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    Questo evento, che unisce arte, memoria e impegno ecopolitico, rappresenta un’occasione unica per portare in Europa la voce di Taranto e denunciare la tragedia ambientale che da decenni segna il destino della città.
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    In Piemonte sono presenti diverse basi e caserme militari, oltre a poligoni di tiro e fortificazioni storiche, che rappresentano nodi importanti della presenza militare italiana sul territorio. Tra queste, spicca lo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, dove si assemblano gli F35.
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Forum: Tarantosociale: le tue news

3 ottobre 2006

Siamo al redde rationem

Uscire dalla crisi si può. Occorrono competenza, onestà, partecipazione e trasparenza.
Autore: Giovanni Matichecchia

Siamo al redde rationem, più semplicemente alla resa dei conti. Per molti politici nostrani rendere conto è ripresentarsi alla consultazione elettorale e ricevere, magari pilotandolo, il voto popolare. Questa volta non è così. Chi ha fatto scempio di questa città può evitare di ripresentarsi alla consultazione popolare. Il malcontento che si respira nella pubblica opinione è così forte che un poco di buon senso dovrebbe consigliare di passare la mano. Ma sappiamo anche quanto certe facce di bronzo siano ineguagliabili. L’economia, lo stesso futuro di questa città è stato messo in ginocchio. Che cosa potranno dire alle numerose famiglie che sono state ridotte al lastrico. Che cosa potranno dire per sollecitare la fiducia dal momento che hanno annientato ogni più piccolo barlume di rispetto nei loro confronti. Che cosa potrebbero mai fare per risollevare questa città considerato il loro truffaldino metodo di amministrare. L’auspicio che si respira tra la gente è: andatevene, non fatevi vedere mai più. Abbiamo bisogno di facce pulite, di uomini non compromessi, di persone serie e oneste, di amministratori competenti.

Anche chi, dai banchi dell’opposizione, ha notarilmente ratificato con i silenzi o le sterili proteste, è giusto che rifletta sulla possibilità di ripresentare alcuni candidati. Dalle forze di opposizione ci aspettiamo un vigile controllo e una serrata denuncia di fatti, uomini (nomi e cognomi), e situazioni. Tutto questo non è avvenuto e continua a non avvenire. Gli intrecci con i potentati e le consorterie sono presenti anche nelle forze di opposizione (vedi la denuncia di Nello De Gregorio su alcune sponsorizzazioni).

Non meno gravi sono le responsabilità di alcuni sindacati direttamente presenti con i propri uomini nelle vicende di latrocinio del patrimonio comunale, e non solo. Anche ai sindacati chiediamo il controllo degli uomini che operano in nome e per conto del sindacato. Ci sembra lontana l’epoca in cui i sindacati difendevano gli interessi dei lavoratori. Ora tutelano l’interesse di una ristretta cerchia di sindacalisti.

Dalle opposizioni e dai sindacati ci aspettiamo una difesa degli interessi dei cittadini di Taranto. Una cittadinanza che sembra indifesa da soprusi e arroganza. Forse è l’ora che i cittadini si difendano da soli. È l’ora che vengano adottati strumenti di controllo dal basso senza intermediari. Solo così sarà possibile mettere le briglia ad una classe amministratrice che ha deluso ogni più piccola aspettativa di democrazia.

Il prossimo sindaco potrà solo avvantaggiarsi da una rigorosa vigilanza da parte degli amministrati. Meno discrezionalità meno errori.

Ecco questo deve essere il prossimo sindaco: garante di un esemplare metodo di collegiale e competente gestione della cosa pubblica, della più rigorosa trasparenza, del rispetto della volontà popolare.

Ciò significa che cospicue energie dovranno essere indirizzate nella più congrua e adeguata informazione dei cittadini e nella sistematica consultazione-ascolto della volontà popolare.

Per piacere non riproponeteci i nomi dei soliti trombati o, peggio, di coloro che devono rendere conto di qualcosa alla giustizia. Innocenti fino a prova contraria ma che vengano lasciati liberi di difendersi fino in fondo senza coinvolgere le istituzioni e l’intera città. Anche i partiti insomma diano un segno, una prova di volontà di riscatto dopo gli innumerevoli errori commessi, dopo le liti interne, dopo la perduta abitudine ad ascoltare la gente.

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