Il 9 luglio 1960 veniva posta la prima pietra

Sessanta anni fa nasceva lo stabilimento siderurgico di Taranto

Pubblichiamo qui un'interessante ricerca del prof. Enzo Alliegro che ricostruisce la nascita della fabbrica, andando a focalizzare aspetti inediti della sua storia, con particolare riguardo alle problematiche ambientali e sanitarie

Fulcro del presente lavoro è un’analisi storico-antropologica della nascita e dello sviluppo di questa fabbrica, subito segnata da impatti ambientali evidenti.

Questa interessante ricerca focalizza aspetti inediti del difficile rapporto fra il polo siderurgico, l'ambiente e la città.

Emersero subito infatti le problematiche sanitarie, e un uomo coraggioso si fece interprete, solitario e contestato dalla politica, delle esigenze di tutela della popolazione, del mare e dell'ambiente in generale.

Il suo nome era Alessandro Leccese.

Alla sua figura sono dedicati vari passaggi dello studio di Enzo Alliegro, professore associato di antropologia culturale presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università Federico II di Napoli.

Lo studio, che è costato una lunghissima ricerca negli archivi, è fondamentale per aprire un primo importante spiraglio di conoscenza su un passato spesso rimosso o, ancora più spesso, raccontato in modo agiografico dalla narrazione politica del passato.

La posa della prima pietra, del 9 luglio 1960, non portò all'avvio immediato della produzione siderurgica. Bisogna aspettare il 24 ottobre 1964 perché il Presidente del Consiglio Aldo Moro inauguri il primo altoforno dell'Italsder di Taranto; l'anno successivo entrerà in funzione il secondo. E sempre il 24 ottobre 1964 si assiste al primo convegno a sfondo ambientale.

"Il punto di partenza di tale percorso investigativo - si legge nello studio - è costituito dalla disamina del convegno Problemi di medicina sociale in una zona in rapido sviluppo industriale voluto dal 24 al 25 ottobre 1964 dall’Amministrazione provinciale di Taranto". Di quel primo convegno  esistono gli atti dell'Amministrazione Provinciale di Taranto (1964).

Dagli atti emerge che "il sindaco di Taranto non mancò di denunciare alcune criticità" ma gli interventi scientifici evitarono le maggiori problematicità connesse al polo siderurgico. "Il solo relatore - scrive Alliegro - che si indirizzò verso questo tema fu l’Ufficiale Sanitario (U.S.) in servizio a Taranto".

L'Ufficiale Sanitario era il dott. Alessandro Leccese.

Il suo intervento, pur consapevole delle criticità, fu tuttavia propositivo e proattivo: "Per ridurre al minimo la diffusione nell’aria del pulviscolo carbonioso è indispensabile la depurazione dei fumi, che si può ottenere avviandoli in apparecchi di ritenzione, dove separatori elettrici consentono di far precipitare anche particelle delle dimensioni di pochi micron", disse Leccese.

Ma Leccese aveva già fatto i suoi primi passi per "svegliare" le istituzioni.

Scrive Alliegro: "Il 25 gennaio 1964, prima ancora, dunque, che il convegno esaminato avesse luogo, il medesimo U.S. indirizzò al Sindaco, al Prefetto e al Medico Provinciale una lunga
lettera che con dovizia di particolari evidenziava una serie di insidie associate all’industrializzazione".

Leccese venne ignorato.

Il suo nome divenne noto l'anno successivo quando cominciò a svolgere una funzione sempre più marcata di denuncia.

Ad esempio il 2 agosto 1965 si rivolgeva così al Sindaco di Taranto: "Il Centro Siderurgico di Taranto continua indisturbato ad inquinare le acque costiere e l’aria, perché non solo non ha ancora provveduto a munirsi delle prescritte autorizzazioni, ma non ha adottato gli adeguati impianti di depurazione dell’acqua di scarico, dei fumi e dei gas che si sprigionano dai vari stabilimenti di lavorazione".

Leccese non si fermò ma venne isolato. Lo ricorda Maurizio Portaluri: "Nel 1965 e nel 1967 il medico aveva prodotto altre relazioni sulle emissioni del siderurgico in mare e in atmosfera, ma per questa sua attività doveva sperimentare un sostanziale isolamento".

Il dottor Leccese scrisse nel suo diario: "Mi hanno lasciato solo a battermi per la difesa di Taranto dall’inquinamento determinato massivamente dagli scarichi a mare delle acque di lavorazione del centro siderurgico entrato in funzione di recente. Malgrado le sollecitazioni fatte dal Ministero della Sanità al prefetto, al medico provinciale e al sindaco, per fronteggiare la grave situazione venutasi a creare, nessuno di loro si è mosso, nel timore di urtare la suscettibilità di alcuni politici locali interessati al problema".

L'Italsider negli anni Sessanta

Allegati

  • Archivio antropologico Mediterraneo

    Enzo Alliegro
    Fonte: Professore di antropologia culturale presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università Federico II di Napoli
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    Ricerca su Taranto e il suo centro siderurgico

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