Comunicazione Urgente Autistici/Inventati: violazione della privacy
pessimismo cosmico pensavamo che il peggio che potesse
accadere e' che portassero via la macchina, intercettassero
il traffico in maniera pedestre e che la crittografia bastasse
a rendere relativamente al sicuro le comunicazioni dei nostri
utenti.
Abbiamo sbagliato. In Italia non esistono le condizioni
per poter parlare di tutela della privacy a nessun livello.
Il 15 giugno 2004 agenti della postale su ordine della Procura di
Bologna si sono presentati presso il provider Aruba, dove e'
ospitato uno dei server della nostra associazione.
Senza avvisarci Aruba ha spento la macchina e ha consentito agli
agenti di copiare quello che volevano. Il provider, alle nostre
telefonate per domandare il motivo del down, ha risposto parlando
di un guasto tecnico alla presa elettrica dell'armadio.
Da quel momento, come si evince dagli atti, da pochi giorni a
nostra disposizione, hanno proceduto alle intercettazioni
sistematiche della webmail della casella
croceneraanarchica@inventati.org
Potenzialmente pero' hanno potuto intercettare e riportare in chiaro
tutte le altre comunicazioni che transitano dalla macchina e
realisticamente e' quello che stanno ancora facendo.
Per questo al piu' presto spegneremo questa macchina, la
ritireremo dal provider e valuteremo i prossimi passaggi. Gia' da
ora invitiamo tutti coloro che mantengono una macchina o un sito
in quella web farm e hanno a cuore la propria privacy a cercare
un altro luogo e lasciare Aruba a marcire nella loro meschinita'.
Le condizioni della privacy in Italia erano di per se' drammatiche:
ora abbiamo testato sulla nostra pelle che possiamo staccare la spina
e dichiarare la morte clinica del paziente.
Non possiamo sapere quanti altri provider commerciali forniscano
ausilio alle forze dell'ordine senza notificarlo ai propri clienti;
non possiamo sapere quali e quante informazioni le forze dell'ordine
possano prelevare dai nostri e dai vostri siti o server; non sappiamo
che uso ne faranno e per quanto tempo; non possiamo sapere se il
provider riserva questo stesso trattamento di favore a richieste
commerciali ben pagate di concorrenti o agenzie di mercato per dati
personali.
Lo scenario che si disegna e' degno delle migliori utopie negative:
organizzare una potenziale intercettazione di massa di circa
6000 utenti e 500 liste di discussione, con la scusa di leggere
il contenuto di una sola casella mail e' di per se' quanto
di piu' lontano si possa immaginare dal concetto di liberta' di
espressione.
QUESTA NON E' UNA QUESTIONE PRIVATA, non e' qualcosa che interessera'
soltanto noi, che evidentemente rappresentiamo una comoda cavia
sulla quale sperimentare nuove forme di controllo e di intercettazione,
un po' come tutte le persone coinvolte nelle indagini sul file
sharing o in altri fatti di repressione in rete.
QUESTA NON E' UNA QUESTIONE CHE RIGUARDA SOLO UNA ASSOCIAZIONE
O UN SERVER INDIPENDENTE.
Si tratta della stessa indagine che con la scusa dell'acquisizione
di un log ha consentito all'FBI di abusare di un mandato federale e
di sequestrare l'intero server dove era ospitato indymedia Italia il
7 ottobre 2004.
In successivi comunicati piu' tecnici cercheremo di illustrare meglio
la tipologia dell'attacco e le nostre contromisure, nonche' le
iniziative politiche che intendiamo sviluppare, sperando di non
essere da soli in questa battaglia.
Per ora non potendovi garantire piu' un servizio affidabile
ritiremo la macchina per qualche giorno, la bonificheremo e la
rimetteremo on line.
Non e' nei nostri piani dare a forze dell'ordine e provider servili
la soddisfazione di vederci desistere: il down sara' il piu' breve
possibile, qualche giorno non di piu', e sfrutteremo questa brutta
vicenda per risorgere dalle ceneri come una fenice ferita.
QUESTA NON E' UNA QUESTIONE PRIVATA, ANCHE SE E' UNA QUESTIONE DI
PRIVACY.
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