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Prefettura di Taranto, 24 aprile 2019

"Ministro, mi guardi, questa è pubblicità ingannevole"

Il testo integrale del discorso al ministro Di Maio. Il vicepremier sosteneva l'8 settembre 2018 di aver installato nell'ILVA tecnologie per tagliare del 20% le emissioni. Tecnologie che non sono mai state fino a ora installate.
Redazione PeaceLink

Il confronto fra Marescotti e Di Maio a Taranto sull'inquinamento ILVA

Intervento pronunciato di Alessandro Marescotti (presidente di PeaceLink) durante il tavolo di confronto tra Governo e associazioni.

 

Vorrei partire da una dichiarazione del ministro Di Maio dell’8 settembre scorso con la quale annunciava che ci sarebbe stato un taglio delle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico. La dichiarazione è stata questa: “Abbiamo tecnologie a Taranto che riducono del 20 % le emissioni nocive”. 

Questa è una dichiarazione contenuta in un video messaggio con cui veniva diffuso un rassicurante messaggio a tutti gli italiani, in base al quale le cose sarebbero andate in maniera positiva. Noi avevamo già previsto che questo non era possibile, però abbiamo aspettato i dati delle centraline Arpa e delle centraline dell’Ispra. Sono dati ufficiali e vorrei che il ministro riflettesse per le prossime volte quando annuncia una cosa come sicura. Perché tutto questo diventa pubblicità ingannevole quando non si verifica.

La notizia che veniva data in tutta Italia era meno 20% di emissioni nocive perché erano state installate tecnologie… che non sono mai state installate.

Ministro? Non sono mai state installate. Ministro, mi guardi. Non sono mai state installate. Questa è pubblicità ingannevole. Non c’è stato nessun taglio del 20%. Noi abbiamo fatto i calcoli, sono calcoli che abbiamo ricontrollato più volte. Sui cinque mesi di attività di Arcelor Mittal, e cerco di riassumere i dati, non abbiamo avuto un taglio del 20% delle emissioni, ma in cokeria abbiamo avuto un aumento del 23% delle emissioni di polveri sottili PM10, reputate cancerogene dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro. Non abbiamo avuto un 20% di taglio delle emissioni, ma un +32% delle polveri molto sottili, il cosiddetto PM2,5, anch’esse ritenute cancerogene dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro.

Signor ministro, non abbiamo avuto un taglio del 20% delle emissioni ma un aumento del 92% degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nella cokeria ILVA e gli idrocarburi policiclici aromatici sono cancerogeni.

E nel quartiere vicino idem. A proposito, c’è stato un parlamentare, Buffagni, mi pare del M5S che ha detto “eh, ma hanno sbagliato a costruire un quartiere vicino all’acciaieria”, raccontando più o meno le stesse cose che erano state dette da altri parlamentari, quindi diteglielo a Buffagni che è stato costruito prima il quartiere Tamburi e poi l’acciaieria.

Nel quartiere Tamburi, vicino all’ILVA, in questi 5 mesi non abbiamo respirato un’aria migliore ma abbiamo avuto + 6% del PM10,  + 14% PM2,5, + 26%, in questi 5 mesi, di IPA.

Tutte sostanze che possono essere cancerogene.

Detto questo, passiamo al punto che più ci sta a cuore. Perché abbiamo fatto un comunicato stampa proprio su questo. Con il ministro Costa abbiamo avuto un’interlocuzione molto stretta con il ministero perché volevamo capire quali erano le intenzioni. E ho avuto la possibilità di capire subito quali erano le intenzioni del governo perché ho parlato con un responsabile tecnico del Ministero dell’ambiente, e la domanda che gli feci a bruciapelo fu questa: quanti morti siete disposti ad accettare?

La sua risposta è stata questa: “Nessuno”. E, subito dopo, ha aggiunto: “Ma non è possibile”.

E io gli ho chiesto: “Qual è il numero di morti accettabile?”

E ho scoperto con mia grande sorpresa che non lo sapeva. C’è un numero in epidemiologia, lo so che è un dato macabro, ma è il numero di morti accettabili: un decesso in più, ogni 10 mila abitanti su 70 anni di vita.

Quando gli ho fornito questo dato, lui ha detto “ma non è possibile, dovremmo abolire le automobili”. Bene, quando si passa dall’opposizione al governo, queste cose bisogna saperle, bisogna conoscerle perché è un’assunzione di responsabilità e vi chiedo subito: vi siete preoccupati di sapere quanti morti ci sono stati a Taranto nel 2018? Ministro Grillo (rivolto a lei), se n’è occupata?

(Di Maio) “Rispondiamo dopo, grazie”.

Bene, noi abbiamo cercato di tenere i conti nel quartiere Tamburi, perché il sindaco di Taranto ha messo online tutti i decessi giorno per giorno, e c’è stato qualcuno che ha deciso di fare le somme.

Se si prende il dato cittadino e lo si raffronta con il dato di mortalità del quartiere Tamburi, in quel quartiere, nel 2018, ci sono stati 32 morti in più, normalizzando per classi di età, 10 donne e 24 uomini.

