La Costituzione "ripudia la guerra" come "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"

Ucraina, se la "guerra di difesa" si trasforma in una "guerra di attacco"

E' stata avviata una nuova operazione militare che ha l'approvazione degli Stati Uniti e dell'Unione europea. La controffensiva delle truppe di Zelensky punta alla conquista della Crimea in cui è presente la base navale russa di Sebastopoli. Si profila un catastrofico scontro frontale a 360 gradi
25 ottobre 2022
Esplosione sul ponte che collega la Crimea alla Russia In Ucraina la guerra sta cambiando radicalmente e le nuove armi fornite dagli Stati Uniti possono consentire uno sfondamento del fronte sud. E a sud c'è la Crimea. Lì è presente la base navale russa di Sebastopoli. Si profila uno scontro frontale con la Russia. L'attacco al lungo ponte della Crimea è solo l'assaggio.
La Crimea è una regione dalla storia molto tormentata ed è un classico caso da manuale di "controversia internazionale" per la quale la nostra Costituzione ha parole molto chiare all'articolo 11 ("L'Italia ripudia la guerra" come "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali").
Ciò che preoccupa è che una "controversia internazionale" (come lo è anche quella del Donbass) divenga ormai questione da affidare unicamente alle armi. Senza che si sviluppi una riflessione a livello istituzionale su quello che la Costituzione Italiana ci prescrive solennemente: ripudiare la guerra in caso di controversia internazionale.
Se ne tiene fuori persino Israele, che non fornisce armi all'Ucraina ma che invia quegli aiuti umanitari che invece sono i pacifisti italiani a dover portare in Ucraina in assenza di un intervento ampio ed efficace delle nostre istituzioni (presidente Mattarella, può prendere nota?).
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Nel 2001 la popolazione della Repubblica autonoma di Crimea era per il 58,5% di etnia russa e per il 24,4% di etnia ucraina. La minoranza etnica dei tatari di Crimea nel 2001 formava il 12,1% della popolazione.
Ma andiamo al cuore della questione. L'attacco militare alla Crimea è stato annunciato alla luce del sole. L'Ucraina è pronta, ha incassato il sostegno politico degli Stati Uniti e dell'Unione Europea e attende solo nuove e potenti armi, a più lunga gittata, per sfondare a sud.
Crimea
Il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo si sono dichiarati favorevoli alla "riconquista" della Crimea. Oggi per di più si svolge il vertice internazionale a Zagabria della Piattaforma Crimea lanciata già nell'agosto 2021. Obiettivo: sottolineare la legittimità delle operazioni militari finalizzate alla riconquista della Crimea e assicurare il sostegno politico di svariate nazioni. C'è anche l'Italia.
Le guerre sono state sempre un giallo: cominciano in un modo e poi finiscono in un altro. Le guerre si sono burlate degli uomini che ne hanno seguito gli stendardi. Anche le crociate cominciarono con l'obiettivo della liberazione del Sacro Sepolcro e poi finirono con la conquista di Costantinopoli.
Pensiamo alla prima guerra mondiale che cominciò con l'obiettivo di "liberare" gli italiani del Trentino e poi si giunse a "conquistare" il sud Tirolo in cui si parlava tedesco. Don Milani scrisse una lettera ai cappellani militari per denunciare questa bugia della storia. Abbiamo combattuto per Caporetto e oggi Caporetto, sacro suolo patrio, non è più italiana e non si parla più italiano. Molti non lo sanno. Molti non sanno che sono stati mandati tanti italiani a morire per niente. Questa cosa non la sentirete nei discorsi ufficiali del 4 novembre, che dovrebbe essere giorno di lutto nazionale, non di celebrazione.
Le frontiere!
Non sfugge neanche questa guerra in Ucraina alla logica delle frontiere, delle ingannevoli frontiere per cui tanti sono molti per nulla.
Ed eccole queste scivolosissime frontiere che si ripresentano in tutta la loro ambigua sacralità, in questa guerra delle bugie e delle narrazioni depistanti.
 
E così la guerra, questa guerra, ha cambiato pelle, mentre continuavamo a parlare di "difesa dei poveri ucraini": li manderemo a morire con le nostre armi per attaccare la Crimea. L'ipocrisia oggi gronda sangue.
La guerra - diciamocelo anche noi pacifisti perché i militari ce lo stanno dicendo da settimane - ha mutato natura è non è più quella del 24 febbraio. Adesso è una guerra di attacco per arrivare in Crimea con i lanciamissili Himars forniti dagli americani, con uno scontro frontale nei confronti della Russia che sta reagendo con contrattacchi devastanti fatti di droni e missili sulle città.
E' questo che vogliamo alimentare? Vogliamo premere il piede sull'acceleratore della morte? 
Si prepara uno scontro apocalittico contro la nostra Costituzione. E uno sfracello di uomini, di giovani che a un altro e migliore futuro avrebbero diritto di aspirare.
A febbraio eravamo tutti schierati contro l'invasione russa dell'Ucraina e contro l'escalation militare. Vi era un dibattito su "come difendere" l'Ucraina. Oggi dobbiamo avere chiari i confini che distinguono il sostegno alla legittima difesa di un popolo da ciò che è l'esatto opposto, ossia il sacrificio supremo di migliaia di vite umane che saranno immolate per la riconquista della Crimea.
E' quello che stiamo attendendo, presidente Mattarella?
Prima del 5 novembre, della grande marcia della pace di Roma, è bene fare arrivare questa informazione, questa cultura e questa consapevolezza. Questo ripudio della guerra. Come è stato fatto con il messaggio "La guerra che verrà"
A tutti coloro che - in buona fede - credono ancora oggi nella "guerra di difesa" dobbiamo dire che quella "guerra di difesa" più non è tale. Basta leggere le riviste militari. La guerra si sta trasformando in un piano di riconquista che richiederà terribili bagni di sangue.
Non cambiamo la realtà, non edulcoriamola, non raccontiamo cose che non esistono più.
La guerra che verrà non ha più nulla a che fare con la difesa del popolo ucraino.

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