Zelensky rischia di perdere il sostegno della popolazione e anche della moglie
La situazione in Ucraina continua a peggiorare, generando una serie di interrogativi che mettono in discussione le aspettative della NATO e le promesse militari del presidente Zelensky. Le ultime notizie provenienti dai media delineano un quadro complesso, dove le difficoltà sul campo di battaglia si intrecciano con dinamiche interne di attrito che rompono la coesione politica ucraina.
Zelensky fino a qualche settimana fa dava per certa la riconquista della Crimea. Ora quelle dichiarazioni sembrano tornare sul leader ucraino come un boomerang. Il sindaco di Kiev, Klitschko, lo attacca pubblicamente e sostiene che stia pagando per i suoi errori. Zelensky è entrato in attrito anche i generali delle forze armate ucraine perché vorrebbe da loro quelle buone notizie che non sono arrivate dalla controffensiva. E' irritato per il fatto che i militari smentiscono la sua narrazione vittoriosa.
La propaganda di Zelensky è arrivata definitivamente al capolinea.
Nessuno ormai ci crede più. Neppure la Nato che fino a ora aveva contribuito a diffondere quella narrazione priva di riscontri effettivi.
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ora ha espresso preoccupazioni sull'andamento delle operazioni militari, ammettendo, per la prima volta, che potrebbero arrivare cattive notizie dal fronte di guerra.
L'Economist, in un articolo che sta facendo discutere, ha considerato la possibilità che Vladimir Putin possa vincere. Questa affermazione rappresenta una deviazione significativa dalle aspettative iniziali della NATO e solleva domande sulle difficoltà ucraine fino a ora malamente taciute. La retorica delle armi occidentali aveva tacitato dubbi e domande, ma oggi quei dubbi e quelle domande tornano a galla con grande forza.
Le tensioni interne all'Ucraina si acuiscono con il divieto di viaggio imposto dai servizi segreti all'ex presidente Petro Poroshenko, motivato dalla presunta intenzione di incontrare il primo ministro ungherese Viktor Orban, definito "amico" di Putin.
Le critiche del sindaco di Kiev, l'ex pugile Klitschko, sembrano mandare al tappeto Zelensky. Sono accuse all'eccessiva enfasi propagandistica che aveva avvolto una guerra caratterizzata da enormi difficoltà, nascondendole.
La guerra era stata adornata da una propaganza militare che non eveva esitato addirittura a evocare l'arrivo di fantascientifici soldati robot che avrebbero sconfitto la Russia.
Le promesse di Zelensky di riconquistare la Crimea e il Donbass si stanno ritorcendo contro di lui. La dura realtà sul campo sembra smentire le proiezioni ottimistiche iniziali, generando severi interrogativi sulla sostenibilità delle strategie militari adottate.
Papa Francesco, con la sua saggezza, aveva proposto un approccio diverso, sottolineando la necessità di evitare la prosecuzione di una guerra estremamente sanguinosa. Tuttavia, le sue proposte tese ad avviare un negoziato di pace hanno suscitato il disappunto di Zelensky, il quale sembra ancorato a una visione bellica a oltranza come l'unica risolutiva del conflitto.
Ora è chiaro a molti che la strategia bellica a oltranza che avvantaggia Putin.
E Zelensky si trova in un cul de sac.
La Nato e l'Unione Europea sono chiamate dalla realtà delle cose a mettere da parte quella parola troppo usata da Zelensky: "vittoria".
La vittoria sta andando verso Putin.
In questo contesto, emerge la complessità della gestione della guerra in Ucraina. Le dinamiche militari si mescolano con quelle politiche interne.
Il ruolo della diplomazia ora deve riprendere forza.
La necessità di considerare opzioni diverse dallo scontro militare emerge come cruciale per una risoluzione del conflitto che risparmi a entrambi gli eserciti un ulteriore bagno di sangue a oltranza.
La corda è stata tirata oltre ogni limite dalla crudeltà della guerra.
“Non voglio che sia il presidente per il prossimo o per i prossimi due mandati”, ha detto la moglie di Zelensky all'Economist.
La Bbc, riportando dati ufficiali dell'Ue, ha rivelato che 650.000 uomini ucraini in età da combattimento sono fuggiti dall'Ucraina e hanno ottenuto la residenza in Europa. Si ritiene che la cifra reale sia molto più elevata perché molti rifugiati non sono ufficialmente registrati nella Ue o potrebbero essere fuggiti verso altre destinazioni come gli Stati Uniti o il Canada. E molti disertori sono stati rispediti indietro dalla Polonia, ad esempio.
Che altro dobbiamo aspettare per cambiare strategia prima che Putin vinca in modo netto causando un tracollo ancora più rovinoso all'Ucraina?
Che altro dobbiamo aspettare prima di riconoscere che l'unica strada sensata è far decidere alle popolazioni russofone dell'Ucraina il loro destino con un referendum sotto la supervisione dell'ONU?
Decida il popolo con il voto. Le armi non sono la voce della volontà popolare.
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