Però ci si può anche sbagliare, facendo i conti, può darsi che quelli che li hanno fatti, pure essendo degli statistici, pur avendo la laurea e delle ricerche alle spalle, possano aver sbagliato. Per cui, signora Ministra, se potete fare anche voi i calcoli, cercate di calcolare quante persone sono morte a Taranto nel 2018, quante nel quartiere Tamburi, e vedere nei quartieri più vicini all’area industriale, vicino all’area delle cosiddette “fonti inquinanti” che avreste dovuto chiudere, se c’è stato un eccesso di mortalità statisticamente significativo. Questi studi noi abbiamo cercato di promuoverli. Sono studi di “mortalità istantanea”, così si chiamano. Questi studi indicano in maniera immediata se c’è un eccesso di mortalità, poi si va vedere da cosa è causata. Li abbiamo richiesti ad un gruppo di studiosi, dal 2010 al 2017, questi sono proseguiti fino al 2018, e la media è un eccesso di 78 morti in più, ogni anno, per i tre quartieri più vicini all’area industriale.

Allora, io vorrei chiedere alla signora ministra: voi vi siete occupati di queste cose?

Perché non stiamo parlando dei dati di 3-4 anni fa, dei dati del registro tumori, perché le ricerche epidemiologiche fatte per bene ovviamente richiedono del tempo, e i dati di cui disponiamo oggi sono quelli che risalgono ai governi del PD. Eh, noi vogliamo sapere i dati di oggi.

E allora ci sono delle spie rosse che si accendono come nel cruscotto di un’automobile: non capiamo perché si è accesa quella luce ma sappiamo che c’è qualcosa che non va. È questo il senso di un conteggio di un eccesso di mortalità, che è stato riscontrato. Per cui vi chiediamo, se abbiamo sbagliato noi oppure no a fornire questi dati.

E soprattutto noi vogliamo sapere da voi: avete calcolato quando ci sarà il picco di tumori a Taranto? Noi ce ne siamo occupati. E abbiamo scoperto, con grande rammarico, che nessuno ha mai calcolato il picco di tumori che ci sarà a Taranto. Nessuno sa quanti saranno e quando avverrà questo picco. E questa è una questione importante perché vogliamo sapere se voi avete una programmazione di carattere sanitario, perché se non sapete di che entità e quando ci sarà questo picco, io vi chiedo: ma la popolazione di Taranto da chi è protetta? Da chi è tutelata?

 

L’impressione che abbiamo è che a noi venga riservato il livello di attenzione che voi riservate ai migranti, per i quali la vita non è un diritto, e anche a Taranto la vita non è un diritto.

 

Questo – dal punto di vista antropologico – si chiama “razzismo ambientale”. Gli studiosi negli Stati Uniti hanno studiato questo fenomeno, e hanno visto che le imprese più inquinanti, le fabbriche più nocive venivano installate proprio vicino ai ghetti neri, dove la vita non era un diritto. E quando hanno scoperto che questo era l’andazzo, c’è stato un presidente degli Stati Uniti che ha detto: “Questa cosa non si deve più fare”. Mentre invece a Taranto è stata trasferita la produzione dell’area a caldo di Genova, che era rifiutata a Genova. A Taranto! E Taranto è stata scelta come una città da sacrificare.

E poiché in una guerra non si devono contare i morti, quando la guerra è sporca, voi non li state conteggiando, mentre voi dovete conteggiare quanti sono i morti e dovete vedere se questi morti sono in eccesso vicino all’area industriale.

Ultima cosa che vorrei sottolineare perché riguarda sia il ministro Di Maio sia il ministro Costa. E’ una cosa veramente interessante. In una conferenza dei servizi in cui c’erano Regione Puglia, Comune di Statte e tutti gli enti predisposti, è stato individuato che il soggetto inquinante di tutte le campagne di Statte è ILVA S.p.A. Non c’è bisogno di un processo. C’è stato un apposito tavolo tecnico che ha individuato il soggetto che ha inquinato perché erano presenti le cosiddette “finger print”, le “impronte digitali” delle diossine, e il tavolo tecnico ha individuato in ILVA S.p.A. il soggetto responsabile dell’inquinamento della zona di Statte, una zona agricola, attualmente dove non si può coltivare perché c’è un divieto.

Allora, è bene che si sappia questa cosa: il ministero dello Sviluppo Economico si è opposto, ha fatto ricorso al TAR, perché non venisse fatta la bonifica delle campagne di Statte. E il ministero dello Sviluppo Economico si è schierato contro il ministero dell’Ambiente, si è schierato contro l’ASL di Taranto, si è schierato contro l’Arpa di Taranto, si è schierato contro la Regione Puglia e si è schierato contro il Comune di Statte; in questo momento siamo in una situazione di empasse perché il ministero dello Sviluppo Economico non vuole fare la bonifica che invece è stata richiesta dal ministero dell’Ambiente e da tutti gli enti preposti.

Per cui, vorremmo sapere dal ministro Di Maio, se continuerà ad appoggiare questo tipo di opposizione alla bonifica o se vuole in questa sede annunciare che il ministero dello Sviluppo Economico, riconoscendo le responsabilità di ILVA S.p.A., provvederà a stanziare i soldi per la bonifica dei terreni di Statte, senza i quali non può avvenire nessuna ripresa dell’attività agricola.

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Fin qui l'intervento di Alessandro Marescotti. Dopo sono seguiti altri interventi. Poi vi è stata la risposta finale del ministro Luigi Di Maio che potete vedere cliccando qui.

Per verificare la pacatezza dell'intervento di Alessandro Marescotti, potete vedere (qui sotto) i dodici minuti del suo intervento.

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