 2011, LA DIOSSINA NELLE COZZE. Qualcosa di analogo al formaggio di e'
ripetuto nel 2011 per le cozze. Anche nelle cozze e' stata trovata una
concentrazione di diossina e di Pcb superiore ai limiti di legge. Anche in
questo caso a fare la scoperta non sono state la istituzioni ma
un'associazione: il Fondo Antidiossina. Attualmente e' vietata la
coltivazione delle cozze nel Mar Piccolo di Taranto a causa
dell'inquinamento da diossina. Per lo stesso motivo l'allevamento libero e'
vietato nelle aree incolte in un raggio di 20 chilometri dall'area
industriale.
Nel 2012 la magistratura presenta i dati dei suoi esperti: viene confermato
tutto quello che le associazioni avevano denunciato. Le perizie sono
durissime. Partono gli ordini di arresto che coinvolgono inquinatori e
politici.
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